La sartoria sociale Harlequin: il BIL tra teoria e prassi.

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Il progetto Sartoria Sociale Harlequin nasce dal desiderio e dall’esigenza di creare un ambiente di lavoro fondato sull’uguaglianza e sull’altruismo, in grado di aiutare e reintegrare soggetti che versano in condizioni di difficoltà nella realtà di tutti i giorni. Operatori sociali, esperti del taglio e del cucito intraprendono questa missione per permettere a queste persone di credere di nuovo in loro stesse, comprendere il loro valore per esaltarne l’unicità. Questo tipo di attività permette a tutti i professionisti coinvolti di trasformare strumenti teorici e tecniche in progetti reali di alto valore sociale.

Ne parla la Dott.sa Chiara Quagliarella, laureata in scienze del servizio sociale.

“Il primo step che affrontiamo è l’accoglienza di queste persone che con entusiasmo scelgono di affidarsi a noi. È necessario muoversi con massima comprensione e dolcezza, cogliendo le loro necessità e intraprendendo un percorso formativo insieme”

La dott.ssa Quagliarella ha avuto il piacere di raccontarci l’inizio di questa esperienza: “ci siamo ritenuti sin da subito fortunati nell’aver accolto donne e uomini volenterosi di collaborare e mettersi in gioco. Nonostante l’attività di sartoria sia a primo impatto tipicamente femminile, la nostra proposta è stata accolta per la maggior parte da uomini, abbattendo con questa scelta ogni pregiudizio e trasmettendo loro la vera essenza di questa opportunità. Lavoreremo insieme con l’intenzione di creare e di rafforzare un legame tra la loro vita passata e un presente più felice.

Attualmente con la nostra squadra abbiamo concluso tre contratti di tirocinio e una borsa lavoro, i nostri dipendenti si impegnano nella progettazione e realizzazione di shopper bag, pochette e accessori.

La formazione per la realizzazione di oggetti è un processo complesso e trasversale, ma con le nostre competenze professionali siamo in grado di comprendere le necessità e la predisposizione di ogni persona al fine di dar vita ad un rapporto lavorativo e produttivo; tuttavia non sempre questi rapporti hanno un lieto fine. Recentemente, ad esempio, abbiamo avuto modo di iniziare questo percorso con una donna particolare; dai suoi atteggiamenti e dalle sue parole si è subito intravisto il mondo doloroso e complesso dal quale proveniva. È stata sempre molto puntuale e volenterosa, ma non era pronta ad abbandonare completamente il suo passato dedicandosi e affidandosi a noi. L’esito di questo percorso formativo, a conferma della complessità di questo tipo di relazione, non è stato positivo dal punto di vista lavorativo, ma ha costituito per lei un’importante opportunità.

Ricordo il primo giorno di tirocinio in cui il mio supervisore mi disse: “Noi non possiamo salvare tutti”, seguendo questo pensiero ogni giorno mi dedico a questo lavoro con la consapevolezza che noi operatori sociali non siamo onnipotenti, il nostro lavoro ha bisogno del sostegno e della fiducia delle persone che scelgono di seguirci. Indipendentemente dai risultati, questo tipo di progetto non costituisce mai un fallimento o una delusione, ma sempre una buona opportunità.Un aspetto estremamente positivo di questa realtà è l’atteggiamento collaborativo dei commercianti tarantini, ci siamo infatti affidati a loro per avere contatti e instaurare uno scambio proficuo di idee. La città di Taranto tiene molto alle iniziative di matrice sociale e ambientale.

Ad oggi considero questa iniziativa una vera e propria vittoria, il ricordo più dolce, ad esempio, è stato il lavoro di uno degli affidati che ha cucito un vestito per il compleanno della figlia. Grazie a queste soddisfazioni giorno per giorno ci impegniamo per raggiungere risultati sempre più alti e portare avanti valori etici, che possano arricchire la vita di queste persone.”

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