Un cuore da scrittrice!

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La storia che narriamo in questo articolo è scritta da Giusi Norcia che si occupa del laboratorio di scrittura creativa.

È arrivata a WonderLad con un desiderio chiaro, una luce decisa: scrivere di sé, narrare la propria storia.

Maria Elena ha dieci anni e un cuore da scrittrice, per questo i suoi libri li immagina già, sogno tra i sogni che desidera coronare.

Lungo una scia di visioni, ricordi e aspirazioni è iniziata la sua avventura nel laboratorio di scrittura creativa, alla ricerca della propria voce.  D’altronde è stata proprio questa la sfida più complessa e appassionante: trovare il modo, la fiducia, far crescere l’albero dei propri desideri.

Il primo ostacolo, forse quello più insidioso, l’insoddisfazione per un racconto che percepisce “troppo infantile”, poi la rabbia per quel non realizzare ciò che si è a lungo immaginato, la sfiducia.

Voci del presente, o forse del passato. Così la scrittura sa curarci, ponendoci in relazione con la vita stessa divenendo, forse ancor più qui a WonderLad, arte di vivere e condividere.

Allora, quei pomeriggi “alla ricerca della propria autobiografia” sono diventati altro: narrazione, stupore, ricerca del valore, come se ogni ricordo fosse una pepita d’oro, un tesoro del cuore da cui farne schiudere nuovi. L’esperienza della malattia, della vita all’ospedale Bambin Gesù di Roma si mescola così al sorriso della mamma “quel sorriso che le faceva vivere tutto allegro e bello come un posto magico, anche se erano sole.

La mamma le leggeva storie e coloravano disegni, passavano tanto il tempo, il sorriso non finiva mai”.

Maria Elena nel frattempo trova la sua voce narrante, raccontandosi in terza persona, quasi a guardarsi da dentro e insieme da fuori, crea istintivamente la distanza della contemplazione. Anche il tempo si dilata, lasciando intravedere un futuro possibile dove la sofferenza diventa felicità, l’esperienza personale si fa prima guarigione e poi missione. Oltre alla scrittrice, infatti, “Maria Elena vorrebbe fare l’oncologa o la neuroncologa. Lei alcune volte prova ad immaginare sé stessa dottoressa, il suo studio e i suoi pazienti”.

E il suo studio lo immagina tutto colorato, decorato da quadri e disegni, una stanza “così allegra che i suoi pazienti devono sentirsi a proprio agio. Devono sentirsi ben accolti e non esclusi; magari potersi interessare dei loro gusti farebbe in modo da far fare loro cose piacevoli”. Così la cura crea cura, e la bellezza inventa nuove strade.

I mesi scorrono, cadenzati da quell’incontro settimanale tanto atteso, lo spazio della scrittura creativa in cui la rabbia è diventata grinta, la sfiducia si è trasformata in incoraggiamento e in senso dell’umorismo, l’interesse è fiorito nella creazione.

E man mano l’autobiografia si nutre di storie: l’amicizia con Ludovica – quei sentimenti che sono un vortice di scoperte, complicità e doni – la passione per la danza e per la lingua spagnola, il calcio e l’amata Juventus, i “racconti di paura” inventati con la zia in campagna, la musica da ascoltare e quella da suonare, nelle novene in giro per il paese o chissà in quanti modi. Cornice di ogni evento, il mondo intimo della scrittura e della riflessione, a casa, in una stanza tutta per sé.

 

È una autobiografia meravigliosamente incompleta, quella di Maria Elena, che intanto sempre più si apre al mondo per conoscerlo e conoscersi. Una preziosa vita da vivere che riempirà di racconti e sorprese nuove pagine, come un diario dorato.

 

Un ringraziamento a Fondazione con il Sud

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