Che vuol dire accogliere?

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Cosa vuol dire accogliere?
Domenica, era questa la domanda che girava nell’aria all’evento “Dall’accoglienza all’integrazione: percorso possibile? “, insieme alla rete di famiglie legate ad AFN (affidatarie e adottive) e anche nuove famiglie che si sono avvicinate con l’intento di fare un percorso di questo tipo.
Maria Rosaria Venutro, come moderatrice, ha tessuto il discorso tra Pietro Parlani (Presidente AFN) e Barbara Pandolfi (AFN), che hanno illustrato le attività che svolge AFN e hanno introdotto il tema dell’accoglienza; Alessandro Brullo (Presidente Fo.Co.) che ha parlato delle attività della Cooperativa Fo.Co, del sistema accoglienza per minori e dei percorsi educativi che attiviamo all’interno di Casa Ismaele (nonchè della presa in carico olistica del minore straniero non accompagnato); Stefano Comazzi (Presidente AMU) che ha illustrato le attività di cooperazione internazionale svolte da AMU e l’importanza di ridare dignità alle popolazioni svantaggiate attraverso la creazione di una piena autonomia lavorativa che tenga conto delle peculiarità e delle risorse dei vari paesi in cui si opera; Ida Falcone (Mi.Fa.), che ha raccontato la nascita di Mi.Fa., i suoi obiettivi (supporto alle giovani coppie e alle famiglie) e l’esperienza di Casa Ismaele, evidenziando che la scelta del nome dello sprar roglianese rappresenta la volontà di creare un ponte tra quei giovani che hanno attraversato il deserto e l’Europa.
Alla fine però, è il Prof. Ezio Aceti, che provato a rispondere ai nostri dubbi sull’accoglienza e sull’accompagnamento dei minori in generale, siano essi stranieri o ragazzi adottati da famiglie italiane, rimarcando la necessità di un’adesione empatica che deve passare attraverso il linguaggio.
“Cosa vuol dire accogliere?” Il prof Aceti non esita: “Due cose: prendere su di sè la ferita dell’altro e far sì che questa ferita venga trasformata in opportunità”.

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