L’Arte come chiave
di associazione ruber contemporanea
Può la matita essere una chiave? Può l’arte indagare, insegnare, liberare? Una mostra al Drawing Center di New York – The Pencil Is a Key. Drawings by Incarcerated Artists- racconta due secoli di arte prodotta da artisti detenuti, mettendo sullo stesso piano vittime e colpevoli, lasciando all’arte il solo compito di mostrare che tipo di creatività produce la sottrazione della libertà, senza giudicare. Il bello dei progetti come l’Arte della Libertà, a cura di Elisa Fulco e Antonio Leone in corso al carcere Ucciardone di Palermo, è che ti mettono a stretto contatto con i pregiudizi (tuoi e degli altri), che forzano e aprono, costringendo ad apprendere cose nuove, da cui non si può tornare indietro. Una volta aperta la porta, tutto attorno si amplifica, le esperienze ti raggiungono e come specchi ti costringono a riflettere. C’è il mondo che in tempo reale si interroga sul futuro del carcere e della cultura come possibilità di cambiare la realtà. Dalla Svizzera (Prison), dalla Francia (Droit a l’image, Prison miroir), all’America (The Pencil Is a Key. Drawings by Incarcerated Artists), crescono le mostre che indagano il legame tra creatività e reclusione.
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