Incendi e alluvioni: dai rischi il collante per una comunità consapevole

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Piogge intense che strappano la terra e spazzano via il fronte delle dune, torrenti che portano via tutto. Oppure – ancora – incendi a fine stagione, quando ormai è il pericolo sembra alle spalle. Tra ottobre e novembre in Sardegna i rischi in un territorio fragile come quello del parco regionale di Tepilora – 8mila ettari nel nord est dell’isola – ricordano l’importanza della prevenzione e della cura del dissesto idrogeologico. Un percorso che diventa coscienza collettiva, di comunità e collante tra generazioni. Questa la filosofia del progetto triennale Acqua e fuoco. Dalle cicatrici del passato la mappa per un futuro al riparo dai rischi nel parco di Tepilora, finanziato dalla Fondazione con il sud. All’opera sul territorio nei quattro paesi del Nuorese coinvolti – Bitti, Lodè, Torpé, Posada – i sette partner del progetto sotto la guida di Legambiente Sardegna. Dall’agenzia regionale FoReSTAS, l’associazione Adotta un albero ONLUS (Sassari), l’associazione Sardus Pater (Torpè), il gruppo scout Posada, la Pressa-società cooperativa sociale onlus (Bitti), il Parco regionale di Tepilora e l’Università degli studi di Cagliari.

Le azioni al via. Si svilupperanno su tre filoni principali. Il primo è ripristino e il rafforzamento del territorio che ancora subisce le conseguenze dell’alluvione del 2013. Quindi cura e manutenzione: piantumazione degli alberi, pulizia dei percorsi dei torrenti e rimozione dei rifiuti, rafforzamento delle protezioni delle dune sulla costa. In contemporanea spazio alla conoscenza con la mappatura tecnica del parco che comprende alture con foreste fino al mare di Posada, ambienti diversi uniti dal rio omonimo. Poi il necessario e strategico coinvolgimento delle comunità e dei ragazzi con workshop, campi di volontariato, allestimento informativo e il racconto interattivo per i Cea, centri di educazione ambientale di Posada e Monte Albo di Lodè (presidi già operativi). È dalle persone, dagli abitanti e dalle loro storie, che può infatti ripartire il territorio ferito. Gran parte dei fenomeni di erosione e di esondazione dei corsi d’acqua sono causati infatti anche dall’abbandono colturale e dalla riduzione della capacità di gestione – compiti un tempo assolti dai pastori.

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