Comunità educante: il racconto delle prime attività

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Nel merito della costruzione di una strategia per la comunità educante, nelle scorse settimane abbiamo incontrato alcuni docenti degli istituti scolastici presenti sui nostri territori per farci raccontare i bisogni dell’educazione di oggi, proprio da chi è in prima linea. In questo modo vogliamo contribuire all’emersione della nostra comunità educante, offrendo l’opportunità di esprimere dal basso ciò che la caratterizza e avviando un processo cooperativo di costruzione di alleanze.

Le comunità possono essere definite educanti quando in esse sono attive relazioni di corresponsabilità rispetto a degli obiettivi condivisi, espressione di una cultura consolidata.

I contesti sono fatti di idee, di azioni, di persone, di relazioni, di istituzioni, di spazi nei quali si interagisce e si genera sempre qualcosa di nuovo.

La nostra azione è partita dall’organizzazione di due focus group che ci hanno consentito di approfondire diversi aspetti e porci molte domande che possono tracciare la strada:

  • è vero che la scuola spesso è lasciata sola nell’esercizio del ruolo educativo ma è altrettanto vero che è difficile coinvolgere i docenti perché carichi di lavoro in alcuni casi, o poco stimolati in altri. Il loro ruolo prevede molte responsabilità ed impegni, che spesso esulano dal ruolo educativo in senso stretto ma che di contro tolgono del tempo anche alla loro personale formazione che invece è fondamentale;
  • la formazione continua dei docenti è la chiave dello sviluppo professionale, ma solo quando sono la passione e la motivazione a guidarla e non l’obbligo. Come si possono costruire percorsi di formazione agili, innovativi ed efficaci?
  • il ruolo delle famiglie nell’educazione dipende molto dai contesti e dalla storia della famiglia. Come si possono coinvolgere i genitori senza creare incomprensioni con i docenti?
  • la valutazione di oggi, necessaria, non permette ai ragazzi di imparare dai propri errori, alimenta il confronto, la pressione familiare e sociale e non promuove la crescita. Come si può rendere questo momento formativo?
  • è stata evidenziata la contrapposizione tra didattica tradizionale è didattica attiva, il compromesso al quale potremmo essere più pronti come comunità è una “complementarietà”?
  • a sostegno di quanto detto, c’è anche il fatto che oggi più che mai le ragazze e i ragazzi portano tutta la loro complessità di vita in aula, motivo per cui è importante che ci sia un lavoro di rete e che, all’interno delle scuole, ci siano delle figure professionali a sostegno.

Nei prossimi mesi abbiamo in programma di ascoltare anche gli altri punti di vista: quelli dei ragazzi, dei loro genitori, di tutte le altre figure che hanno un ruolo diretto e indiretto sull’educazione dei giovani.

L’educazione dei giovani è un impegno di co-responsabilità di tutta la nostra comunità, solo così possiamo renderla attuale, sostenibile ed efficace.

La consapevolezza della necessità di intervenire in modo congiunto, di fare rete e promuovere una comunità che si prenda cura dei suoi giovani, attraverso un sistema vasto di responsabilità condivise, crediamo possa generare le condizioni affinché i processi di innovazione introdotti realizzino anche una sostenibilità sociale, gettando le basi per un cambiamento duraturo.

E tu cosa ne pensi?

Che tu sia un docente o un genitore, uno psicologo un educatore, operatore o volontario di un ente del terzo settore o un responsabile di azienda puoi partecipare al nostro questionario online e ai nostri focus group.

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