“I nostri micro-ortaggi stanno in un posto signorile”

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Resoconto del tirocinio formativo per la coltivazione di micro-ortaggi in serra

Giacomo e Chiara sono due tipi molto diversi tra loro. Lo vedrete nelle risposte: loquace lui, più schiva lei; l’uno con una narrazione ricca di dettagli, enfasi ed esclamazioni, l’altra con un tono pacato da persona navigata che sa il fatto suo.

Le loro strade si incrociano nel progetto Essenze promosso dalla Fondazione Div.ergo-ONLUS e nel tirocinio formativo retribuito della durata di tre mesi avviato con il progetto Utilità Marginale per apprendere la coltivazione di micro-ortaggi in serra.

Il loro è stato un percorso travagliato: iniziato a gennaio, interrotto per il COVID a marzo, e ripreso a settembre. Nonostante tutto questo ha prodotto gli effetti sperati: acquisizione di competenze e di linguaggio tecnico, apprendimento dei cicli colturali, capacità di presentare il prodotto, rafforzamento delle capacità di contatto e di partecipare alla vita – anche economica – della città. Abbiamo voluto chiedere direttamente a loro un racconto di quest’esperienza.

Il tirocinio che avete appena terminato riguardava in particolare la coltivazione di micro-ortaggi in serra. Che tipo di esperienza è stata?

C: All’inizio non credevo che fosse qualcosa per me, che fosse qualcosa di adatto a me, che potesse piacermi. Poi mi sono abituata e ho scoperto che mi piace.

G: Ho imparato un sacco di cose nuove, tipo ho imparato a sbriciolare la terra, a mettere la perlite che serve come materiale per far respirare meglio le radici e fa bene per le piante. Mi è piaciuto innaffiare anche, sì, la cura delle piante. Non era una cosa che facevo in passato, ho iniziato a farlo alla casetta Lazzaro. La cosa che mi è piaciuto è imparare cose nuove, competenze nuove saper fare nuove operazioni.

Le vostre mansioni?

C: Sistemiamo la terra nelle vaschette, la livellavamo o in alternativa mettere a bagno le piantine che erano già uscite. Poi verso la fine ho cambiato perché Roberto mi ha fatto mettere i semi. È una cosa in più che si è aggiunta alla fine.

G: Quest’altro tipo di lavoro mi ha insegnato tutte le operazioni e a farle con precisione: a mettere il concime, a ruotare bene la tanica, ad innaffiare. Nell’ultima fase, ho anche imparato a seminare. Già lo sapevo fare, ma l’ho perfezionato; ho fatto attenzione a non buttare troppi semi nella parte centrale, a distribuirli bene all’interno delle vaschette,  che è una cosa fondamentale.

Il vostro tirocinio è iniziato a gennaio e avete dovuto interromperlo a metà, fino a settembre. Quanto è stato importante per voi riprendere?

C: Sì, riprendere dopo tanto tempo è stato difficile perché se rimani tre mesi a casa ricominciare non è stato molto facile, immediato. Quando c’è lo stacco difficilmente riesco a riprendere le cose. Il tirocinio mi ha dato una motivazione, poter tornare a riprendere con i micro-ortaggi.

G: Eh sì, quando abbiamo ricominciato la serra era tutta spoglia spoglia. Nel senso che non c’erano più piantine. Abbiamo dovuto ricominciare tutto da capo, è stato difficile ripartire, abbiamo dovuto pulirla dalle ragnatele, abbiamo dovuto fare un bel lavoro prima di ricominciare. Ah, abbiamo risistemato il banco di lavoro, anche. Però per me è stato importante riprendere l’attività, tornare a lavorare insieme agli altri. Stare a casa mi annoiavo, all’inizio ti rilassi ma poi ti annoi. C’è bisogno di un po’ di contatto umano.

Durante il tirocinio avete anche fatto esperienza di consegna ai clienti. Com’è andata? Che impressione avete avuto?

C: Normale per me. Però è un prodotto che piace, continuano a chiederceli.

G: È vero, abbiamo consegnato ai ristoranti: quello che sta vicino piazza S. Oronzo. Sono stato molto contento perché sono entrato in un ristorante di Lecce molto signorile. Quindi i prodotti che noi facciamo stanno in un posto signorile. I micro-ortaggi, sono apprezzati secondo me, se continuano a comprarli fanno una bella figura sui piatti.

Alla fine di questo percorso da uno a dieci quanto vi sentite esperti?

C: Otto. Perché io imparo in fretta, imparo e non mi dimentico. Mi sento sicura, non mi annoio, do un giudizio positivo, Vorrei che possa continuare per il futuro, raggiungere altri ristoranti, altri negozi. Mi piacerebbe se riesce a funzionare.

G: Mi darei un sette, come voto. Quando ho finito, però, devo dire che mi sento più sicuro, più saggio! Perché curare le piante mi ha aiutato ad essere più preciso.

Com’è andata la collaborazione con chi vi faceva da tutor?

C: Con Roberto è stato bello, è stato un buon maestro. Lui mi ha detto come si fa a mettere bene i semi, mi mostrava, anche se è una cosa che è rimasta un pochino difficile. Mi ripeteva spesso come fare attenzione ad appianare la terra, non trovavo bene il meccanismo di come mettere la terra prima di mettere i semi.

G: Bene! Stavo sia con Roberto che con Doriana. Qualche volta ho avuto qualche sgridata perché sbagliavo a fare procedimenti. Mi chiedevano l’attenzione a non far cadere le vaschette di micro-ortaggi, a tenerle su. Le mettevo troppo sul bordo e poi cadevano. Questo è quando iniziato, poi sono migliorato.

Ma come sono questi micro-ortaggi?

C: (Ride) A me non piacciono le verdure! Le ho fatte assaggiare a mia madre e a mio fratello e a loro sono piaciuti tanto. Però il basilico violetto è bellissimo da vedere!

G: Non li mangio, né frutta né verdura. Mi profumano tanto ma non mi viene di assaggiarli, però sono belli, sono piccoli, mi piace molto – come si chiama? – ah, il ravanello perché ha le foglie belle, è tipo i capelli miei, pieno pieno, folto folto. Ora ci hanno detto che forse li diamo ad una catena di supermercati, speriamo! Così ne dobbiamo produrre un sacco!

 

I micro-ortaggi coltivati da Chiara e Giacomo sono in vendita in vari negozio di ortofrutta e utilizzati presso ristoranti di eccellenza di Lecce e provincia. Insieme agli altri prodotti di agricoltura sociale saranno in vendita anche sul sito di ecommerce di bomboniere solidali e prodotti artigianali shop.divergo.org

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