La via crucis e L’Arte della Libertà

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In occasione della Pasqua, il Papa ha dedicato la via crucis al mondo della detenzione, mettendo insieme tutte le “figure” che ruotano attorno a questa istituzione; detenuti, operatori penitenziari, familiari, magistrati, vittime di reato, volontari. Mi sono tornate in mente le parole di Alexander, uno dei detenuti che ha partecipato al progetto L’Arte della Libertà, a cura di Elisa Fulco e Antonio Leone che proprio in carcere ha ritrovato la fede, che ha parlato più volte dell’importanza di “allargare il cerchio”, di stringere legami con le persone, per riuscire a sopravvivere alla carcerazione.

Ecco la sua proposta, e il suo “salto”, tutti quelli che hanno partecipato al progetto l’hanno fatto, ma ci attendono ancora tante capriole.

“Vorrei proporre un esperimento, le persone vengono qui per un’ora e si ritrovano in una stanza chiusa, solo un’ora di questo tempo per vedere come viviamo noi all’interno del carcere. Che per ogni cosa dobbiamo chiedere ad un assistente, assistente mi fa andare a salutare un amico, assistente mi fa fare questo, assistente posso avere una penna.Dopo questo esperienza ci mettiamo attorno a tavolo e parliamo per capire la sofferenza che noi viviamo in carcere, ogni piccola cosa per noi è molto importante”, intervista di Fabrizio Rostelli del Manifesto, fotografia di Georgia Palazzolo

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