Cinque tavoli per per costruire condizioni dignitose di vita e di lavoro per le persone di origine straniera che lavorano nel settore agricolo e per l’intera cittadinanza.  

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Il partenariato di Campagne Aperte ha organizzato i primi 5 tavoli di lavoro con le amministrazioni della Città Metropolitana di Reggio Calabria per costruire condizioni dignitose di vita e di lavoro per le persone di origine straniera che lavorano nel settore agricolo e per l’intera cittadinanza. 

A Gioiosa Jonica, comune abituato ad una gestione virtuosa della convivenza tra nuov3 cittadin3 e cittadin3 di lunga data, il sindaco si è impegnato al riconoscimento della residenza fittizia per facilitare le pratiche di soggiorno e favorire in questo modo il corretto inserimento delle persone nel tessuto sociale. La residenza fittizia permette infatti, tra le altre cose, di poter avere la tessera sanitaria ed il medico di base, accedere ai servizi regionali, chiedere sussidi sociali, stipulare contratti di lavoro, aprire un conto corrente. 

A Cittanova, dove l’amministrazione si è ugualmente impegnata a riconoscere la residenza fittizia,  il tavolo è stato occasione di confronto con le operatrici del SAI, la Legacoop e Confagricoltura in un dibattito che, partendo dalle esigenze pratiche delle persone di origine straniera che vivono sul territorio, ha affrontato la questione dei diritti del lavoro, dei criteri e degli strumenti esistenti (o non esistenti/non applicati) delle aziende che promuovono il lavoro irregolare, della condizionalità sociale delle aziende agricole, ma anche e soprattutto il considerare i braccianti come cittadini a pieno titolo.

A Villa San Giovanni si è avviato un processo per la costituzione di uno spazio di donne, straniere e italiane, multiservizi. L’amministrazione si vuole fare promotrice di una dinamica che porti alla piena partecipazione delle donne alla vita cittadina per intervenire su due livelli: il superamento degli ostacoli e delle difficoltà vissute quotidianamente dalle donne attraverso percorsi di consapevolezza e di empowerment, e la definizione partecipata delle politiche e della gestione comunale basate sulla parità di genere grazie ad uno spazio che si vuole luogo di pratiche di resistenza, di sorellanza e di riscatto. 

A Cinquefrondi si è ragionato sui possibili utilizzi dei terreni confiscati a scopi sociali. Sì è ribadito come il promuovere un sistema del cibo sostenibile a livello locale significhi fornire ambienti urbani più vivibili, un’adeguata remunerazione per tutti gli attori e le attrici della filiera alimentare, sviluppando, al tempo stesso, un’economia locale basata su nuove relazioni tra chi produce e chi consuma. Significa inoltre valorizzare e regolarizzare il lavoro agricolo che, soprattutto in Calabria, è caratterizzato da sfruttamento, precariato, mancanza di diritti e di normative adeguate  e che tocca in particolar modo le persone straniere.

A Taurianova il tavolo è stato occasione di confronto tra l’amministrazione e le realtà che intervengono sul territorio in particolare sul tema dell’abitare. Durante il tavolo è stata comunicata la notizia dell’avvenuto allaccio dell’energia elettrica, dopo un anno di attesa, nel borgo sociale costruito come alternativa alla baraccopoli di Contrada Russo. Si è cercato di ragionare sulla gestione del borgo perché sia sì un’alternativa alla baraccopoli, ma che non rappresenti la soluzione finale al problema dell’abitare dei lavoratori agricoli di origine straniera, così come il comune ha iniziato a fare insieme all’Agenzia per l’abitare che permette il superamento di situazioni ghettizzanti attraverso l’affitto di appartamenti all’interno della città. Come partenariato ribadiamo infatti l’importanza di lavorare sulla definizione di politiche e pratiche dell’abitare diffuso in contrapposizione alla gestione emergenziale di campi, borghi, tendopoli o qualunque altra soluzione releghi il problema ad una questione di ordine pubblico da tenere alla periferia del vivere cittadino.  

Dai Tavoli è emersa forte l’esigenza di fare rete, di creare dei percorsi collettivi sia tra comuni che con la società civile e del ruolo nonché del rinnovato impegno della Città Metropolitana al fine di portare a sistema le tante esperienze e di stabilizzarne i risultati. 

Questi tavoli rappresentano uno dei tasselli del progetto che vuole accompagnare la costruzione di collettività basate sulla compartecipazione e la valorizzazione delle pratiche non solo positive ma anche lungimiranti, che contribuiscano, cioè, al processo di cambiamento ed al superamento delle discriminazioni quotidiane, siano esse sociali, economiche o politiche. Un cambiamento sistemico, insomma, che per essere tale necessita della partecipazione di tutti gli attori in campo nel portare avanti scelte che rompano con l’esistente basato essenzialmente sull’ingiustizia sociale. 

Crediamo infatti che sia importante continuare ad insistere sulla narrazione della migrazione come una forza positiva per lo sviluppo di un territorio. È necessario andare oltre l’ottica dell’integrazione e valutare le persone immigrate non in base a come si adattano a un certo territorio, ma in base a come lo trasformano, in base a come rimodellano la società in cui arrivano in una visione della mobilità come un fattore fisiologico perché funzionale all’equilibrio sociale.

 

 

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