Borgo Mezzanone, INTERSOS: “lavorare in rete è fondamentale”
di intersos
Si parte dai bisogni legati alla salute per poi dare alle persone un aiuto più ampio: assistenza
sociale, psicologica, legale. Nei contesti più complessi, dove i bisogni umanitari sono tanti, è fondamentale lavorare in rete.
Eva Pinna, Medical Activity Manager di Intersos, racconta come si svolge il lavoro
dell’organizzazione umanitaria, che dal 2018 lavora negli insediamenti informali della provincia di
Foggia, in collaborazione, da più di un anno, con la Asl di Foggia, con la Cooperativa sociale
MedTrainig e con Asgi (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), in un progetto nell’ex
pista di Borgo Mezzanone sostenuto da Fondazione con il Sud.
L’obiettivo del progetto è quello di aiutare i migranti che vivono negli insediamenti informali a
sviluppare e aumentare la consapevolezza dei loro diritti in ambito sanitario, sociale, legale e
lavorativo e fornire loro strumenti pratici per usufruire dei servizi del territorio. “Il vantaggio di
questa collaborazione – spiega Eva Pinna- è quello di restituire competenze multidisciplinari su
diversi livelli per rendere l’azione più completa e non settorializzata. Il fatto di poter utilizzare uno
specifico settore come chiave, nel nostro caso l’ambito sanitario, fa emergere i bisogni e le
vulnerabilità che sono legati anche allo sfruttamento lavorativo o alla mancanza di sostegno
sociale. È qui che il nostro lavoro si intreccia con quello degli altri partner con l’obiettivo di rendere
quanto più possibile le persone autonome e consapevoli dei loro diritti e indirizzarle verso le
istituzioni territoriali, come appunto l’ASL, per ottenere dei risultati più sostenibili nel lungo
periodo”.
Un esempio pratico di come funziona questa collaborazione lo fa Marianna Carusillo, che ricopre
un duplice ruolo all’interno della cooperativa sociale MedTraining, quello di educatrice per
l’accoglienza ai migranti e quello di operatrice sociale nell’unità di strada. Partendo dalla premessa
che la salute è un bisogno primario, MedTraining affianca Intersos quando una persona necessita
di un intervento più ampio.
M. era stato seguito dallo staff Intersos, nell’insediamento dell’ex-Pista, per lui era stato
necessario un ricovero prolungato in ospedale. Una volta dimesso però M. sarebbe dovuto tornare
all’ex-pista per completare la sua convalescenza perché non aveva il permesso di soggiorno. La
collaborazione tra i vari partner ha fatto in modo che M. venisse ospitato prima all’interno di una
struttura riabilitativa, e successivamente grazie all’intervento di Asgi stato seguito da un punto di
vista legale per la richiesta del permesso di soggiorno grazie alla quale è poi entrato all’interno di
un SAI (Sistema Accoglienza Integrazione).
M. attualmente si trova lì e grazie a questo intervento
integrato oggi può avere accesso anche a un corso di italiano e a un percorso di orientamento al
lavoro (che è una delle aree di intervento di MedTraining).
“Tra Giugno e Luglio -spiega Francesca Palazzo, mediatrice dell’ASL di Foggia- ci sono stati dei
numeri rilevanti di persone straniere sia presso gli sportelli che presso i consultori e questi numeri
confermano che la presenza dei mediatori culturali e linguistici interni all’ASL è fondamentale da
un lato per snellire il lavoro agli sportelli ma anche per aiutare il personale con le lingue.
Il punto di partenza avviene attraverso lo staff di Intersos -racconta la mediatrice- e se dopo il
primo contatto si capisce che la persona può proseguire il suo percorso autonomamente viene
orientata verso l’Asl per la tessera sanitaria, la scelta o revoca del medico e via dicendo.
Al contrario, se la persona ha delle difficoltà linguistiche o anche semplicemente motorie, la persona
viene accompagnata e presa in carico dal mediatore interno all’Asl stessa.
Francesca Palazzo racconta il caso di un ragazzo che viveva all’ex-pista in regola con i documenti e
indirizzato da Intersos all’Asl. “Lui parlava italiano e quindi aveva potuto eseguire autonomamente
le pratiche per ottenere la tessera sanitaria e il medico, quando dallo sportello però gli avevano
consegnato la sua documentazione mi ha chiamato -continua Francesca- perchè voleva capire cosa
fossero quei documenti che aveva in mano e cosa ci poteva fare. Il mio aiuto anche solo telefonico
-racconta ancora- gli ha permesso di capire bene e questa consapevolezza lo ha reso più sereno e
attivo”.
In conclusione -dice Eva Pinna di Intersos- anche se il lavoro è emotivamente stressante e ci mette
alla prova perché incontriamo tutti i giorni persone che arrivano da viaggi estremamente
complessi, il fatto di lavorare in rete con gli altri partner, ci facilita nel trovare delle soluzioni per
migliorare gli interventi sul territorio e i risultati, anche se talvolta sembrano impossibili da
raggiungere, poi arrivano”.
Foto di Mariagrazia Moncada
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