Dipendenza da gioco in Calabria, quando le storie complicate hanno un lieto fine

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Il progetto “A Carte Scoperte” mira a prevenire e contrastare il fenomeno del Disturbo da gioco d’azzardo in Calabria. La forza di questo percorso variegato e che prevede – tra l’altro – la presa in carico non solo del soggetto ludopatico ma anche del nucleo familiare sta anche e soprattutto nella sua rete composta da realtà con esperienza e che si occupano da decenni di dipendenze nelle province di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Reggio Calabria.

L’ente capofila è il Centro Calabrese di solidarietà  che, in una recente intervista rilasciata alla giornalista Elena Inversetti per sequestoeungioco.org , racconta attraverso l’esperienza di Giorgia Ritrovato, psicologa e psicoterapeuta che lavora da anni nel settore una storia che va dritta al cuore del progetto.

“Un ex alcolista che avevamo aiutato a guarire dalla sua dipendenza da sostanze alcoliche e che, dopo qualche anno, è tornato di nuovo da noi, perché affetto da Disturbo da Gioco dAzzardo. – racconta la dottoressa Giorgia Ritrovato del Centro Calabrese di Solidarietà  –  Era una situazione clinica e familiare complicata, siamo però riusciti ad aiutarlo, disponendo anche le condizioni per una convivenza con un nostro volontario, così da ovviare alla grande solitudine che affliggeva questa persona e che lo induceva al gioco compulsivo. Lui oggi non solo sta meglio, ma è diventato un volontario del Centro! Contribuire a ricostruire una vita che per ben due volte si era interrotta è stata una delle soddisfazioni più grandi in questi anni di lavoro al Centro. Interventi di questo tipo sono possibili perché si lavora insieme alla rete territoriale che arriva a comprendere anche il datore di lavoro. Ma non solo. Negli anni a contatto con i giocatori patologici, infatti, abbiamo toccato con mano quanto sia importante prendere in carico e far partecipare al percorso di cura e di recupero anche le famiglie dei giocatori, seppure la Regione Calabria non abbia ancora recepito i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) per il DGA”.

In Calabria del resto c’è un bisogno elevato di interventi mirati  anche se il fenomeno rimane perlopiù “sommerso con una scarsa conoscenza delle possibilità di cura”, spiega ancora Giorgia Ritrovato a sequestoeungioco.org.

E “sommerso” è un aggettivo che sicuramente si applica alla perfezione quando la dipendenza da gioco è femminile perchè “le donne fanno fatica a chiedere aiuto” più di ogni altro. Rimane poi una specificità culturale legata al territorio calabrese: “Se un uomo ha un problema, la donna lo accudisce, ma, quando è il contrario, il più delle volte, la giocatrice viene lasciata sola, non supportata e addirittura stigmatizzata. Spesso, inoltre, abbiamo a che fare con casi di violenza economica e psicologica in famiglia”, prosegue il racconto di Giorgia Ritrovato. 

In Calabria il gioco femminile non è tuttavia la sola emergenza  “preoccupa sempre di più il gioco online negli adolescenti con i quali entrare in contatto è molto difficileQuesta fascia d’età, infatti, ha difficoltà a trovare aiuto nei servizi territoriali. Inoltre il Covid ha peggiorato in modo esponenziale la situazione. Moltissimi giovani sono passati dal gaming al gambling, unendo la dipendenza tecnologica a quella da gioco d’azzardo”, conclude il racconto la psicologa del Centro Calabrese di Solidarietà.

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