“Hopeificio”, quando il lavoro è meglio dei farmaci e fa bene alla salute mentale

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«Al di là del lavoro, dell’impegno quotidiano, dell’opportunità di poter guadagnare qualcosa, l’aspetto più importante è che attraverso questa attività mi sono sentito sempre rispettato, considerato come persona. Il mio augurio è che esperienze di questo tipo possano aumentare e che in particolare posso proseguire questo, perché per tutti quanti noi si sta dimostrando una grande occasione di inclusione sociale e lavorativa. Perché far lavorare persone che hanno dei disturbi, delle problematiche è l’unica strada per farle sentire libere». La testimonianza di Paolo D’Amelio rappresenta probabilmente il momento più emozionante del convegno “Sui luoghi di Hopeificio. Tra olio, storie e lavoro”, svoltosi ieri mattina a Chieuti nella Casa di Riposo “Anna Maria Zirillo”. Perché Paolo, insieme a Luigi, Roberto e gli altri beneficiari del progetto “Hopeificio”, in questi due anni e mezzo sono stati coinvolti in tutte le attività collegate al ciclo produttivo dell’olio: potatura, raccolta delle olive, molitura ed imbottigliamento dell’olio extravergine d’oliva “Volìo”, che fa bene alla salute mentale. Ed ora, grazie alla realizzazione del mini-frantoio dalle dimensioni ridotte, ma dotato di macchinari altamente tecnologici, sarà possibile effettuare la trasformazione diretta dell’olio senza rivolgersi a frantoi esterni, come hanno fatto nelle ultime due stagioni di raccolta.

Il progetto. Paolo, per esempio, nel giro di due anni e mezzo è passato dalla condizione di persona senza dimora che dormiva nella stazione di Foggia a quella di bracciante agricolo e socio della cooperativa Ortovolante. Merito, dunque, del progetto “Hopeificio” sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD nell’ambito della terza edizione del Bando Socio Sanitario, promosso dalle cooperative sociali Medtraining ed Ortovolante per favorire l’inclusione lavorativa di persone con disagio psichico, selezionate all’inizio del percorso dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Foggia. Dopo un lungo percorso di formazione teorica e pratica, alcuni dei beneficiari – oggi assunti da Ortovolante con regolare contratto da braccianti agricoli – sono regolarmente impegnati sui terreni dell’ASP “Castriota e Corropoli” riscoprendo sé stessi, i loro talenti, delle professionalità che non credevano di avere fino a poco tempo fa. Leccino, Peranzana, Frantoiana, Provenzale. Sono tante le varietà delle olive raccolte sui terreni, così come sono tante le diversità che si intrecciano in questo cammino che restituisce speranza ed inclusione socio-lavorativa a chi vive una condizione di disagio attraverso la produzione dell’olio “Volìo”. Il modello “Hopeificio”, dunque, come proposta replicabile nei vari territori.

Modello replicabile. «Sul nostro territorio i percorsi di cura e di riabilitazione per persone con problemi legati alla salute mentale sembrano infiniti, senza una via d’uscita. Il lavoro, quindi, è un elemento fondamentale per offrire alle persone più fragili una nuova rappresentazione di sé e il superamento della malattia – ha rilevato Carmine Spagnuolo, presidente della cooperativa sociale Ortovolante – . “Hopeificio” è un esempio concreto di sostenibilità economica ed efficacia terapeutica maggiori rispetto ai farmaci tradizionali, ai classici percorsi riabilitativi socio-sanitari. C’è però bisogno di un maggiore sostegno istituzionale, magari degli Ambiti Territoriali di Zona, sull’attivazione di tirocini formativi che abilitino al lavoro persone affette da disabilità mentale. Oggi un tirocinio formativo costa 450 euro al mese, vale a dire 3 giorni di ricovero in una struttura socio-sanitaria. Per questo, rispetto ai percorsi di riabilitazione farmacologica ed ospedaliera può rappresentare una speranza reale di fuoriuscita dalla malattia e di riappropriazione dei propri livelli di autonomia».

La speranza del lavoro. Il convegno, quindi, è stato anche un’occasione per riflettere su come sanità e sociale lavorando insieme possano incidere concretamente sull’inclusione lavorativa di persone con problemi di salute mentale. «In questi terreni, in questo olio, troviamo il desiderio di farcela, di fare qualcosa per sé e per la comunità, di creare qualcosa di buono superando barriere e pregiudizi, riconoscendo la bellezza, la ricchezza, le potenzialità di ogni persona. Questo è l’aspetto cruciale, questa la chiave di volta per generare davvero crescita e cambiamento» ha dichiarato Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione CON IL SUD, in un video messaggio inviato per l’occasione. Pensiero condiviso anche da Rosa Barone, assessora al Welfare della Regione Puglia. «Queste forme di cure alternative sono il modo per uscire da un tunnel che non può prevedere solo l’uso di medicinali o metodi classici, ma ci deve vedere impegnati tutti per trovare nuove forme di assistenza, e di integrazione». Di qui, la necessità di replicare il modello “Hopeificio” e gli altri progetti che in questi anni in provincia di Foggia hanno favorito esperienze lavorative di persone con problemi legati alla salute mentale. «E’ sempre più chiaro – ha conclusa l’assessora Barone – che il disagio mentale e l’attività lavorativa, apparentemente così lontani, sono invece assolutamente complementari e necessari per determinare quel processo di inclusione sociale e lavorativa, che permettono una nuova vita e una nuova ripresa». Al termine dell’incontro, Ortovolante ga curato la degustazione dell’olio Volìo e di altri prodotti etici realizzati nell’ambito di progetti di agricoltura sociale.

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