A Partinico nella bottega di Gianfranco Fiore

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Gianfranco Fiore si dedica con passione alla pittura del carretto da più di 30 anni. Dopo avere svolto la sua formazione artistica a Palermo, torna a Partinico e si accorge che in quel territorio, un tempo ricco di maestranze e dove operavano alcuni grandi pittori di carretto quali Giuseppe Manfré e Nicolò Carrozza, non era rimasto più nessuno a portare avanti la tradizione. Quelle maestranze ormai scomparse, che avevano reso la città uno dei centri più conosciuti per la produzione di carretti, avevano lasciato un vuoto. Decide quindi di colmare questo vuoto ed inizia un’intensa attività di ricerca e autoformazione per conoscere e apprendere l’antico mestiere del pittore di carretti, mestiere che impara anche grazie ai consigli che riceve dalle numerose collaborazioni tra cui quella con il maestro Pino Corso, celebre siddunaru di Partinico. È stato lui che l’ha spronato a dedicarsi alla pittura di carretto proponendogli un giorno iniziare a dipingere i suoi sidduna (le selle in legno poste sul cavallo del carretto). Attraverso la pratica cresce e si rafforza la sua passione per questa tradizione, sentimento che coltiva anche girando per le diverse botteghe ancora attive per la Sicilia. Oggi dedica metà del suo tempo alla pittura di carretti e l’altra metà all’insegnamento artistico nella scuola media del paese. Le commissioni che riceve variano sempre ma riguardano soprattutto la pittura di piccoli carretti, chiavi, sponde.

Ci racconta che alcune delle vecchie maestranze legate a questa tradizione ormai non esistono più all’interno di una stessa città e quindi spesso ci si deve spostare tra più luoghi per reperire i pezzi e le lavorazioni necessarie. Così ad esempio se per i carretti di piccoli dimensioni può rivolgersi ad un artigiano locale, che ha imparato a lavorare sia il legno che il ferro, per l’intaglio del legno deve invece spostarsi a Palermo. Nel corso dell’intervista ci restituisce la sua soddisfazione e orgoglio per questo lavoro, soprattutto da quando la sua arte legata al mondo del carretto ha varcato i confini dell’isola approdando a nuovi scenari con progetti pittorici commissionati da noti marchi italiani di livello internazionale, anche se come egli afferma, la bottega ed il territorio rimangono la vera anima di questo lavoro. Non nasconde neanche la sua amarezza rispetto alla realtà locale, consapevole che questo mestiere potrebbe avere maggiore impatto sul territorio se fosse sostenuto e adeguatamente valorizzato dalle istituzioni. Ad esempio avere a disposizione spazi comunali o museali per accogliere ampi numeri di persone permetterebbe di dare il via ad attività di grande rilevanza quali laboratori per ragazzi o visite turistiche in grado di diffondere la cultura del carretto.

 

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