Quando la Croce Rossa arriva è il “tempo della gentilezza”
di gilda sciortino
Se c’è la Croce Rossa si può essere certi che l’assistenza è garantita in tutte le declinazioni: sanitaria, sociale e culturale, andando dalle attività di trasporto sanitario e di assistenza sanitaria ad associazioni e alla popolazione al supporto degli abitanti dei territori in cui opera sino alla formazione dei volontari per essere sempre pronti e preparati nelle situazioni di intervento sociale, sanitario e/o di emergenza.
A Ragusa, comune siciliano di circa 75mila abitanti, tutto questo è messo in pratica quotidianamente dall’ energica squadra di volontari della Croce Rossa, sempre pronta a fare fronte a qualunque emergenza. Come quella dei migranti nella vicina Pozzallo.
«Tante le problematiche che abbiamo dovuto affrontare negli anni – spiega il presidente della Croce Rossa di Ragusa, Francesco Antonio Fronte –, in primis quella che da un ventennio a questa parte richiede la nostra assistenza agli sbarchi nel porto di Pozzallo delle persone migranti. Attività che negli ultimi dieci anni è stata predominante per la frequenza degli arrivi. Andiamo in ausilio dei poteri pubblici, la Prefettura, l’Asp, la Protezione Civile per quel che riguarda l’assistenza sanitaria da un lato, ma dall’altro prestando assistenza umanitaria che è propria della Croce Rossa in quanto movimento internazionale custode della convenzione di Ginevra».
Impegno fondamentale perché associato a un’attività particolare frutto di un protocollo d’intesa siglato con la Prefettura del capoluogo di provincia siciliano.
«Si chiama “Restoring Family Links” (Rfl) e ha lo scopo di evitare la separazione dei nuclei familiari dei migranti che sbarcano sulle coste italiane, dovuta spesso a motivi igienico-sanitari o conseguenza delle dinamiche drammatiche degli sbarchi. Queste persone partono spesso da molto lontano, sono anche intere famiglie e capita che, durante le soste in Africa, Libia o altri paesi della parte asiatica, possono dividersi o perdersi nelle imbarcazioni su cui salgono. Noi abbiamo il compito di intervenire verificando se ci sono problemi soprattutto quando ci sono minori. Mettiamo in moto il meccanismo giusto per consentire loro il ricongiungimento».
Un impegno non indifferente, se consideriamo che sempre più spesso operatori come quelli che fanno parte della Croce Rossa vengono presi di mira quasi giornalmente, fatti oggetto di minace e aggressioni anche fisiche. “Non sono un bersaglio”, per esempio, è la campagna lanciata dalla Federazione Internazionale di Croce Rossa proprio per far luce sul preoccupante fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari, con obiettivo di salvaguardare l’assistenza sanitaria; ponendo in essere adeguate misure protettive, nel rispetto delle Convenzioni di Ginevra e, più in generale, dei principi del Diritto Internazionale Umanitario, che sancisce la neutralità, la protezione e il rispetto di personale, strutture e mezzi sanitari.
«In uno scenario di conflitto non ci sorprenderemmo – aggiunge Fronte -., ma in altri contesti non può andare bene. Abbiamo visto accadere di tutto: attentati contro le ambulanze, messe fuori uso, oppure scene di violenza dentro i pronto soccorso. Io personalmente intervengo anche come istruttore di diritto internazionale umanitario, specializzato nella campagna in questione, ma anche i nostri volontari vengono preparati ad affrontare queste situazioni. Li invitiamo a segnalare pure le semplici violenze verbali, in quanto segnali di qualcosa che a monte nasconde ben altro. Il nostro osservatorio è stato fondamentale prima ancora che lo Stato facesse una legge sul tema quando, prima il 118 e ora il 112, hanno sollevato il problema. Noi siamo stati quelli che hanno anche fornito i primi dati statistici».
Un’azione che si svolge su tanti livelli e che vede la Croce Rossa di Ragusa essere presente sul territorio in maniera costante attraverso una squadra di circa 190 volontari, questi al 31 dicembre 2022, molti dei quali giovanissimi.
