La misura del tempo dell’Arte della Libertà

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“Il tempo della bomboletta”. Qual è l’unita di misura del tempo in carcere? Lo si calcola in giorni, ore, mesi? Sono i calendari i depositari degli eventi importanti? A partire da questa domanda sollevata da Loredana Longo per provare a tradurre esteticamente il calcolo del tempo, in occasione delle giornate di workshop del progetto L’Arte della Libertà in corso il 13 e il 14 dicembre al carcere Ucciardone, a cura di Elisa Fulco e Antonio Leone, è nata una discussione che ci ha travolto e commosso, perché ancora una volta la realtà è più creativa, straordinaria e letteraria di come la immaginiamo. Scopriamo così che a scandire il tempo ci pensa la bomboletta del gas, il cui ricambio settimanale segna -7 giorni. Che esiste anche un tempo della buchetta, in cui la famiglia lascia viveri e cibarie, la cui regolarità fa da bussola temporale; e ancora il tempo della visita mensile della famiglia del compagno di cella, -30, questa volta. Apprendiamo che si segnano solo le date belle, i colloqui, e le visite attese, che è altamente sconsigliato pensare al tempo, e che affrontare le 24 ore della giornata è il comune denominatore. Che essere “accupati” significa pensare sempre al “fuori”, che non è consigliato per chi deve restare dentro per tanto tempo. Che il conto del tempo si fa a “scendere”: 2034 -16. Mai aggiungere gli anni, non passa più. Ascoltiamo anche una giornata trascorsa all’interno del progetto L’Arte della Libertà ha il valore di una giornata “esterna”, come se non si fosse in carcere. Che c’è tra di loro chi segna L’Arte della Libertà tra le date belle e vive il tempo dell’attesa. E chi alla fine delle due giornate di workshop scrive che stare con tutti noi è stato un sogno e che chiede di non essere svegliato. Sarà che è natale, sarà che è fine anno e i conti si fanno. Il voto al progetto è 10.

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