Un seme di vita

di

Imma, socia del Gas Mether Ghé, ci offre questa sua riflessione sull’importanza di fermarsi ogni tanto ad apprezzare quei misteri della natura che, molto spesso, ci sfuggono.

Se il seme non muore

Questo tempo è propizio per fermarci, guardare, scrutare, accorgerci di quanto poco abbiamo guardato prima. Abbiamo vissuto catturati da altro che, se ci pensiamo, aveva poco di meditativo … non ci faceva mai riflettere, riempiva ogni vuoto, esorcizzava anche il dolore.

Rumori continui, provenienti da ogni angolo della nostra vita. Rumori che sembravano quasi dirci che non occorreva mai fermarsi, che bisognava produrre, che ognuno di noi era una macchina costruita per produrre: automobili, case, aerei, computer. In pratica, eravamo divenuti solo produttori di soldi.

Eppure, il momento che viviamo oggi ci regala tempo e ciò ci consente di coltivare le domande che ci portiamo dentro e l’idea che mi è venuta è quella di farci ispirare, nelle nostre riflessioni, dalle piante.

Ma perché proprio le piante?

In questi ultimi anni mi sono appassionata alle piante ma senza presunzione alcuna di conoscerle bene, perché niente parla della vita umana come esse sanno fare in assoluto silenzio. Niente, come le piante, sintetizza alcuni processi della nostra vita, delle nostre relazioni umane, delle dinamiche interpersonali. Nulla, in momenti di sconforto, è in grado, come le piante, di ridonare speranza, attesa, pazienza.

Hanno in esse stesse l’esatta sintesi di processi simili che avvengono in vita umana.
Esaltano la fonte. Il terreno. Le radici.

Sacrificano i terreni aridi, dove qualunque pianta di bellezza mozzafiato appassisce.

Rinunciano alla foltezza dei rami secchi che affollano, riempiono, creano numero, ma non portano frutto.
Amano il tempo, come alleato della verità.

Amano la cura, come condimento essenziale unito ad ogni medicina fertilizzante.

Coltivano la pazienza, come tempo necessario ai cambiamenti e alla maturazione dei frutti.

Non è un caso che uno dei libri più antichi, la Bibbia, faccia continui riferimenti alle piante.  Spesso considerate modelli di insegnamento per l’uomo, prendendole ad esempio per parlare della vita umana.

Singolare il fatto che la Bibbia usi proprio esse, che non hanno né parola né movimento. È perché le ritiene così vicine all’esistenza umana, in tutto il suo ciclo vitale: nascita – trasformazione – morte.

Un modo curioso, simpatico e percettivo di osservarle da profani, senza essere esperti di botanica (e chi vi scrive non lo è di sicuro) e di concederci riflessioni attraverso di esse.

Se il seme non muore, non produce molto frutto” (Gv 12, 24) è la rivoluzionaria verità che ci consegnano le piante: finanche la morte non è mai una fine.

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