LiberaMente, quando la cultura unisce chi sta dentro il carcere a chi sta fuori

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Quando si vuole conoscere qualcosa è essenziale imparare il suo nome: chiamare un’associazione di volontariato penitenziario LiberaMente – con la M maiuscola per sottolineare come l’avverbio “liberamente” possa intrecciarsi nel significato con il sostantivo “mente” che rappresenta la razionalità, dice molto dell’orizzonte valoriale della sua missione. Il nome infatti riconduce a una libera scelta verso un percorso di riabilitazione e riparazione, come vuole la nostra Costituzione.
L’associazione di volontariato penitenziario LiberaMente «è stata costituita nel giugno del 2004 e da allora opera principalmente con i suoi volontari nella Casa circondariale di Cosenza. Tutto ebbe inizio in modo informale, quando una ventina di persone decisero di dare seguito ad un Corso di formazione sul volontariato penitenziario denominato progetto Airone», racconta Francesco Cosentini, presidente dell’associazione.
Questa realtà si occupa, come dice il suo nome, non solo di operare in carcere, ma anche di sgomberare la mente di chi sta fuori. Soprattutto dai pregiudizi, «un esempio: in carcere ci occupiamo dell’animazione Santa Messa che si svolge nella Cappella della Casa Circondariale, anche perché la partecipazione al rito religioso rappresenta un momento di condivisione molto forte ed è apprezzata non solo dai detenuti, ma anche dal Cappellano. Poi nelle parrocchie limitrofe organizziamo incontri e testimonianze su quello che facciamo dentro, l’obiettivo è raccontare come il carcere sia parte della società e vada vissuto e considerato, non dimenticato», spiega.

Una riunione dell’associazione LiberaMente

LiberaMente lavora molto con i detenuti attraverso i linguaggi dell’arte e della cultura, a partire dagli spazi, come spiega Francesco Cosentini: «Nello spazio Teatro si svolge settimanalmente il cineforum che consiste nella proiezione di un film. E per i detenuti si tratta di un momento di incontro e di confronto sul tema trattato dal film scelto sempre nella consapevolezza che il tema deve essere adeguata alla natura dell’Istituzione totale in cui ci si trova».
L’associazione crede nel valore costituzionalmente riabilitativo della cultura, anche per questo ha lavorato per realizzare una nuova biblioteca in carcere, costruendo le scaffalature e portando i libri: «La cultura ha moltissimo valore per noi, anche per questo abbiamo avviato in questi anni tre corsi di scrittura creativa in carcere che ha coinvolto complessivamente 40 detenuti detenuti di alta sicurezza. Sono diventati i protagonisti di “Liberare le storie”», spiega il presidente di LiberaMente.

Il progetto ha portato anche alla pubblicazione del libro “Controluce”, con le storie dei detenuti che analizzavano la loro biografia ragionando anche sugli errori commessi. «Anche per questo – chiosa Cosentini – i vertici dirigenziali della casa circondariale ne hanno sempre riconosciuto l’altissima valenza trattamentale e hanno registrato una forte volontà di partecipazione da parte dei detenuti. Anche per questo verrà allargato anche ai detenuti di media sicurezza.
L’associazione in queste tempo di pandemia ha anche realizzato le mascherine per i detenuti che soprattutto all’inizio della pandemia erano in fondo alle liste di consegna dei dispositivi sanitari per far fronte al Covid, inoltre dopo la sospensione pandemica è ripresa la Colazione con papà, ovvero l’accoglienza con la merenda durante i colloqui, all’esterno del carcere per i bambini che andavano a trovare il proprio papà all’interno dell’istituto. «Lʼimportanza del mantenimento della relazione familiare è fondamentale per noi e lavoriamo affinché si mantenga e cresca liberamente», conclude Francesco Cosentini.

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