“Borgo Mezzanone è un posto sconvolgente, lo è ancora di più se si pensa che è in Italia”

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Foto di Mariagrazia Moncada

Alice Silvestro, coordinatrice medica di INTERSOS in Italia, racconta l’inizio del suo lavoro nell’organizzazione umanitaria partendo dal suo arrivo a Foggia

 

 

Alice Silvestro è un medico e lavora con INTERSOS dal 2020. Ha cominciato nell’insediamento informale di Borgo Mezzanone, con le cliniche mobili che portano assistenza sociosanitaria ai circa duemila braccianti che ci vivono. Oggi Alice è la coordinatrice medica di tutti i progetti di INTERSOS in Italia e si occupa anche dell’ambulatorio sociosanitario di Palermo (Accùra) e dell’ambulatorio popolare di Roma (Intersos24).

“Borgo Mezzanone è un posto sconvolgente”, racconta la dottoressa ricordando l’inizio della sua esperienza nel Foggiano. “E lo è ancor di più se si pensa che è in Italia -aggiunge- e non è un non luogo che ha le caratteristiche delle emergenze”.

 

“Nonostante le esperienze fatte in zone molto difficili del mondo, anche distrutte dalla guerra -racconta Alice- questo rimane per me uno dei luoghi il cui impatto emotivo è più forte: l’insediamento di Foggia ha un gradino di complessità maggiore rispetto ad altri progetti in cui ho lavorato perché non si può parlare di salute se manca una casa dove vivere, l’acqua potabile, una raccolta dei rifiuti e un sistema di tutela contro lo sfruttamento lavorativo”.

“Abbiamo lavorato senza sosta durante il Covid -ricorda ancora la coordinatrice medica- e in particolare i mediatori hanno fatto un lavoro incredibile e sono stati una fonte inesauribile di aiuto. Se in quel periodo non ci sono stati morti per la pandemia -aggiunge- i morti ci sono stati e continuano ad esserci per via di altre patologie, degli incendi, per le intossicazioni da monossido e per gravi incidenti stradali mentre si va al lavoro con mezzi di fortuna”.

Tra le tantissime storie che Alice Silvestro può raccontare, quella di Issa, ragazzo conosciuto proprio nei primi giorni di lavoro a Borgo Mezzanone, è una di quelle che le rimasta più impressa.

“Issa non è mai stato un paziente, era semplicemente un giovane che si aggirava spesso intorno alla nostra clinica medica. Con il passare dei mesi con lui si è instaurato un dialogo anche se a seconda della giornata lui era disponibile o no a rispondere.  Quando parlava però aveva sempre un eloquio confuso, non comprensibile nemmeno dai mediatori culturali. Un giorno la sorella di Issa ci è venuta a chiedere aiuto. Ci ha raccontato di episodi psicotici, di deterioramento della salute mentale e del bisogno di ricevere supporto perché Issa non era in grado di lavorare in quelle condizioni. Ha raccontato di essere riuscita alcuni anni prima a farlo tornare nel suo paese d’origine, il Senegal, dove il suo quadro clinico era nettamente migliorato, ma costretto a tornare in Italia per rinnovare i documenti si era di nuovo rapidamente aggravato”. Dopo diversi tentativi di dialogo da parte dello staff sociosanitario di INTERSOS, la dottoressa Silvestro è stata costretta a richiedere un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per farlo ricoverare in reparto di psichiatria in ospedale. Il confronto con i medici dell’ospedale, il supporto del mediatore nel facilitare la comunicazione con il paziente, la sorella e i sanitari hanno permesso di stabilizzare Issa. Una volta dimesso è stato seguito dallo staff di INTERSOS nel percorso presso il Centro di Salute Mentale e oggi, a distanza di quasi due anni, Issa sta bene, riesce a lavorare ed è in grado di prendersi cura di sé stesso e della sua famiglia. Il lavoro chiaramente con Issa non è ancora concluso, ma lo staff di INTERSOS continua a supportarlo, non solo sul piano della salute.

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