Casa Circondariale di Uta, al via il progetto Lav(or)ando

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Ore 9, una prima lavatrice viene caricata. Il rumore e il profumo di buono e di libertà si spandono, nella nuova lavanderia industriale interna alla Casa Circondariale di Uta, a pochi chilometri da Cagliari. E’ la scenografia, d’ora in poi quotidiana, del progetto Lav(or)ando, realizzato dalla Cooperativa Sociale ELAN e finanziato dalla Fondazione con il sud, che ha preso ufficialmente il via in questi giorni con la messa in azione dei macchinari e della catena operativa.

Il progetto, di durata quadriennale, nasce per favorire il recupero sociale e il reinserimento professionale di 24 persone sottoposte a provvedimento penale, attraverso il loro impiego nella lavanderia industriale già presente nella struttura e potenziata per coprire le operazioni di lavaggio, asciugatura, stiratura e infine confezionamento della biancheria dei reparti maschili e femminili del carcere di Uta e delle nuove commesse per i nuovi servizi di lavanderia delle cooperative e imprese pubbliche e private che sosterranno il progetto.

All’avvio dell’attività, organizzato con la massima sobrietà e nel totale rispetto delle più recenti misure di contenimento del contagio da Covid-19, sono intervenuti Marco Porcu, direttore della Casa Circondariale di Uta; Carlo Tedde, responsabile del progetto Lav(or)ando; Elenia Carrus, vicepresidente della Cooperativa sociale Elan, Francesco Tedde, responsabile della produzione del progetto Lav(or)ando; Alessandra Uscidda, comandante degli agenti penitenziari.

Carlo Tedde, responsabile del progetto Lav(or)ando. “Oggi, grazie al sostegno della Fondazione con il Sud, la cooperativa Elan e tutti i partner del progetto possiamo avviare stabilmente la lavanderia della Casa Circondariale di Uta, che si propone come infrastruttura economico educativa pronta ad affiancare l’istituto penitenziario, e le istituzioni pubbliche e private, nel difficile e prezioso compito di valorizzare i talenti e le competenze residue delle persone che sbagliano, per rigenerale e accompagnarle in un ruolo di cittadini attivi capaci di contribuire attivamente allo sviluppo delle comunità”

Elenia Carrus, vicepresidente della Cooperativa sociale Elan. “L’idea di realizzare una lavanderia all’interno delle mura di un istituto penale nasce nel 2003, grazie al progetto europeo Equal R.A.S.P.U.T.I.N. realizzato dal Consorzio Solidarietà di Cagliari, con l’obiettivo di favorire il recupero sociale e l’inclusione lavorativa di soggetti sottoposti a provvedimenti penali detentivi e incrementare il raccordo fra i diversi partner portatori di interessi.

E’ così che, nel 2009, parte il servizio di lavanderia industriale all’interno dell’Istituto Penale per i Minorenni minorile di Cagliari (Quartucciu); tre anni dopo, il consorzio Solidarietà, dopo un periodo di incubazione, “genera” la cooperativa sociale Elan che si costituisce con tre coraggiosi giovani trentenni. Sono oltre 60 i minori e giovani adulti che hanno lavorato all’interno della lavanderia, alcuni hanno proseguito l’esperienza lavorativa anche fuori dall’Istituto. Da questi risultati è nata il desiderio di condividere con la Casa Circondariale di Uta l’opportunità di realizzare questo nuovo servizio a favore della comunità”.

Marco Porcu, direttore della Casa Circondariale di Uta. “Questo progetto rientra appieno tra gli elementi del trattamento penitenziario, in particolare il capitolo del lavoro, che rappresenta anzi la componente più importante del percorso, verso la quale cerchiamo sempre di orientare la nostra azione complessiva.

Più nel dettaglio, il progetto Lav(or)ando costituisce l’attività più strutturata, all’interno della Casa Circondariale di Uta, e offre ai detenuti la possibilità di confrontarsi con la realtà lavorativa esterna e con il mercato, preparandoli al rientro nella società. Da parte loro, c’è stato un fortissimo interesse nei confronti dell’iniziativa, che risponde al desiderio di essere impiegati in attività più qualificate, rispetto a quelle generiche, magari a turnazione, abitualmente svolte all’interno della casa circondariale , e di acquisire delle nuove competenze utili per il loro futuro.

Crediamo che il progetto Lav(or)ando possa innescare un circolo virtuoso in questa realtà, dove le istanze di lavoro qualificato sono sempre superiori all’offerta”

Da ora, per i prossimi cinque mesi e divisi in gruppi, i 24 beneficiari del progetto saranno all’opera all’interno della lavanderia, ma anche protagonisti di attività educative, formative e di orientamento professionale, fondamentali per costruire e cementare nuove competenze da spendere sul mercato del lavoro, una volta esaurita la pena.

Nella seconda metà del progetto, proseguiranno il percorso professionale all’interno della stessa lavanderia della Casa Circondariale di Uta oppure presso imprese ospitanti presenti sul territorio e operanti nel settore della lavanderia o in ambiti alternativi.

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