UN SOGNO REALIZZATO

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Le Vasche delle Soglitelle a Villa Literno. Da frontiera della criminalità a riserva naturale. Così è stata vinta la grande battaglia per ritrovare la legalità nelle aree umide del litorale domitio.

 

Percorrendo la superstrada che unisce Napoli a Mondragone si nota la presenza di numerosi specchi d’acqua. Si tratta di invasi artificiali di dimensioni e profondità variabili, in alcuni casi sono isolati ma in alcune zone, come di fronte al Villaggio Coppola Pinetamare la loro densità è talmente elevata che vanno a costituire delle vere e proprie zone umide.
A cosa servono questi invasi chiamati localmente “vasche”?
Alcune si sono formate in seguito all’estrazione abusiva di sabbia, ma la stragrande maggioranza nasce per fini venatori e vengono utilizzate soprattutto nei periodi migratori per il bracconaggio agli uccelli acquatici.

Questi invasi artificiali, insieme alle aree limitrofe caratterizzate da canali, argini, salicornieti, fragmiteti e prati umidi coltivati a pascolo, costituiscono un ambiente di tipo ecotonale unico dal punto di vista naturalistico. Su questi stagni, in primavera, migliaia di uccelli migratori provenienti dall’Africa e diretti nelle zone di nidificazione italiane, europee ed asiatiche, transitano e vi sostano per riposare e alimentarsi. Questa zona rappresenta per gli uccelli acquatici, ed in particolare per i limicoli e gli anatidi, l’unica area favorevole dove sostare durante le migrazioni per recuperare le risorse energetiche necessarie a completare il loro lungo viaggio migratorio, che, per alcuni di essi, si estende dalle zone umide dell’Africa Meridionale all’estremo nord del Continente Asiatico. Infatti molte specie di uccelli utilizzano i diversi tipi di ambienti presenti nel sito come area di foraggiamento, mentre altre vi trovano le condizioni idonee per la riproduzione.
Le vasche sono costituite da uno specchio d’acqua appositamente preparato con canne e piante palustri che riproducono l’ambiente naturale degli uccelli acquatici. Al centro dello specchio d’acqua i bracconieri vi collocano sagome di anatre e trampolieri o addirittura uccelli vivi legati con una cordicella oppure rinchiusi in gabbie di ferro. Gli uccelli migratori vengono attratti con richiami acustici elettromagnetici vietati che riproducono i versi delle specie da abbattere; le vasche sono tutte munite di appostamenti fissi, in cemento, dove i bracconieri possono stare comodamente. La parte superiore viene dipinta di verde per mimetizzarla e sono chiusi mediante lucchetti blindati. Nei bunker più attrezzati sono stati trovati addirittura letti a castello e cassette del pronto soccorso……

La mattanza dei bracconieri.

Sulle vasche la caccia era sempre aperta, si sparava alle marzaiole, alle morette, ai fischioni, agli aironi, ai falchi, ai cavalieri d’Italia; uccelli protetti e bellissimi che attraversano due continenti durante il periodo migratorio per poi finire impagliati nel salotto di qualche collezionista. Si sparava dai bunker in cemento armato con fucili rubati, con la matricola abrasa, con mezzi vietati come richiami elettromagnetici. Questa forma di bracconaggio è un fenomeno sociale generalizzato e sfida alle autorità, ma rappresenta anche un modo per le organizzazioni criminali di controllare il territorio e sottrarlo alla società civile.

 

I Blitz antibracconaggio ed il sequestro delle vasche

Già nel 1997 Sergio Costa, Ufficiale Forestale attuale Ministro dell’Ambiente, con un manipolo di uomini setacciò le vasche sequestrando fucili, cartucce e denunciando decine di bracconieri.
Nel 2001 inizia l’operazione Volo Libero condotta dal Comando Carabinieri Tutela Ambiente e dalle Guardie Volontarie della LIPU che portò alla denuncia di numerosi bracconieri e al sequestro di armi e fauna selvatica protetta. Doveva essere un’operazione di polizia di routine, invece divenne una grande campagna per la legalità, nata appunto dall’incontro tra il Colonnello Sergio De Caprio conosciuto come Capitano Ultimo, ed i volontari della LIPU Rino Esposito e Giovanni Albarella. Il 23 gennaio 2005 scattò il maxiblitz che diede la svolta. La Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere incaricò il Comando Carabinieri Tutela Ambiente di sequestrare le vasche che vennero affidate in custodia giudiziaria al Ministero dell’Ambiente. Furono denunciate decine di persone per disastro ambientale, occupazione di demanio dello Stato, furto e deviazione di acque pubbliche, bracconaggio.

Il sogno realizzato

Ci si pose, quindi, le seguenti domande: che cosa accadrà quando l’operazione dei Carabinieri sarà conclusa? Cosa accadrà quando ricomincerà la migrazione degli uccelli acquatici? Occorrerà che tutti gli anni lo Stato torni a fare i controlli, in modo che tra la gente si diffonda la consapevolezza che la legge esiste, che va rispettata, che questa non è terra di nessuno o, peggio ancora, di pochi. Una cosa è certa: tutti i bunker sono abusivi e vanno confiscati e abbattuti, ma se invece di abbatterli questi fossero utilizzati per osservare e studiare gli uccelli e il territorio fosse restituito ai cittadini?

Quelle domande sul futuro delle vasche trovarono risposta in un’idea condivisa tra il volontariato e le istituzioni. La LIPU, infatti, elaboro’ un progetto di tutela e fruizione naturalistica delle vasche, trovando il consenso della comunità locale. raccolse circa 7000 firme per chiedere di porre fine alla mattanza dei bracconieri. Lo scopo era quello di creare una zona protetta con tutte le strutture adatte ad ospitare i visitatori, itinerari guidati, pannelli esplicativi, per impedire che su questi territori venissero ancora perpetrate le attività illegali ai danni dell’ambiente e delle risorse faunistiche, patrimonio della collettività, nazionale ed internazionale. L’appello della LIPU venne raccolto dalla Giunta Regionale della Campania che istituì definitivamente la Riserva Naturale con la Delibera n. 2033 del 13 dicembre 2006.
Intanto la LIPU già incominciava a portare le prime scolaresche alle soglitelle per far conoscere il territorio.

Il Ministero dell’Ambiente quale custode giudiziario delle aree sequestrate, avviò un’azione congiunta con la Regione Campania stipulando in data 06.12.2007 apposita Convenzione che, fissava, tra l’altro, le necessarie risorse finanziarie per la riqualificazione e fruizione delle Soglitelle, previo esproprio delle aree a favore del Comune di Villa Literno.
Con i fondi del Ministero Ambiente il “cuore” dell’area è stato recintato e sono stati realizzati un centro visite con capanni birdwatching e pannelli illustrativi .
Ecco il primo passo per una reale fruizione dell’area in sicurezza. Infatti il Ministero dell’Ambiente, la Regione Campania, l’Ente Riserve ed il Comune di Villa Literno incominciarono a lavorare in sinergia per la piena tutela e valorizzazione dell’area.
Oggi, grazie al cofinanziamento della Fondazione con il Sud con il Bando Ambiente 2018 e dell’Ente Riserve Foce Volturno e Costa di Licola finalmente l’area è fruibile dalla collettività, con visite guidate ed eventi per le scuole.

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