Castel Volturno. Il territorio fa rete con ‘Luana’
di evasocietacooperativasociale
Si è tenuta oggi, 25 maggio, nella sede del Centro sociale Fernandes di Castel Volturno (Caserta), il primo incontro di formazione rivolto alle organizzazioni attive nel territorio e finalizzato a condividere metodi e strumenti per il riconoscimento precoce della violenza maschile contro le donne e per definire efficaci percorsi di presa in carico.
Sedute/i in un cerchio, le operatrici e gli operatori del Centro sociale Ex Canapificio, di Piano Terra Onlus, dei Servizi sociali del Comune di Castel Volturno e della Caritas / Migrantes locale, che gestisce il Centro Fernandes, si sono confrontate/i con le attiviste della Cooperativa sociale EVA che coordina il progetto Luana. Prevenzione della violenza e empowerment, realizzato con il sostegno della Fondazione CON IL SUD.
Obiettivo dell’incontro, condotto da Lella Palladino, sociologa e tra le fondatrici di EVA, e Carmen Festa, psicologa attiva nei centri antiviolenza gestiti dalla cooperativa, era individuare – attraverso una analisi dei bisogni del territorio – le principali criticità che impediscono alle donne in situazione di violenza di trovare l’aiuto di cui hanno bisogno, nonostante la presenza di diversi attori, sia pubblici che del privato sociale, impegnati nel sostenere le persone più vulnerabili.
L’invisibilità della violenza maschile contro le donne, che resta confinata dietro muri fisici – quelli delle case – e dietro muri culturali – quelli degli stereotipi e pregiudizi, è stata indicata da tutti/e i/le presenti come una situazione diffusa, che si accompagna con la difficoltà a riconoscere la violenza anche di fronte a segnali che dovrebbero far suonare un campanello di allarme. Questo vale ad esempio per le situazioni di tratta e sfruttamento sessuale e lavorativo, che stentano a emergere pur essendo percepibili in un territorio come quello di Castel Volturno, considerato terreno d’azione della cosiddetta mafia nigeriana.
A complicare le cose c’è il costante invito delle istituzioni a denunciare la violenza, che veicola l’idea che solo sporgendo denuncia alle forze dell’ordine sia possibile ottenere aiuto. Mentre invece non c’è alcun bisogno di farlo per essere accolte in un centro antiviolenza o, per le situazioni più a rischio, in casa rifugio.
La giornata si è conclusa con l’impegno di tutte le strutture presenti a stringere le maglie di un sistema antiviolenza territoriale che permetta di prendersi cura in maniera tempestiva delle donne e dei loro figli e figlie, di accompagnarle fuori dalle situazioni di violenza nel rispetto dei loro diritti e dando risposte concrete ai loro bisogni, grazie alla collaborazione sinergica e alla valorizzazione delle competenze di tutte le organizzazioni che animano la rete nata intorno al progetto Luana.
Prossimo appuntamento il 30 maggio.
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