Contadini del futuro: così i giovani di Verbumcaudo hanno cura della Terra

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L’antico feudo, a metà tra l’area del Vallone nisseno e le Madonie, non è solo un simbolo di riscatto e di restanza, ma è anche un esempio di agricoltura del futuro, un’agricoltura che si prende cura della propria terra.

La giornata di oggi, l’Earth Day, che ogni anno celebra l’ambiente e la salvaguardia del nostro pianeta, diventa un’occasione speciale per parlare proprio di agricoltura del futuro che, per essere tale, deve proteggere, custodire, ma anche esaltare e valorizzare la terra. Facciamo così nostra la lezione del gastronomo e fondatore dell’associazione Slow Food, Carlo Petrini, tratta dal romanzo-evento “Il grande trasloco”: Se non c’è cura, non esiste nutrizione sostenibile perché cura vuol dire difesa della biodiversità, attenzione per le produzioni marginali, significa capire che cosa bisogna coltivare in ogni territorio, la netta connessione delle forme di agricoltura e allevamento da un territorio all’altro.

Il contadino del futuro, secondo il gastronomo Carlo Petrini, è un giovane che conosce la sua terra e lavora per per far sì che il proprio impatto produttivo non si scontri con la situazione ambientale. Ma non solo, il contadino del futuro dedica un’attenzione particolare all’ambiente e alla qualità del prodotto e cerca di costruire un rapporto con il cittadino che decide di riconoscere il giusto prezzo per i prodotti biologici. Da qui la nostra scelta di essere presenti ogni fine settimana al mercato del contadino “Le Campagne di Villa Castelnuovo”, a Palermo: appuntamenti che ci permettono di raccontare ad un consumatore già attento alle proprie scelte d’acquisto, l’esperienza Verbumcaudo e i valori dei nuovi contadini custodi di un sapere antico.

Rafforzare la produzione locale, esaltando le differenze di ogni terra, dovrebbe essere l’obiettivo primario dell’umanità. Ne è un esempio il pomodoro Siccagno biologico di Verbumcaudo, un prodotto d’eccellenza, coltivato senza apporto d’acqua, raccolto a mano e lavorato fresco; ma anche le uve del vigneto “Placido Rizzotto”, custode di 32 vitigni autoctoni siciliani a rischio estinzione che, grazie all’attività di ricerca dell’IRVO – Istituto Regionale Vite Olivo della Regione Sicilia, garantiscono la conservazione della biodiversità.

Per dirla ancora alla Petrini, “Ci riapproprieremo della nostra capacità di favorire un’alimentazione sana per la nostra salute e per la collettività solo ed esclusivamente se rafforzeremo le economie locali della produzione alimentare”.

Decidere di dedicarsi all’agricoltura etica è sicuramente una scelta politica.
L’agricoltura intensiva ha distrutto e continua a distruggere la biodiversità e ha impoverito i suoli. La grande distribuzione, soprattutto con la pandemia, non solo ha isolato le filiere corte ma ha avuto un impatto ambientale enorme. Tornare alla terra, opponendosi a questo paradigma, è l’unica strada percorribile e la principale via per il riequilibrio mondiale.

È questa la strada sulla quale ci siamo incamminati e che fa di noi contadini del futuro

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