Problema dell’acqua al Sud: urge trovare una soluzione

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Problema dell’acqua al Sud

Sempre più spesso si assiste nel nostro Paese a situazioni locali in cui l’acqua a disposizione non è sufficiente per coprire la domanda complessiva.

Soprattutto allarmante è il problema dell’acqua al Sud. Infatti, il Nord Italia può contare sulla quasi totalità del prelievo da acque di falda (90%), mentre il Sud dipende da un 15% – 25% delle acque accumulate negli invasi. 

Poiché molti degli invasi sono destinati ad usi plurimi, la scarsa piovosità mette in competizione tra loro diversi tipi di domanda.

Nello specifico, secondo l’Istat la dispersione è molto più accentuata nel settore civile, con perdite del 45,3%.

Per le pratiche irrigue si stima invece una dispersione di acqua del 15%; risultano minime infine le percentuali di dispersione per gli altri usi.

Problema dell’acqua al Sud: dove si spreca di più 

Il dato più eclatante è quello degli acquedotti: si perdono in media 41,4 litri ogni 100 immessi nelle reti di distribuzione (inclusi nel dato gli allacciamenti abusivi e gli errori di misurazione). Gli acquedotti in Italia si sviluppano per 425 mila km di rete, inclusi gli allacciamenti si arriva a 500 mila km. Il 60% della rete nazionale è stato posato oltre 30 anni fa e il 25% supera anche i 50 anni. Ma il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3,8 metri di condotte per ogni km di rete: significa che a questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per sostituire l’intera rete. Utilitalia stima in 5 miliardi all’anno l’investimento per adeguare e mantenere la rete idrica nazionale, una cifra enorme non alla portata delle finanze italiane. Attualmente gli investimenti si attestano a circa 32-34 euro per abitante all’anno, mentre la media europea è di circa 100 euro (in Danimarca si arriva a 129 euro).

Bonus idrico: un inizio di soluzione 

La risorsa acqua sulla terra ferma è sempre più scarsa o comunque più costosa.

Il nostro modello di utilizzo è ancora impostato sull’ abbondanza di acqua: un modello intensivo di sfruttamento.
È necessario e urgente passare dall’emergenza allo sviluppo di una strategia nazionale: ed è ciò che è stato deciso nel 2020, introducendo un incentivo per ridurre gli sprechi d’acqua domestici.

Il Bonus Idrico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2020 ed è entrato in vigore il 1° gennaio 2021.

Questo prevede un incentivo fiscale pari a 1,000 euro per arginare lo spreco di acqua domestica.  

Problema dell’acqua al Sud: perché la scelta di agire con un bonus contro gli sprechi?

L’acqua è uno tra i beni più preziosi che abbiamo a disposizione, tanto da essere definita oro blu: l’esistenza dell’acqua è dunque fondamentale per la nostra esistenza e sopravvivenza, ma vede un rischio molto grande che a causa degli sprechi incoscienti e incontrollati, diventerà un bene sempre più scarso e dunque ancora più importante. Non solo gli sprechi, ma anche i cambiamenti climatici, l’inquinamento, la sovrappopolazione del pianeta, aumentano il rischio della sua scarsità. Non avere acqua pulita è un sintomo gravissimo che va in ogni modo arginato e risolto.

I dati 

Parlando con i dati, risulta che lo spreco d’acqua nel nostro Paese è davvero molto elevato, pensando che solo nel 2015, soprattutto nel Sud-Italia, si è sprecato il 41,4% di acqua in più rispetto al 2012 che già segnava una percentuale altina (37,4%). Questi dati emergono anche dal fatto che non solo ci sono episodi di disattenzione e di empatia, ma contribuiscono ad aumentare la percentuale di spreco anche tutte quelle strutture vecchie e obsolete non più idonee e al passo con i tempi, che ancora oggi troviamo nelle abitazioni: rotture nelle condotte, impianti datati, consumi eccessivi o non autorizzati. 

Quindi la mossa del bonus idrico approvata dal Senato il 30 dicembre 2020, si figura come strettamente necessaria, sostenuta anche dalle parole della presidente della commissione Ambiente alla camera dei deputati:
«È una buona notizia perché permetterà di aiutare gli interventi per ridurre gli sprechi e così salvaguardare il nostro patrimonio idrico. […] Si tratta di una misura fortemente voluta proprio perché serve a far sì che le famiglie italiane possano consumare meno acqua».

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