Facciamo un pacco alla camorra: il racconto della tredicesima edizione a Villa Fernandes

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Un exploit di entusiasmo e legalità per questa 13° edizione de “Facciamo un pacco alla camorra”, presentata il 19 novembre in anteprima nei giardini di Villa Fernandes.

Il Pacco alla camorra è un paniere di prodotti biologici come il pomodoro, il vino, la pasta, conserve e confetture, olio e farina, tutti coltivati e trasformati su terreni che un tempo appartenevano alla criminalità organizzata.

un pacco alla camorra con i prodotti alimentari

Nel Pacco ci sono prodotti provenienti da diverse Cooperative del Sud Italia: “Un fiore per la vita” (Aversa), “Al di là dei sogni” (Maiano di Sessa Aurunca), “Cantina Vitematta ed Eureka” di San Cipriano D’Aversa, “Albanova onlus” a Cancello ed Arnone, “Esperanto” (Castel Volturno), “La Strada” (a Teano), cooperativa “Lazzarelle” (Pozzuoli), cooperativa “Osiride” (Minturno), “Pietra di scarto” (Cerignola).

Questa 13° edizione è ispirata alla donna alla quale è dedicato anche l’illustrazione sul pacco del fumettista Daniele Bigliardo, storica matita di Dylan Dog.

Uno sfondo verde foglia che raffigura un albero con profonde radici e una folta chioma a rappresentare l’energia vitale di un mondo che rinasce e che rifiorisce nelle relazioni, negli affetti, nel lavoro e nella comunità. È la donna ad aver scoperto per prima l’agricoltura e ancora lei a ricordarci che da un mondo consumato non possiamo avere l’inesauribile e che per costruire un modello green dobbiamo restituire quello che Madre Natura ci ha concesso.

Nato dalla mission del Consorzio Nco e promosso dal Comitato don Peppe Diana e dall’associazione Libera nomi e numeri contro le mafie, il Pacco alla camorra ha visto negli anni l’incrementarsi della rete di supporto, che per il secondo anno consecutivo può contare sul sostegno del Fondo assistenza per il personale della Polizia di Stato che si occupa dei più fragili, a testimonianza della solida collaborazione con la Polizia di Stato. Testimone di questo sodalizio, il fumetto del Commissario Mascherpa ideato e sceneggiato da Luca Scornaienchi, responsabile del Museo del Fumetto di Cosenza, insieme alla redazione di Poliziamoderna. Tra le novità di questa nuova edizione anche l’incontro felice con il team di Gianluca Sionne per Amasud.it, un marketplace che ha come obiettivo quello di aiutare lo sviluppo sostenibile e la crescita delle imprese e dei produttori del Sud Italia.

Il direttore di Villa Fernandes, Antonio Capece, riporta la sua testimonianza di come un bene confiscato alla camorra sia diventato una bella esperienza di hub sociale, grazie all’impegno di 23 partner e al contributo di Fondazione Con il Sud e Fondazione Peppino Vismara che hanno permesso di costruire un polo di attività di tipo sociale, culturale e formativo. Infine, ricorda che sui monitor del bistrò della Villa va in onda il video di presentazione dei prodotti montato da Mario Pagano.

Introdotta da Simmaco Perillo, è intervenuta Valeria Del Piano, direttrice di NCO che ha illustrato l’attività del Consorzio, ossia quella di utilizzare fondi agricoli sottraendo quelli acquisiti in maniera malsana alla criminalità organizzata. La sua è una testimonianza di impegno e di coraggio, ma anche di come si possano costruire solide realtà sociali con entusiasmo e forza di volontà: “Tutti i giorni si lavora la terra! Io ho iniziato 15 anni fa, sono stata volontaria del servizio civile per la cooperativa Un fiore per la vita e proprio questa esperienza mi ha fatto capire che si doveva fare di più! Cosa sono i beni confiscati? Luoghi che offrono lavoro agli onesti: i contratti stipulati da NCO erano i primi fatti alle persone, che fino a quel momento erano invisibili per il mercato del lavoro e questi contratti contengono tutto il fervore delle mani che lavorano e delle menti che sudano: Olga, ad esempio, ci chiede quanti barattoli abbiamo fatto, perchè ci tiene che il suo lavoro porti a dei risultati!”

Imma Carpiniello – presidente della cooperativa sociale Lazzarelle – testimonia il suo impegno nel carcere femminile di Pozzuoli, dove si produce caffè, una materia prima “maschilista” e “sporca”, un lavoro fatto sempre dagli uomini e lucrato da multinazionali che sfruttano la terra e gli uomini che vi lavorano. Lazzarelle invece non si è piegata alle logiche del mercato, preferendo un prodotto equo e solidale. Riflettiamo sul fatto che tutte le cose che ci danno col caffè, come il bicchierino, i tovagliolini, ecc, sono fintamente gratis perché tutto è frutto dello sfruttamento dei terreni e degli uomini.

Tra gli interventi, anche quello di Tina Cioffo, giornalista e componente del comitato don Peppe Diana: “Già da piccola mi arrabbiavo di fronte alle ingiustizie. Ricordo quando al liceo invitando parte della mia classe a casa mia, nessuno volevo venire a San Cipriano d’Aversa. Già allora sentivo una rabbia che mi ha spinto a diventare la giornalista che sono oggi: a San Cipriano però non c’erano giornaliste donne e l’accoglienza non è stata buona, tutt’altro! Allora ho cominciato a denunciare le cose che non andavano bene, ma anche a promuovere quelle che funzionavano. Con Salvatore Cuoci e Valerio fondammo poi il comitato Don Peppe Diana e noi donne abbiamo dato prova della capacità di rimboccarci le maniche e di essere l’eccellenza nella politica, nella scienza, nell’arte. Fino all’ultimo giorno della mia gravidanza ho continuato a diffondere il loro valore”.

L’incontro, moderato da Simmaco Perillo, si è concluso proprio con le sue parole: “Da tempo ci frullava l’idea di esportare il Pacco anche in altre regioni d’Italia perché l’esperienza ci insegna che ogni qual volta che si lascia al libero mercato un qualsivoglia prodotto si insinua il malaffare, che è un cancro che sta dilagando non solo in Campania.

Il Pacco è economia sociale perché mette al centro le persone, molte di queste destinate ai margini della società.

Abbiamo provato a costruire un modello di welfare per tutti, anche per coloro per cui non c’è speranza: la nostra non è solo un’opportunità di lavoro, ma anche di aggregazione, di inclusione e sviluppo delle nostre realtà locali. E questa è l’unica speranza che abbiamo per ripristinare un mondo dedito ai valori dell’onestà, della capacità e della volontà!”.

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