“Inclusione significa appartenere a qualcosa e sentirsi accolti.” Le interviste di Domu mia – Roberta

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Roberta è un’educatrice professionale e da diversi anni è volontaria de “Il Fenicottero onlus”, associazione che da oltre dieci anni si occupa di disabilità.

Le abbiamo chiesto di raccontarci il suo punto di vista su questa realtà sfaccettata, grazie al suo sguardo privilegiato sui più fragili.

Il progetto Sarrabus – Domu Mia è nato in un periodo molto particolare, che ancora stiamo vivendo. Il mondo non era preparato ad una pandemia di così grandi proporzioni, e tantomeno il Sarrabus. In questo periodo sono aumentate il numero delle persone che avevano bisogno di sostegno.

Durante il lockdown il sostegno anche di beni alimentari da parte dei volontari di Domu Mia, ha dato il via ad un circuito di aiuto (quello che in Sardegna si chiamava “s’aggiudu torrau”) che ha portato le persone a voler collaborare al progetto, avendone conosciuto personalmente il valore anche per la propria vita quotidiana.

Personalmente ho conosciuto Domu Mia quando abbiamo iniziato a collaborare per partecipare, anche assieme ad altre associazioni, al progetto di Sarrabus Domu mia, per cui Il Fenicottero svolge il ruolo di soggetto capofila. L’associazione Il Fenicottero nasce grazie all’impegno di genitori di ragazzi speciali che hanno voluto creare un ambiente in cui i propri figli, e non solo, potessero fare nuove esperienze di incontro e di intrattenimento ludico, culturale e sportivo.

Inclusione significa appartenere a qualcosa e sentirsi accolti.

E’ facile capire il contributo che Domu mia stia dando al nostro territorio, a Domu mia si trova sempre un ambiente accogliente e familiare che non fa distinzioni di genere, di razza, di religione, di cultura o di disabilità. Purtroppo al giorno d’oggi ci sono ancora persone che vivono ai margini della società, il lavoro che Domu Mia sta portando avanti, con non poche difficoltà, vuole smuovere alcune barriere impegnandosi per favorire l’inclusione sociale e il lavoro con le minoranze, sta già modificando alcune dinamiche e di questo ne sono molto felice. Molte persone sole hanno trovato una famiglia in Domu Mia, per molti anche il solo mangiare in compagnia può essere di grande aiuto.

E’ importante non fermarsi mai all’apparenza, vedere oltre la disabilità.

Nel momento in cui scavalchiamo i pregiudizi e i limiti che uno si pone ecco che non si parla più di disabilità. Sappiamo che l’autostima è molto importante per ognuno di noi, il progetto che Domu Mia sta portando avanti ha ridato, sta ridando e auguro che continuerà a ridare a molte persone, quelle da molti definite come “gli ultimi”, un po’ dell’autostima persa.

Quando ho iniziato a frequentare i locali di Domu Mia ho visto la trasformazione: un rudere diventato casa.

Questo cambiamento è avvenuto non solo all’interno della struttura ma anche in molti volontari che, grazie al loro impegno in questo progetto, hanno ricambiato l’aiuto che avevano ricevuto durante il lockdown. I lavori ristrutturazione ci hanno fatto sentire tutti più utili per la comunità e, grazie a questi, tutti hanno riguadagnato un po’ dell’autostima che avevano magari perso in un momento così difficile.

Nel futuro penso che Domu mia…

Ci sono molti progetti per il futuro, auguro a Domu Mia di poterli realizzare e di realizzarne anche molti altri. Ci sarebbero molti aneddoti da raccontare ma non lo farò, però invito tutti a visitare Domu Mia e vedere che bel lavoro si sta realizzando grazie all’impegno di tanti volontari.

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