«Abbiamo numerosi ragazzi – dice ancora il presidente della sezione di Ragusa della Cri – perché già a 14 anni, sempre con il consenso dei genitori, puoi cominciare a sperimentarti nei nostri servizi. Certo, non vieni mandato in “trincea”, ma cominci a sondare il terreno sul quale ci muoviamo. Proprio per i più giovani abbiamo una sezione dedicata grazie alla quale facciamo educazione alla pace, formazione contro il bullismo, ma anche corsi sanitari di base che danno loro modo di essere pronti quando a 18 anni potranno anche partecipare, per esempio, alle attività di soccorso e assistenza durante gli sbarchi a Pozzallo. È tutto improntato sui sette principi fondanti la Croce Rossa: umanità perché la si deve avere quando si svolge un servizio che si cura della persona; imparzialità in quanto prestiamo soccorso a chiunque, indipendentemente dal sesso, dall’appartenenza politica e religiosa, anche sul campo di battaglia non guardiamo da che parte sta il ferito che va soccorso; neutralità, che ci distingue da tante altre associazioni nel nostro tenerci lontani da giudizi politici, filosofici, religiosi, ma non perché non abbiamo una nostra personalità quanto perché, nel prestare soccorso umanitario, dobbiamo dare la precedenza al bisogno della persona, sia essa musulmana, atea, africana, asiatica o europea, astenendoci dal prendere parte a qualunque tipo di conflitto; indipendenza perché ci viene data dal nostro statuto che ha un riconoscimento internazionale, per cui riusciamo a essere ligi e fedeli alle leggi dello Stato di appartenenza ma senza compromettere la nostra missione umanitaria; volontarietà perché facciamo tutto gratuitamente; unità poiché, nonostante siano tanti i nostri comitati e ognuno è una cellula indipendente, ci ritroviamo tutti insieme quanto dobbiamo dare una mano in particolari situazioni; infine, universalità perché il nostro è un movimento internazionale i cui organi direttivi sono a Ginevra. Noi di Ragusa, siamo consapevoli di essere un piccolo comitato, ma anche di essere parte di un ingranaggio di carattere e respiro internazionale».
Un impegno che viene riconosciuto anche e soprattutto dalla comunità locale.
«La conferma l’abbiamo avuta durante il Covid – dice in conclusione Francesco Antonio Fronte – quando, dichiarato lo stato di emergenza, ci fu uno degli ultimi sbarchi e venne chiuso anche l’aeroporto di Comiso. I nostri volontari si sono ritrovati ad andare in aiuto di tutte quelle persone che avevano bisogno di cure o anche solo di avere portati i farmaci a casa. Una situazione anche parecchio surreale che ha fatto emergere anche il bisogno economico. Molte famiglie si ritrovarono con i frigoriferi vuoti perché, avendo i capifamiglia interrotto o addirittura perso il lavoro, non avevano più alcun introito economico. Abbiamo aperto le nostre casse e ci siamo messi in moto, cominciando a distribuire quel che serviva prima ancora che il Comune erogasse i buoni pasto. I supermercati si sono messi a disposizione non chiedendoci neanche un euro, ma guardando al bisogno delle persone. Una situazione che ha insegnato tanto anche a noi».
Migliaia gli interventi fatti in quel frangente difficile per tutto il paese, che hanno portato la Croce Rossa Italiana, quindi anche la locale sezione di Ragusa, a mettere in la campagna “Il tempo della gentilezza”, pensata e lanciata proprio durante la pandemia per rispondere al fenomeno delle solitudini e dell’isolamento sociale delle persone più vulnerabili e/o in difficoltà economica, inserendo pratiche di gentilezza nel tessuto territoriale. Un’occasione per trasformare un evento luttuoso, come quello che ha vissuto tutto il mondo, in un’occasione per vivere un tempo in cui la gentilezza ci possa salvare. Una pratica che può e dovrebbe trovare applicazione nella vita di tutti i giorni, magari non aspettando che siano gli eventi catastrofici a determinare la necessità di prestare attenzione a chi ha meno di noi.
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