Alleanza contro il fuoco

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Se guardi dall’alto una mappa del Parco Nazionale del Cilento ti viene un dubbio, una domanda: è più costa o più interno, mare o montagna, acqua o terra e rocce e boschi?
Se ti trovi sulla costa è difficile credere che ci sia un Parco anche nell’entroterra, sei rapito dai colori, sembra una foto alla quale aumenti la saturazione dei colori, vividi quei colori che ti penetrano dentro.
Se ti trovi nell’interno, sulle colline dai terreni difficili da lavorare, quelli modellati faticosamente dalle braccia antiche delle popolazioni esposte al tempo e del tempo portano i segni senza nasconderne uno, fatichi a pensare che ci sia un luogo altro, una possibilità di tagliare quel cordone che lega stretti stretti alla terra ed ai boschi, al freddo delle mattine invernali ed al sole estivo.

Ma se arrivi in vetta, alta e libera, guardando ad ovest, c’è sempre una fascia azzurra che ne tocca una blu. Se ti trovi sulla costa invece, a pochi passi ad est, il verde incombe…sempre!

I confini, nel Parco, non sono muretti e recinzioni, niente o quasi va chiuso o occultato alla vista, i confini sono siepi, generose per chi conosce e vive quell’aspra natura: more, rose, corbezzoli, asparagi, “peraini e melaini”.

Quando si ritorna dai campi si arriva alle siepi e si raccolgono i frutti che senza fatica, generosamente si offrono alle genti, si realizzano “i nzierti”, collane di prelibatezze infilate su un ramo di ginestra, appuntito per natura, dono ai bimbi che si incontrano nelle case. A volte, dalla campagna, si portano funghi o fiori di ciclamino, qualcuna li intreccia ancora tra i capelli canuti e composti anche dopo una giornata di lavoro duro. Per parlare di memorie, si raccolgono le galle delle querce, palline leggere che l’albero produce per difendersi da una “vespina” (imenottero è più corretto) e che questa utilizza gabbando l’albero, per far crescere la nuova generazione. Sai come si giocava quando ero piccolo? Si soffia e si cerca di farla stare in volo il più possibile, sembra una magia, una abilità tutta nostra, provaci…

Il cesto con i prodotti dell’orto, le “fusine” che si riempiono di olio nuovo, la legna tagliata e sistemata per l’inverno, le carni messe a stagionare, i formaggi e la frutta, il vino. E dove le trovi, tutte insieme in un altro posto? Così buone? Non così! Si mangia secondo le stagioni, grazie all’alternarsi delle stagioni. Il freddo, la neve e la pioggia…benedizioni! Il sole e il caldo…benedizioni! Il mare si sente fino alla cima delle montagne, i boschi arrivano fino al mare.

Poi d’improvviso il fuoco. Come si può cancellare tutto in una notte? Non è uno scherzo il fuoco, è uno strumento amico mica un’arma, aiuta non deve distruggere, il fuoco è bene, l’incendio no. Non deve cancellare cose ed esperienze. Non può mortificare le vite ed i cicli. Non si lascia sola una famiglia a lottare contro l’incendio, tutta la comunità si sveglia e si muove. Non può una comunità sola portare il peso di un territorio ricchissimo, se quelle ricchezze poi sono godute da tanti al di fuori.

Una alleanza di comunità e di intelligenze, così si dividono i pesi, si alleggerisce il carico, si fa fronte comune contro il fronte delle fiamme. Intelligenze, abilità e comunità, istituzioni e cittadini, la scuola e la piazza i luoghi della formazione, la natura, il territorio il luogo dell’azione.

Alla fine, le fiamme uniscono, alleano, alla fine l’incendio scompare e resta solo il fuoco.

 

 

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