Casa di Toti: entra in scena il Canto di Los

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La Cooperativa Sociale Il Canto di Los opera a Palermo da 24 anni e promuove un mondo maggiormente inclusivo attraverso interventi clinici e riabilitativi che utilizzano prevalentemente le Artiterapie ed i linguaggi artistici-espressivi come risorse di crescita e trasformazione della persona.

 

Partner del progetto “Casa di Toti” sostenuto da Fondazione con il Sud, la Cooperativa sociale Il Canto di Los nasce a Palermo nel 1997 dall’impegno di un gruppo di professionisti affiatati e desiderosi di dare vita ad una realtà che fosse di sostegno alle famiglie con componenti disabili all’interno del loro nucleo, proponendo uma metodologia di inetervento innovativa. Già allora i giovani professionisti del Canto Di Los sentivano il bisogno di restituire qualcosa alla comunità palermitana, mettendo a disposizione della città le loro competenze e la loro voglia di fare. Dopo molteplici esperienze professionali in collaborazione con Enti pubblici e privati, nasce nel 2011 il Centro Percorsi Creativi, un centro all’avanguardia per la presa in carico terapeutico-riabilitativa di pazienti affetti da disagio/disabilità psichica che realizza interventi individuali e di gruppo utilizzando la metodologia delle artiterapie (danzaterapia, musicoterapia, arteterapia, drammaterapia e teatro terapia). Sempre all’avanguardia, la nascita di questa realtà è stata per il territorio di Palermo e provincia un elemento di grande sollievo.

Da oltre 24 anni, Il Canto di Los è una realtà di grande innovazione. Abbiamo chiesto alla Presidente Daniela Di Mauro di descrivere al meglio la loro realtà.

 

Presidente, quanto è innovativo il modello del Canto di Los?

Le ArtiTerapie possono essere considerate come forme d’arte applicate alla trasformazione delle condizioni di disagio, confusione e sofferenza degli individui, dei gruppi e delle comunità.

L’attenzione alla creatività come risorsa consente un approccio al disagio e alla sofferenza che guarda all’integrità della persona che non è considerata in funzione della sua disabilità, ma è vista come potenzialità che possiede in se stessa gli strumenti della propria trasformazione.

Le nostre attività si svolgono all’interno dello spazio laboratoriale. Il laboratorio è un dispositivo in cui è possibile esplorare, sperimentare sé stessi e le relazioni con gli altri utilizzando il linguaggio artistico, è uno spazio protetto e sicuro, privo di giudizio. Al suo interno il lavoro di e attraverso il gruppo, l’utilizzo di diversi metodi attivi basati sul lavoro di gruppo favorisce il coinvolgimento di tutti i partecipanti e lo sviluppo di dinamiche relazionali funzionali.

Un altro aspetto peculiare della nostra metodologia di intervento è il lavoro di équipe che assume un ruolo fondamentale a garanzia del monitoraggio in itinere di tutti gli interventi e della loro coerenza e integrazione con i servizi invianti e i familiari coinvolti.

 

Grazie alle esperienze maturate nel tempo, abbiamo compreso che l’integrazione sociale, intesa come piena autonomia e realizzazione di sé, fosse l’obiettivo cui dovevano tendere i nostri ragazzi. Abbiamo quindi puntato sul mezzo artistico come strumento di consapevolezza e crescita personale perché ne avevamo apprezzato le potenzialità terapeutiche e l’adattabilità alle infinite e diverse caratteristiche di ogni utente.

 

Quali sono state le esperienze che vi hanno portato a queste determinazioni?

Per oltre 10 anni abbiamo realizzato progetti importanti con il Comune di Palermo, la Provincia e l’Asp della nostra città. In questo lasso di tempo abbiamo cogestito un importante centro diurno per adolescenti con disturbi della personalità (disturbi della sfera nevrotica e psicotica, disturbi ossessivo-compulsivi, narcisistici etc.). Da queste iniziative abbiamo tratto l’esperienza necessaria per estendere il nostro impegno anche in ambito privato.

 

A che tipo di utenza vi rivolgete?

