Gli incendi, il Mediterraneo e il Cilento.

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Eccoci con un nuovo articolo per il nostro blog su Esperienze con il Sud.

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Capire un incendio

Cominciamo dal capire co’è davvero un incendio, allora. Il fenomeno degli incendi è un processo complesso e multidimensionale che dipende da una serie di fattori, come la presenza di combustibile, le condizioni di aridità, il paesaggio vegetale, le condizioni climatiche, l’esposizione e la pendenza del terreno, etc., capaci di creare differenti pattern di incidenza del fuoco.

Anche se la letteratura scientifica definisca il rischio incendi sulla base di criteri differenti, il rischio è generalmente considerato il prodotto della combinazione tra pericolosità e la gravità. Per pericolosità si intende la probabilità che avvenga un determinato fenomeno naturale di una certa estensione, intensità e durata con conseguenze negative. In altri termini alla probabilità di innesco e propagazione del fuoco in una determinata area. Essa è determinata dall’esposizione e acclività dei versanti e dalla propensione della vegetazione presente nell’area al fuoco. La gravità fa riferimento all’impatto ecologico, economico e sociale del fenomeno (danni ecologici, alle infrastrutture e proprietà, perdite umane e economiche)

L’area mediterranea e il fuoco. Una vecchia storia.

Mentre in diverse regioni del mondo le cause naturali rappresentano i fattori principali a cui può essere attribuito un incendio, nel bacino mediterraneo sono le cause antropiche ad essere preponderanti. Tra queste ultime si distingue tra cause colpose e dolose, dovute ad azioni mirate dell’uomo. Gli incendi dell’area mediterranea hanno soprattutto una natura dolosa e ciò è attribuibile alla grande diffusione di pratiche secolari che vedono l’uso del fuoco come strumento di bonifica del territorio a scopi agro-pastorali, strumento di gestione dei pascoli per selezionare le specie vegetali più appetibili, strumento di pulizia dalle stoppie di fine stagione e dalle specie infestanti.

Nel bacino del Mediterraneo la stagionalità del fenomeno degli incendi è evidente a causa della stagione secca estiva che determina la presenza di combustibile facilmente infiammabile, incrementando, così, l’incidenza del fuoco. Le condizioni climatiche più aride favoriscono tutte le cause di innesco, comprese quelle dolose e da attività antropiche e creano condizioni meteo-climatiche favorevoli ad incrementare l’intensità del fuoco e la sua velocità di propagazione.

 

Il Cilento e gli incendi.

Uno dei fattori che contribuisce al rischio ambientale dell’area del Parco Nazionale del Cilento, vallo di Diano e Alburni è determinato da quella serie di cambiamenti socio-economici che hanno avuto un impatto importante sulla struttura del paesaggio, al punto di modificarlo.

L’aumento della copertura arborea e arbustiva, oltre che la crescita delle interfacce urbano-foresta hanno incrementato il rischio di incendio; in particolare ad aumentare è la frequenza con cui accadono i processi di ignizione  la dimensione delle  aree bruciate.

Ci troviamo di fronte a una netta problematica che implica un livello di gravità importante sia per l’estensione del fenomeno che per l’impatto sulla Natura. Gli incendi, infatti, oltre ad avere conseguenze disastrose per l’ecosistema forestale -implicando tempi molto lunghi per il suo riassetto – aumentano notevolmente anche il rischio idrogeologico dell’area interessata, favorendo fenomeni di dissesto dei versanti. 

Studi precedenti nell’area del Parco hanno evidenziato un aumento in termini di frequenza e concentrazione degli incendi distribuiti in particolare in prossimità della fascia costiera maggiormente urbanizzata, a dimostrazione del fatto che la distribuzione territoriale degli incendi è associabile soprattutto alle tipologie di uso del suolo e all’impatto antropico.

Nello specifico “il rischio incendi risulta più elevato e significativo per frutteti, aree urbane, aree in evoluzione, aree agricole, boschi a dominanza di querce sempreverdi, boschi di conifere, castagneti da frutto, macchia bassa, oliveti e praterie, pianure, esposizione a sud, pendenza media e altitudine compresa tra 0-250 metri e 500-750 metri” (Guglietta,2013).

 

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