Fare rete: a Santa Paolina inizia la formazione per la futura cooperativa di comunità

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È cominciato il percorso formativo finalizzato alla costituzione della Cooperativa di Comunità di Santa Paolina.
L’iniziativa, che rientra nel progetto “I Piccoli Comuni del Welcome”, sostenuto da Fondazione con il Sud, consiste in una settimana di formazione destinata alla preparazione di coloro che che saranno i futuri membri della cooperativa nascente.
Aiutati dagli esperti dell’Università degli studi del Sannio, che svolgono le lezioni, i futuri componenti delle Cooperativa si misurano con la redazione di un vero e proprio piano di fattibilità aziendale, che porterà in sé l’ambizioso obiettivo di influire concretamente sull’attrattività del territorio interessato, coinvolgendo chi questa terra la vive ed è interessato a farla rivivere.
“Fare rete: monitoraggio, analisi, valutazione” è il titolo della lezione tenuta dal Professore Francesco Vasca, Ordinario di Automatica all’Unisannnio-Dipartimento di Ingegneria, coadiuvato dalla Dott.ssa Dora Ricci e dalla Dott.ssa Carmela Bernardo, anch’esse dell’Università del Sannio.
Un’ottima occasione per la rivalutazione di un territorio con tante potenzialità inespresse: unanimi, i corsisti di Santa Paolina, nel giudicare la formazione.
Ma cos’è una rete? Cosa vuol dire fare rete? E soprattutto, una volta creata, come monitoriamo il corretto andamento di questa azione? La lezione si apre con delle domande di Vasca, a cui segue un’affermazione: il nostro mondo quotidiano è, oggigiorno, totalmente ed inevitabilmente interconnesso.
Una rete si definisce innanzitutto dai suoi confini, che definiscono i nodi (legami) con cui voglio avere a che fare: possono essere i partecipanti di questo corso, dei confini fisici come le mura di una classe, ma anche definirsi in base ad un obiettivo o ad una finalità, come, per l’appunto, la costituzione di una cooperativa di comunità, che non interessa solo i soci ma può aprirsi alla curiosità di una molteplicità di soggetti.

Esempio pratico di una rete: nella slide viene illustrato “il gioco dei fili”, un esercizio che dei gruppi di persone hanno svolto, in cui ognuno ha 3 nastrini con dei cerchietti (nodi) con cui può collegarsi con altrettante persone, scegliendo autonomamente con chi collegarsi ed in che modo. L’esercizio crea dinamiche molto interessanti: una bambina in foto, che si è alzata per collegare due gruppi diversi, ha costruito in termini tecnici un ponte tra due gruppi che altrimenti sarebbero rimasti separati. Ancora: alcuni si sono ritrovati con più di 3 nodi, ovvero li hanno riutilizzati per legarsi a più persone, creando pertanto tante connessioni.

Ma in una rete non tutti sono connessi con tutti, come spesso si è portati a pensare: non è così in una rete, o perlomeno in una rete efficace. L’efficacia sta nella possibilità di creare collegamenti tra un punto e un altro di una rete: creare un percorso tra i nodi per raggiungere due punti non collegati, significa creare connessioni, ed è ciò che una rete efficace deve saper fare. Altro punto fondamentale per valutare l’efficacia di una rete è la sua eterogeneità: è dalle diversità che la diffusione di un pensiero, di un’iniziativa può farsi strada. Una rete con tutti soggetti uguali è poco utile: quanto più si sta assieme quanto più si tende ad avere stessa opinione, omologarsi, seguendo le connessioni, e questo meccanismo d’imitazione per la rete rappresenta un problema. È l’eterogeneità che permette di focalizzare i limiti e validità delle opinioni.
Successivamente il Professor Vasca ha illustrato il risultato di un questionario inviato tramite email a tutti i partecipanti, ai quali è stato chiesto di rispondere se e quanto conoscano gli altri partecipanti.
La D.ssa Dora Ricci e la D.ssa Carmela Bernardo hanno “disegnato” una rete sulla base delle risposte, utilizzando un modello con archi (che definiscono il grado di conoscenza a seconda dello spessore) e nodi (relazioni). Il risultato è una rete fitta con due soli legami deboli, che traccia un percorso che collega la singola persona alla rete.  A partire dalla costruzione della rete sono presentate le misure di rete, che permettono di dare indicazioni generali sulla rete (ad es. se è solida), e le misure di nodo, caratteristiche dei singoli nodi (se centrale nella rete, se capace di connettere gruppi di nodi).
I cosiddetti legami deboli, quelli che nella teoria delle reti sono tenute insieme da un solo legame, sono definiti come i più importanti: se c’è un solo nodo che li tiene legati alla rete, questo va curato maggiormente per non perdere tutto il gruppo legato al legame debole.
I partecipanti al corso, coinvolti in un’atmosfera molto partecipata, hanno dapprima confermato la validità del modello come rappresentativo della realtà relazionale del gruppo, aggiungendo un’importante considerazione alla fine dell’esercizio: lo spirito di cooperazione e gli obiettivi di aggregazione dovranno essere i pilastri delle azioni della cooperativa. Ed una rete forte e strutturata è la condicio sine qua non per creare un forte spirito cooperativo ed aggregativo, che riesca ad intervenire sulla comunità, coinvolgendo la comunità.
Il fine ultimo di una rete consiste nella capacità di riuscire a generare nuove reti: il Professor Vasca conclude la lezione portando l’esempio lampante del Consorzio Sale della Terra, le cui azioni sono riuscite ad innescare un vortice generativo, nel quale la creazione di nuove reti ha prodotto l’effetto di creare sempre di più nuovi legami, che a loro volta si sono concretizzati in altri nodi, altre relazioni, altre interconnessioni, altre reti, in un meraviglioso effetto generativo a catena.
Francesco Boffa

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