I nostri utenti sono bambini, adolescenti ed adulti prevalentemente in una condizione di disagio psichico di natura affettiva e relazionale, con frequenti implicazioni di natura psichiatrica. Tutti i nostri pazienti sono compensati, i nostri interventi, per le loro specifiche caratteristiche non sono applicabili alle situazioni emergenziali.

 

Come si è sviluppata la vostra attività dopo le esperienze con Comune di Palermo e ASP?

Nel 2011 abbiamo creato il Centro Percorsi Creativi, un centro privato, finanziato in modo del tutto  autonomo, indipendente, che svolge il servizio con continuità, senza dipendere dai fondi di progetti. Chiaramente la Cooperativa partecipa attivamente anche a progettazioni di eccellete fattura come per Casa di Toti, selezionando attività e partner in base alla credibilità e affidabilità. Abbiamo aperto il nostro piccolo universo in via Lo Iacono a Palermo, dove offriamo ai nostri pazienti interventi personalizzati sia indivduali che di gruppo.

 

Poi è arrivato il rapporto con Casa di Toti…

Si, Muni Sigona (Presidente di La Casa di Toti ONLUS ndr) è una persona unica, eccezionale. Mi ha convinta con la sua tenacia e con una proposta progettuale che ricalca alla perfezione la nostra idea di integrazione sociale. Casa di Toti è  una realtà bellissima, che ho imparata a conoscere approfonditamente e amare grazie alle attività fin qui svolte. Quando sono lì mi avvolge una bellissima energia: si vede subito che i ragazzi stanno bene, si trovano in un posto bellissimo, caldo, accogliente e a misura loro. Anche il personale è di altissimo livello: ci sono operatori molto preparati, che sono stati capaci di creare un bel clima interno, molto familiare. Quando sono lì sto bene e vedo gli altri che allo stesso modo vivono le mie senzazioni positive. Certo, non vi nascondo che è un lavoro super faticoso, ma si è ampiamente ripagati.

 

In cosa consistono le attività che svolge Il Canto di Los?

Il progetto in collaborazione con Casa di Toti prevede l’attivazione di laboratori di danzamovimentoterapia nei we, con una cadenza mensile. La danzamovimentoterapia (DMT) è una pratica che utilizza il corpo come strumento per la consapevolezza di sé e per relazionarsi con gli altri: il ragazzo trova così la risorsa in sé per realizzare una evoluzione e una crescita della propria condizione. E’ molto difficile spiegare con le parole ma per darvi un’idea di massima possiamo dire che in un incontro di DMT possiamo distinguere tre fasi, una prima che punta a favorire la consapevolezza di sé con automassaggio e massaggio a coppie per recuperare il contatto con se stessi e l’altro; nella 2° si stimolano l’attivazione del corpo attraverso il ritmo e la relazione, sempre in modo ludico, cosa fondamentale che è parte integrante della danzamovimentoterapia; nella 3° si stimola l’autonomia espressiva e le risorse creative di ciascuno.

 

E’ presto per dirlo, ma state pensando a far continuare questo rapporto di collaborazione oltre la fine del progetto?

Si. Stiamo pensando di integrare le attività della nostra struttura con i servizi di Casa di Toti portando i nostri ragazzi fin da Palermo a svolgere alcune attività in questo luogo meraviglioso. Ne vale davvero la pena.

 

Daniela, grazie per il tuo contributo. Un’ultima domanda: avete un sogno nel cassetto?  

Non solo uno! Il progetto a cui teniamo di più però è quello di realizzare un gruppo appartamento per lavorare su autonomia e vita indipendente dei nostri ragazzi per prepararli al mondo del Dopo di Noi. Per ottenere questo risultato è fondamentale il coinviolgimento attivo delle famiglie, affichè sostengano i ragazzi nel loro processo di crescita, autonomia e possibilità di pensarsi in modo indipendete dai genitori stessi.  Noi siamo comunque fiduciosi che si possa fare. Anche in questo Casa di Toti precorre i tempi. E prima o poi sarà la volta anche di Palermo…

 

In bocca al lupo!

Viva il lupo!

 

 

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