Laboratorio grafico rivolto all’infanzia

di

ph: Giulia Sanna

Gli incontri, realizzati sulla falsariga di una residenza artistica che promuove processi ludico-creativi, costituiscono la base del lavoro di ricerca condotto dai designer e dagli artisti dello Studio Deposito, incaricati di tradurre e rielaborare fedelmente i dati raccolti durante il laboratorio in quella che sarà la fase esecutiva di definizione dell’immagine progettuale.

 

Nel 1975 Georges Perec – in Tentativo di esaurimento di un luogo parigino – afferma: “[…] descrivere il resto: ciò di cui normalmente non si prende nota, ciò che non si osserva, ciò che non ha importanza, ciò che succede quando non succede niente, se non il tempo, le persone, le macchine e le nuvole.”

È da qui che Maria Tedde e Alberto Marci dello Studio Deposito sono partiti nell’avviare il laboratorio grafico rivolto all’infanzia, parte integrante del progetto RigenerAzione Urbana, e tuttora in corso al Lazzaretto.

IL PROGETTO

Ragionare sui luoghi e sugli spazi che abitiamo con un approccio multi partecipato aiuta a capire i bisogni dei territori e delle persone, e attraverso l’analisi del passato e del presente si può immaginare e scrivere il futuro. I bambini e le bambine, affrontando un viaggio immaginifico nel quartiere Sant’Elia, riscrivono i caratteri del luogo: si reinventano gli spazi in un contesto condiviso, si abbattono muri, e attraverso l’osservazione e il confronto si pongono le basi per la ricerca estetica che definirà l’identità del progetto, anche grazie all’analisi del naming.

ph: Giulia Sanna

 

LE FASI

La prima fase del laboratorio vede i partecipanti focalizzarsi sul concetto di distanza e di ubicazione in uno spazio urbano, attraverso lo studio delle mappe del quartiere. Queste, divise in due sezioni cromatiche, una rossa e una blu, idealmente richiamano, rispettivamente, valori positivi e negativi collegati al vissuto interiore di ciascuno.

La seconda fase si dedica alla raccolta di informazioni: attraverso interviste mirate i bambini e le bambine raccontano il rione, e così emergono i loro desideri, riaffiorano ricordi e sensazioni e dalle loro ricostruzioni fantasiose si ragiona di forme, colori e di essenza del luogo, lavorando sulla creazione di un simbolo che abbia il potere di restituire tutto ciò.

La terza fase del laboratorio è quella del lavoro manuale su forma e colore e sulle loro possibilità di associazione, per creare un codice visivo universale che comunichi attraverso la voce del quartiere stesso. Facendo tesoro di precedenti suggestioni e delle informazioni raccolte durante le interviste, si lavora sull’assemblare forme e colori affinché rispecchino la visione personale dei più giovani e forniscano una chiave di lettura del quartiere, determinante nella definizione dell’identità visiva del progetto.

 

 

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