La storia di Issa, bracciante nei campi della zona della Capitanata

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Più di otto ore al giorno, senza riposo, senza diritti. Migliaia di braccianti nel Foggiano vivono nell’invisibilità. INTERSOS li aiuta garantendo loro l’accesso all’assistenza sanitaria

 

 

 

Issa (nome di fantasia) ha ventidue anni ed è del Ghana. Il suo arrivo in Italia risale al 2016: il suo è stato un lungo viaggio molto sofferto ma intrapreso volutamente per uscire dalla condizione insostenibile, dice, in cui viveva nel suo Paese. Issa è uno delle migliaia di braccianti della zona della Capitanata, a Foggia. Vive in una delle baracche del più noto ghetto del Sud d’Italia, la Pista di Borgo Mezzanone, che dista circa mezz’ora dal capoluogo pugliese. Ha deciso di raggiungere l’Europa per intraprendere un percorso di studi, che ha iniziato nella città laziale di Cassino: un corso di ingegneria meccanica frequentato durante l’autunno e l’inverno. Con l’arrivo della primavera, e fino all’inverno inoltrato, la sua vita si sposta a Foggia per lavorare come bracciante.

 

Issa ci racconta la fatica delle sue giornate di lavoro, lunghissime e ripetitive. “In estate riesco ad accumulare circa 900 euro, ma solo se lavoro tutti i giorni e per più di otto ore. Mi sveglio prima dell’alba, inizio a lavorare che ancora non è pieno giorno e continuo così, fino a sera tardi, dormo poche ore a notte. Non ho tempo per riposare, ho bisogno di lavorare più tempo possibile”. In questa condizione vivono migliaia di braccianti come Issa. La fatica fisica, l’assenza di riposo e la totale assenza di prospettive, insieme a un vuoto legale che costringe queste persone a vivere nell’invisibilità, incidono fortemente sul loro benessere psico-fisico. Dai dati raccolti da INTERSOS, emerge una connessione evidente tra le dinamiche di oppressione e sfruttamento e lo stato di salute: più i lavoratori sono sfruttati, più le condizioni della loro salute peggiorano, insieme al degrado abitativo e all’emarginazione.

 

Sono migliaia i migranti che da maggio a settembre raggiungono questa parte d’Italia, e molti restano anche nei mesi successivi. Con l’arrivo del freddo, vivere negli insediamenti informali, fatti di lamiere e materiali poco resistenti alle intemperie, espone a rischi sempre maggiori per la salute e peggiora le condizioni generali di chi vive nei ‘ghetti’. In un territorio di circa 60 km, operatrici e operatori di INTERSOS, anche grazie al supporto di Fondazione CON IL SUD, si muovono 6 giorni su 7 con due unità mobili mediche per raggiungere tutti quei braccianti che hanno bisogno di assistenza sanitaria e portare avanti attività di educazione alla salute, sensibilizzazione ai servizi accessibili sul territorio e inclusione. Insieme ad altri partner, si occupa di sostegno psicosociale e supporto legale, perché chi lavora in questa zona possa uscire dalla dimensione di invisibilità e godere dei propri diritti.

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