La prima birra agricola a vocazione sociale finalmente è pronta!

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Questa mattina la Cooperativa Mest ha inaugurato il suo birrificio per la produzione di birra agricola. Nato dal Progetto Gruyt finanziato dalla Fondazione con il Sud, e realizzato insieme al Consorzio La Città Essenziale, alle cooperative sociali Il Sicomoro, La Commenda e Anthos e al Birrificio79. 

Alla presenza del Vescovo Pino Caiazzo, del Presidente del Consorzio Giuseppe Bruno, del Presidente della Cooperativa Mest Michele Plati, del Direttore della Fondazione Migrantes Don Antonio Polidoro, la prima mescita della birra artigianale è uscita dai tini per l’assaggio tanto atteso. 

Alì, Kingsley, Wuyeh, Said e Ehis, hanno racchiuso in questo primo assaggio il lavoro svolto in questi anni: la formazione, la pratica, la sperimentazione, il racconto. Perché Gruyt è un progetto collettivo che passa dall’integrazione lavorativa e si pone nella prospettiva di uno sviluppo artigianale sostenibile. 

La birra

Quella assaggiata oggi è una bitter british ale, una birra agricola ad alta fermentazione dal gusto maltato con un amaro elegante conferito da luppoli inglesi, in cui si riconosce un leggero aroma di miele di castagno con note di tostatura di pane. Il corpo è leggero e fluido e la carbonazione è leggermente pronunciata ma in stile. Attendiamo gli ulteriori affinamenti che la porteranno a essere la birra che sarà degustata direttamente in bottiglia o spillata dai fusti.  

Il Vescovo ha battezzato l’ambizioso impianto brassicolo, costruito in un antico podere immerso nell’agro di Matera, a pochi km dalla città e dai Sassi. Ha sottolineato inoltre l’importanza del lavoro come strumento di crescita della città e del territorio. 

Il progetto

Gruyt, il nome del progetto, evoca storie di incontri e mescolanze, come quelle di aromi e spezie che connotano le diverse varietà di birra – afferma Michele Plati – La nostra esigenza, fin dall’inizio è stata quella di individuare un luogo che permettesse di coltivare i campi attorno allo stabilimento, perché si creassero opportunità lavorative capaci di diventare nel tempo valore aggiunto. E infatti questo è connotato come un birrificio agricolo, che lavorerà su settori complementari di produzione”. 

La birra che oggi assaporiamo ha un valore particolare per il nostro Consorzio – spiega Giuseppe Bruno – perché conferma l’intraprendenza delle nostre cooperative, imprese sociali che producono concrete opportunità di sviluppo per le persone che vi lavorano, continuando ad affermare i principi di solidarietà, di inclusione orizzontale e di promozione umana”.  

Ma Gruyt è anche il luogo in cui si sono incontrate due grandi esperienze territoriali: quella dei mastri birrai di Birrificio 79 e quella dell’esperto agronomo Tommaso Padula, erede della grande famiglia di pastificatori lucani, che supervisiona il lavoro nei campi adiacenti il birrificio.  

Si sarebbero potute utilizzare le risorse messe a disposizione da Fondazione con il Sud per attivare forme di accoglienza e inserimento lavorativo più tradizionali, ma con minore capacità prospettica. Il Progetto Gruyt ha invece scelto una via più complessa, quella in cui le buone pratiche di inclusione passano per una visione d’impresa ampia, che punta ad evolversi e generare altre opportunità.  

Si è dato vita a un progetto collettivo, che tiene insieme forze e storie simmetriche, che si riconoscono reciprocamente. 

Ora attendiamo di trasferire la birra nel fusto e nelle bottiglie… 

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