Il cammino dell’uomo nel Museo del Vulture

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Sul più piccolo dei laghi dinanzi alle grotte millenarie dei monaci eremiti basiliani si erge l’Abbazia di San Michele, bianca maestosa e in ostentato equilibrio sul lago. Il Museo di Storia Naturale del Vulture è ospitato proprio in questa monumentale struttura. Visitandolo vi accorgerete che il Museo è parte del contesto naturale che racconta, infatti, dalle finestre e dai terrazzi vi appariranno molti degli interpreti della storia narrata.

I percorsi tematici che raccontano i 750mila anni della storia del vulcano si intersecano, si sfiorano, si toccano e si snodano. Ma il Museo ha il suo centro: la Bramea, una farfalla notturna considerata un fossile vivente riconducibile al Miocene. È un animale scampato miracolosamente all’estinzione che troviamo ancora oggi esclusivamente in un piccolissimo bosco del Vulture. A questa falena dal significato scientifico e naturalistico inestimabile viene dedicato l’intero museo di Monticchio.

Lo sfondo degli allestimenti è rappresentato dalle antiche mura, mentre le fil rouge è il vulcano con le sue alterne fasi di attività e di quiescenza che hanno determinato e condizionato ogni sorta di vita intorno ad esso. Ad accogliere i visitatori prima dell’entrata al museo c’è un delizioso terrazzo-belvedere che si affaccia sui laghi di Monticchio. Più avanti un piccolo portico e delle sedute in pietra lavica annunciano il portone dell’antico e storico accesso all’Abbazia.

Al visitatore si offre un viaggio a ritroso nel tempo e a fargli loro da compagne sono le muse della natura: Fauna, Flora e Gea, immaginate come guide del mondo animale, vegetale e minerale.

La prima tappa del percorso, di cui vi parleremo, è dedicato ad una figurazione suggestiva del cammino dell’uomo del Vulture.

IL CAMMINO DELL’UOMO

Superato il portone principale si entra nella saletta di prima accoglienza per i visitatori. Proseguendo è possibile vedere una piccola cella basiliana e la gradinata della Scala Santa. Il percorso di visita inizia con una rampa di scale che porta alle stalle luogo le quali si incontra una proiezione di pochi minuti che presenta gli eventi storici più significativi che hanno interessato il Vulture e l’Abbazia. Poco più avanti si scorge un grottino dove gli animali, di solito muli, erano liberati dal loro carico come legna, fieno, prodotti dell’orto. Continuando a salire i muli raggiungevano le loro poste particolarmente curate dei frati che realizzarono la mangiatoia e, nella pietra lavica, una canaletta di scolo dei liquami animali con un tombino.

Mentre sul lato opposto della rampa è esposta la riproduzione di un antica mappa. Nella sua didascalia si legge dell’episodio che ha determinato la scoperta del Vulture come vulcano, nel lontano 1777, ad opera del professore e scolope napoletano abate Domenico Tata che apri, di fatto, la strada con la sua “Lettera sul monte Volture” ai primi scienziati viaggiatori.

Dunque si parte da una figurazione suggestiva del cammino dell’uomo del Vulture per passare alla storia degli animali e delle piante che si sono infeudati sulle sue pendici, per giungere, infine, ai fenomeni parossistici del vulcano.

All’interno del museo sono a disposizione del pubblico molteplice diversità diversificati sistemi tecnologici come proiezioni, sonorizzazioni, installazioni immersive, touch screen che consentono esperienze interattive e multimediali. Essi sono stati implementati nell’allestimento con l’obiettivo di coinvolgere animando la curiosità e stimolando l’apprendimento.

Il principale obiettivo del Museo di Storia Naturale del Vulture è quello di impegnarsi, attraverso la sua opera di divulgazione scientifica, a sensibilizzare il pubblico sulle straordinarie peculiarità geologiche del sito e sulla delicata e straordinaria biodiversità concentrata intorno alle acque dei due piccoli specchi d’acqua.

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