La Calabria che resiste “Non voteremo più chi ci fa promesse”

di

da parcoecolandia.it

da La Repubblica, Lunedì, 20 gennaio 2020

Ad Arghillà un parco di educazione ambientale che utilizza beni confiscati.
A Crotone un centro internazionale di vela.
Aspettando le elezioni, storie da una regione che sogna di cambiare

Lamezia Terme — E poi c’è la Calabria. Deve esserci stato un momento in cui abbiamo dato per perso un pezzo di Paese. Magari dopo la strage del Ferragosto 2007 a Duisburg. O dopo quella notte da Ku Klux Klan, dieci anni fa a Rosarno. Ma il 26 gennaio per le regionali si vota anche qui: non è una terra perduta, non è un paradiso abitato dai diavoli, come nel saggio di Croce su Napoli.
«Non è un paradiso, e non ci sono solo diavoli» racconta Giancarlo Rafele, che si è fatto quasi 6000 chilometri on the road, per poi scrivere un libro. Ci sono isole di resistenza e parole di liberazione. Persone che chiedono alla politica, al nuovo/alla nuova presidente della Regione una risposta. Serve la politica, dove fino a oggi hanno fatto loro: con il
volontariato, con la ricerca, con il coraggio, con le idee. Spesso soli, contro la ‘ndrangheta, contro il disimpegno.
O in duemila: come quelli che hanno manifestato a Catanzaro per il procuratore Gratteri.
Questo nostro piccolo viaggio comincia da un balcone naturale sullo Stretto, a Reggio, che si chiama Arghillà:
dove già i greci facevano il vino, ora c’è il posto degli ultimi fra gli ultimi. Case popolari assegnate ai rom e alle famiglie indigenti di tutta l’area, 200 occupanti abusivi, una palestra che sembra bombardata, ma vie che finalmente hanno un nome: quello dei magistrati uccisi, dei preti di frontiera, degli uomini di legge. A un chilometro, una piccola oasi: un fortino dell’’800 ribattezzato “Ecolandia”, un centro di educazione ambientale. L’altra notte
hanno cercato di rubare strutture in legno che erano state confiscate a un clan. Non ci sono riusciti. Qui passano ogni giorno centinaia di studenti, sta nascendo un percorso in sette tappe, “Laudato Si’”. «Sogniamo di avere qui il Papa» dice il presidente Tonino Perna, sociologo «del resto, chi è più ambientalista di San Francesco?». E intanto lancia
un progetto per tutta la zona, grazie alla Fondazione Vismara e ad Action Aid: un centro sanitario per Arghillà,
pompe supplementari per l’acqua, un piano per il recupero per le terre incolte e un altro per la mobilità: per rendere questo posto meno solitario, e Reggio e Villa più raggiungibili.
In Calabria riconosci un luogo anche perché lo hai visto in tv: in quel paese in cima con le pale eoliche una madre aspetta ancora un figlio che si innamorò della donna del boss. Luoghi dei libri e del cinema: Africo, Santa Venera, Polsi, San Luca.
La Ciambra: che è il ghetto di Gioia Tauro in cui hanno fatto un film premiato a Cannes. Proprio da quelle parti, nella Piana, è il tempo della raccolta delle arance. Gli immigrati vanno in bici, aspettano di essere caricati dai caporali, intanto prendono la polvere dei camion.
C’è ancora la tendopoli, nonostante le promesse, il clima è diventato più cupo: per via del decreto Salvini, l’80% non ha più il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Alcuni volontari sono stati minacciati.
Anche qui, grazie a Vismara, c’è una speranza: il progetto “Spartacus” firmato dalla Ong “International House”. Bus per i trasferimenti, incentivi alle imprese che assumono e che forniscono alloggio (qui case ce ne sono tante: generazioni di coloristi hanno raccontato il famoso non-finito-calabrese.

Caro/a presidente della Regione, questa potrebbe essere un’idea: agevolazioni a chi finisce il non finito, a chi sistema
le case). A pochi chilometri, un piccolo miracolo. C’è una azienda agricola con 110 lavoratori di 17 nazionalità. “La
Fattoria della Piana” esporta il 55% del suo pecorino in Canada (sempre di più) e negli States (meno, per via dei dazi). Capita di trovarlo sui voli di Delta, British Airways. Carmelo Basile, figlio di un poliziotto, andò nel 2008 in Germania a studiare le biomasse. Ora la sua impresa non è solo un caseificio che raccoglie il latte di 92 pastori. La sua Fattoria pratica l’economia circolare: lavora gli scarti degli agrumi e delle olive, produce energia propria e sfrutta quella fotovoltaica. Non è stato facile crescere, non sono mancate le intimidazioni.
Ora Basile ha richieste molto semplici per la politica: «Educare i ragazzi alla legalità, fare vincere il buono. Non voterò chi mi promette qualcosa». L’anno scorso la figlia Federica, under 30, ha deciso: era manager ad Amazon Uk a Manchester, è tornata qui, in assoluta controtendenza: «Dove ci sono problemi e inefficienza ci sono margini grandi: ad Amazon la sfida è far arrivare mezz’ora prima un orecchino, qui c’è una terra da cambiare».
Si riprende idealmente la moto insieme a Rafele, che è presidente di “Macramé”, il consorzio sociale più importante della Calabria. Con Nicola Fiorita ha scritto “Il bicchiere mezzo pieno”, stanco degli stereotipi.
Che resistono: un mese fa, un club di serie A ha fatto un tweet sull’ingaggio di un attaccante italo-calabrese. «Questo non significa che sia una regione come le altre.
Non è normale che ogni cittadino abbia diritto a 22 euro pro-capite di servizi sociali contro i 200 dell’Emilia.
Che si arrivi a 18 mesi per avere un pagamento dalla PA». Cita Raffaella Conci che a Isola Capo Rizzuto coltiva a finocchi un terreno confiscato alla cosca Arena.
Ed è dalle parti di Crotone che ascoltiamo il racconto dell’onda perfetta.
Una scoperta dell’altro giorno, si può dire. Grazie a una scogliera sommersa, all’incrocio della tramontana da Nord e del grecale da Nordest, la città è uno stadio naturale per gli sport del mare. L’avvocato Francesco Verri è partito nel 2012 da un baracchino su una spiaggia. Ora il suo circolo coinvolge 200 famiglie, ospita atleti del Nord Europa
che vengono a svernare ed allenarsi, regate internazionali: ha portato 120.000 presenze a Crotone nel giro di sette anni. «Un’onda così c’è solo a Auckland e a Palma di Maiorca. Alla politica dico: serve amore. E attenzione per le realtà che portano lavoro. La terra e il mare li abbiamo già».

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