Empatise a Espinho: Innovazione Educativa attraverso il Co-design

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Due Giorni di Design Thinking per Riscrivere il Futuro dell’Istruzione

La Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani ha facilitato l’evento di co-design tenutosi a Espinho in Portogallo il 16 e 17 Ottobre nel merito del progetto Empatise. Questa iniziativa ha evidenziato l’importanza di metodi innovativi come il design thinking nell’istruzione.

Il Design Thinking nel Co-design
Durante l’evento, il design thinking ha giocato un ruolo chiave. Questa metodologia pone al centro l’empatia per comprendere profondamente gli utenti finali, in questo caso gli studenti e gli insegnanti. Segue la definizione chiara del problema, l’ideazione creativa di soluzioni, la prototipazione e il test dei prototipi. Questo processo interattivo e collaborativo ha guidato i partecipanti nel creare strumenti e metodi per un’istruzione efficace e inclusiva.

L’iniziativa fa parte del progetto “EMPowering schools’ Action fostering Teachers’ Innovation, Empathy & Support within the Educational community” (Progetto N°. 2022-1-IT02-KA220-SCH-000089811), selezionato e co-finanziato dal programma Erasmus+ della Commissione Europea attraverso l’Agenzia Nazionale Indire Erasmus+ Indire nell’ambito dell’Azione Chiave 2 Cooperation partnerships in school education.

L’evento di co-design a Espinho è stato una piattaforma di idee e collaborazione. Sara Ripellino, una delle partecipanti, ha portato con sé esperienze uniche e prospettive innovative. Leggiamo insieme la sua esperienza.

Sono Sara Ripellino, educatrice e presidente dell’Azione Cattolica San Giuseppe Maria Tomasi diLicata. Da anni mi occupo di formazione ed educazione dei bambini e degli adolescenti.Sto partecipando al progetto “Empatise” e ho partecipato anche alla sessione di co-design che si è tenuta a Espinho il il 16 e 17 ottobre, perché credo che le agenzie educative tutte abbiano bisogno di costante innovazione per poter affrontare al meglio le sfide che il mondo dell’educazione richiede. In particolare, credo profondamente che l’empatia sia uno strumento prezioso che tutti i docenti egli educatori devono sviluppare per aiutare ogni adolescente – soprattutto quelli che vivono situazioni di svantaggio economico e sociale e che già solo per questo sono più vulnerabili – a non sentirsi indietro rispetto agli altri, scoprire i propri talenti e trovare la propria strada. Oggi più che mai la formazione deve essere innovativa, inclusiva, equa. Servono alleanze tra insegnanti, educatori, istituzioni, per contrastare l’abbandono scolastico e la povertà educativa e per far riscoprire ai ragazzi, e alle loro famiglie, il valore della scuola e di associazioni ed enti che, pur non occupandosi di istruzione in senso stretto, sono un mezzo di emancipazione e di crescita personale che non vanno sottovalutati, né scartati, ma sostenuti e valorizzati. Ritrovarmi in Portogallo, insieme a educatori e docenti provenienti da cinque Paesi differenti, è stato bello, costruttivo e stimolante, perché mi ha fatto comprendere come in ogni comunità sia diverso il modo di approcciarsi all’educazione e alla formazione; come ogni comunità dia un peso diverso a strumenti formativi che altrove sono considerati meno rilevanti o addirittura non utilizzati. E’ stata l’occasione per mettere in condivisione buone pratiche da utilizzare e per iniziare a costruire una “comunità educante” che sconfini al di là dei luoghi frequentati e vissuti da ognuno. Empatise mi ha permesso di assaporare una dimensione europea che non possiamo più non considerare come fondamentale per connetterci col mondo. Sono tornata a casa con tanti spunti interessanti e con la consapevolezza che la scuola italiana, se vuole essere incisiva, ha bisogno di mettere in campo mezzi che aiutino studenti e insegnanti a sviluppare anche soft skills perché la scuola deve innanzitutto essere un luogo in cui si formano donne e uomini di oggi e di domani. In questo, la Fondazione Comunitaria, con i suoi progetti sempre sensibili verso l’educazione inclusiva e innovativa, credo che possa essere un ponte tra il livello locale e globale, tra scuola e istituzioni, per realizzare proprio quel processo di innovazione che abbiamo bisogno.”

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