Un’altra storia possibile: trent’anni dopo la strage di Capaci l’eredità di Falcone è la comunità di Verbumcaudo

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Il Giudice Giovanni Falcone “era stato il primo a capire che le cosche non sono solo un problema di ordine pubblico”, racconta a la Repubblica Napoli il Capo della Procura di Salerno Giuseppe Borrelli. Trent’anni dopo la strage di Capaci l’eredità di Falcone rappresenta ancora il principale patrimonio a disposizione dei magistrati che indagano sulle mafie. “Il lavoro in pool, l’analisi dei rapporti economici, la gestione dei collaboratori di giustizia: le sue intuizioni oggi sono la strada maestra per tutti noi”, spiega Borrelli.
E proprio Verbumcaudo è parte di questa grande eredità: sulla vendita di quel bene aveva infatti indagato il giudice fedele alla regola “segui i soldi”. È così che Falcone aveva scoperto che un assegno con cui era stato pagato Verbumcaudo dai fratelli Greco di Ciaculli era firmato da Antonio Bardellino, camorrista di primo piano vicino ai casalesi. Anche le anomalie nel percorso di vendita di Verbumcaudo servirono a corroborare le accuse nei confronti dei Greco nel maxi processo e portarono il 1 luglio 1983 al sequestro giudiziario che diverrà confisca il 18 maggio 1987. Un’inchiesta che ha lasciato il segno anche nella lotta alla camorra. Infatti, l’assegno arrivato a Michele Greco “Era una prova fondamentale: dimostrava i rapporti strettissimi fra Cosa Nostra e il clan Nuvoletta”, racconta ancora su la Repubblica Franco Roberti che nel 1984 era uno dei pm di punta della Procura napoletana.

Consapevoli dell’enorme eredità simbolica di queste terre che oggi hanno una nuova vita, viviamo la giornata di oggi con grande emozione e profonda gratitudine. Un’altra storia è possibile, un nuovo percorso di legalità è in atto, Verbumcaudo ne é la prova.

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