La Giornata Mondiale Del Rifugiato, On Air A “Casa Di Ismaele”
di coopfoco
Il 20 giugno scorso il centro di accoglienza di Rogliano ha celebrato la giornata dedicata ai rifugiati ospitando una diretta radiofonica per raccontare le storie di inclusione del programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza
È stato un giorno intenso e molto particolare quello vissuto sabato 20 giugno scorso a “Casa di Ismaele”, lo SPRAR di Rogliano. La celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato è stata, infatti, l’occasione per raccontare le tante storie che danno vita al programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza, e ascoltarle in diretta live su Savutoweb (il giornale online della valle del Savuto, in Calabria) e Radiohit, nonché sulla pagina facebook di FSOA.
Le voci dei protagonisti si sono alternate nei racconti radiofonici: così abbiamo potuto ascoltare sia i ragazzi beneficiari di Fare Sistema, sia gli imprenditori che vi partecipano con entusiasmo. “Se è una cosa che può fare la differenza, io la voglio fare” ha dichiarato in un collegamento video Emilio, uno dei titolari del salone di parrucchiere per uomo Retròscena Barbieri di Rende, dove oggi lavora Idrissa. E ha aggiunto “Io consiglierei un’esperienza del genere, perché ti cambia dentro”.
“L’accoglienza è una compagna di viaggio importante” ha sottolineato Dino – che a “Casa di Ismaele” fa l’educatore – e la dobbiamo praticare in ogni momento della giornata, anche se a volte è difficile”. Protagonista di un percorso di inclusione è Madi, un ragazzo che è arrivato in Italia nel 2017. Nella diretta radiofonica, parlando benissimo l’italiano, ha raccontato: “Qui siamo una famiglia, mangiamo insieme, cuciniamo insieme… quando arriva un nuovo ragazzo gli chiediamo come prima cosa come si chiama: il nome è importante. E gli sorridiamo”.
Anita che lavora per AFN onlus, uno dei due enti promotori del programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza, in collegamento dal Lazio, ha messo l’accento sull’importanza delle relazioni famigliari per questi ragazzi che spesso arrivano soli in Italia dopo aver lasciato nel Paese di origine ogni legame: “Hanno bisogno di un lavoro, di una casa, per potersi ricostruire una nuova vita. Ma c’è anche un’altra esigenza che non va sottovalutata: quella di instaurare relazioni umane che vadano al di là del rapporto con gli educatori delle strutture di accoglienza. È necessaria una rete di famiglie, o anche singoli volontari, che possano offrire l’opportunità di un’esperienza di inclusione molto più profonda e duratura. Si tratta di fare un pezzetto di strada insieme”.
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