MI CHIAMO “BUTTERFLY”E OGGI VOLO

di

S.V.O.L.T.A.R.E.

 Superare la Violenza attraverso Orientamento Lavoro Tutela Autonomia Ricostruzione dell’Essere

Il nostro progetto, vincitore del Bando Iniziativa Donne 2017,  ha l’obiettivo di favorire l’emersione del fenomeno della violenza e la tutela delle vittime, anche potenziali, nonché l’autonomia e l’autodeterminazione delle vittime di violenza, affermando nel contempo un modello di intervento che unisce gli sforzi di tutti gli attori sociali nel segno della collaborazione e del coinvolgimento proattivo. 

SVOLTARE punta alla formazione di antenne sul territorio per la rilevazione delle situazioni a rischio di violenza, alla attivazione, attraverso un network di un percorso di uscita dalla violenza, basato su: tutela, empowerment, orientamento, formazione e inclusione lavorativa.

Vogliamo comunicare che la violenza può essere sconfitta e si può prevenire, che c’è una strada percorsa da altre donne dove non si è sole e si ha tutto l’aiuto che necessita: psicologico, lavorativo, sociale, professionale. E vogliamo comunicarlo condividendo le parole della nostra  “Butterfly” .

Mi chiamo “Butterfly”, oggi è il nome che più mi rappresenta ed è stato il primo che mi è venuto in mente, che ho scelto. 

NO! NON HO MAI VOLATO PRIMA DI OGGI. 

La vedo ancora nitidamente quell’immagine di me, di libertà, di gioia di vivere, di entusiasmo, di spiccare il volo… e invece NO! 

Mi furono amputate le  ALI, qualcuno lo fece con violenza, e mi rinchiuse nel bozzolo. 

E’ iniziato così per me, un processo di vita al contrario, una sopravvivenza alla morte, alla mia morte annunciata. Una parte di me, quell’ immagine che avevo, moriva giorno dopo giorno.

SI’! DOVEVA MORIRE, morire per forza, non poteva, non doveva pensare a  come sarebbe stato bello volare, ormai non potevo volare più. 

Ma allo stesso tempo  non volevo nemmeno però guardare dove stavo, dove vivevo, quel bozzolo  non era la mia casa, ma in quella casa dovevo vivere, e c’erano loro, i miei figli e ho iniziato e ho guardato solo verso di loro, perché dall’altra parte c’era l’abisso e da quella parte non volevo guardare.  

Ho iniziato così a cucirmi un vestito da mettere, come sono stata brava… Quanti… tanti anni … Poi è arrivato un momento, il momento in cui quell’abisso l’ho dovuto guardare … Io ero nell’abisso. Così come violentemente sono entrata, così violentemente sono uscita. 

UN RICHIAMO. I MIEI FIGLI. ”MIO FIGLIO”. ”LA MADRE”.  HO INIZIATO COSI’a uscire da quel BOZZOLO, da quell’ABISSO.

E’ così che  sono arrivata al CAV di IMPEGNO DONNA. Sono arrivata da sopravvissuta, tutta sfasciata, disorientata e proiettata indietro nel tempo. Per la  prima volta le mie parole venivano comprese, qualcuno comprendeva quello che dicevo, questa è stata la prima sensazione che ho provato quando sono arrivata  al CAV

Da quel momento è iniziato tutto il percorso che ho fatto, che non sapevo, non conoscevo, mi sono fidata, mi sono affidata e mi sono lasciata condurre. Oggi sono più che consapevole che da sola non ce l’avrei mai fatta. DA SOLA NON CE LA FAI. 

Tutto il percorso che ho fatto è stato importante, sono stata accompagnata passo dopo passo, a riprendere quella parte di me sepolta, a scucire quel vestito che non era il mio, che non mi apparteneva, a ricostruire i cocci. A RIATTACCARE LE PARTI DI ME. 

Il passaggio più doloroso e allo stesso tempo quello che ha determinato l’uscita definitiva dal BOZZOLO, è stato quando ho fatto IL PERCORSO DI EMPOWERMENT, perché ho rivissuto e ho visto, il MOMENTO che aveva determinato la mia MORTE,  lo stesso momento poi rivissuto e che aveva iniziato a determinare la mia uscita da quell’abisso. 

Pensavo di essere fuori, invece ero ancora dentro. Ho acquisito la consapevolezza di tutto quello che mi era successo ho guardato la mia paura, ho imparato a scucire e a togliere quel vestito che non era mio.                        Fare il bilancio delle competenze, ha messo in luce che c’era ancora quella parte di me che avrebbe voluto emergere. La borsa lavoro è stata determinante, ricordo l’euforia che ho provato quando mi sono resa conto di non aver perso le mie competenze, le mie capacità, le mie piccole possibilità, non stavo nella pelle. E’ stata importante anche perché, c’erano  dei limiti che dovevo ancora superare e che ho superato, della fiducia che ho ritrovato e che mi è stata data senza chiedere nulla.

Ho iniziato a imparare a volare, che posso, che so volare.                                                                                                  HO RITROVATO LE MIE ALI. IL PERCORSO SVOLTARE E’ STATO LA MIA ANCORA DI SALVEZZA, NON MI SONO MAI SENTITA SOLA, MI HANNO RESTITUITA ME STESSA, MI HANNO GUIDATA A SPICCARE IL VOLO. MI HANNO RIDATO LE MIE ALI.

 

Regioni

Ti potrebbe interessare

Rientrare nella vita sociale

di

                        Oggi parliamo delle borse lavoro, azione seguita dal partner di...

Una APP per chi non può chiamare.

di

Il Progetto SVOLTARE in questi giorni non si è fermato. Anche se online, le volontarie hanno continuato a lavorare immaginando una rimodulazione...