8 marzo nelle carceri della regione Puglia: Distribuzione di un kit contro la povertà mestruale

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RUBRICA “oltre confine” – 1

A cura di Pauline Marquis e Federica Calabrese
Pauline Marquis è laureata in giurisprudenza ha conseguito nel 2022 un Master in scienze sociali. Spirito libero e cosmopolita ha studiato e lavorato in Francia, Colombia, Spagna, Svezia e Messico. Attualmente si è stabilita in Puglia per uno tirocinio europeo di 6 mesi presso la onlus Officina Creativa.
È impegnata in progetti che rispettamo l’ambiente, sostengono una moda responsabile e soprattutto promuovono i diritti delle donne e delle minoranze. Nell’ambito del progetto BIL curerà la rubrica “oltre confine” che analizzerà diverse tematiche e lo farà in italiano, inglese e francese, proprio per raggiungere un maggior numero di lettori e “abbattere” un primo confine linguistico.

In questo lavoro sarà accompagnata da Federica Calabrese giovane laureanda in psicologia appassionata di fotografia e comunicazione.

Buona lettura.

 

8 marzo nelle carceri della regione Puglia:

Distribuzione di un kit contro la povertà mestruale[1]

In occasione dell’8 marzo 2023, giornata internazionale dei diritti delle donne, Made in Carcere ha voluto, ancora una volta, impegnarsi per il rispetto della dignità e dei diritti delle donne detenute nel Sud Italia. Quest’anno l’attenzione si è concentrata contro la povertà mestruale nelle carceri che rappresenta sia un’importante questione di salute pubblica, sia una questione di uguaglianza e dignità.

 

 

Qualche settimana fa, L. (una detenuta di Lecce) ci ha raccontato come avere le mestruazioni in carcere sia una nuova battaglia ogni mese.

Ci ha spiegato che il carcere di Lecce dà a ognuna una confezione di assorbenti al mese. Tuttavia, a volte, una confezione non è sufficiente a coprire l’intero ciclo, oltre a ciò, i prodotti sono di qualità inferiore, poco efficaci e scomodi. A questo si aggiunge la mancanza di altri prodotti per la cura, di antidolorifici e di privacy. L. spiega che la maggior parte delle detenute a Lecce non lavora, è immigrata e non ha famiglia qui, quindi non ha mezzi finanziari e deve ogni giorno arrangiarsi con ciò che si ha per sopravvivere. Chi ha entrate di denaro, può acquistare altri prodotti per l’igiene intima presso il supermercato del carcere, che però offre una scelta limitata ed è più costoso dei negozi all’esterno. Infine, L. sottolinea il pesante silenzio che circonda questa situazione.

In effetti, la testimonianza di L. riecheggia un fenomeno specifico: la povertà mestruale.In breve, si tratta della difficoltà o addirittura della mancanza di accesso a una igiene intima mestruale (assorbenti di buona qualità e in quantità sufficiente). Le cause principali della povertà mestruale sono il costo elevato degli assorbenti, ma anche la stigmatizzazione e la mancanza di educazione sulle mestruazioni, nonché la mancanza di infrastrutture adeguate (strutture igieniche, acqua potabile)[2].

L’accesso a protezione mestruale è un bisogno fondamentale. Non cambiare abbastanza o indossare una protezione inadeguata può mettere in pericolo la salute della persona (rischio di infezioni multiple, di shock tossico, ecc.).

Per lungo tempo tassati come prodotti di lusso (con un’IVA del 22%), dal gennaio 2023 in Italia i prodotti per l’igiene intima femminile sono finalmente tassati al 5%[3]. La spesa dei prodotti mestruale continua a rappresentare un dispendio di circa 100 euro all’anno. Non essendo spese rimborsate, rappresentano un’ingiustizia fondamentale tra le persone con le mestruazioni e quelle senza.

Nel mondo, una donna su dieci non ha ancora accesso a questi prodotti[4]. In Europa, sono soprattutto donne senza fissa dimora, lavoratrici povere, studentesse… Ma quanto riguarda le donne in carcere?

In Italia, le donne rappresentano meno del 5% della popolazione carceraria[5], e sono in gran parte invisibilizate e dimenticate dalla società. Le condizioni di vita nelle carceri sono ben lungi dall’essere adeguate ai loro bisogni. Oltre a ciòsi applica una “doppia pena[6]“: dover affrontare il periodo mestruale in carcere. Infatti, già particolarmente esposte alla vulnerabilità, la precarietà delle donne in carcere è ancora più accentuata.

Come l’ha ricordato Rosanna Mancinelli nell’articolo della scorsa settimana[7], l’innaturalità del tempo trascorso in carcere sconvolge notevolmente l’equilibrio dei corpi femminili, regolati sul ritmo dalla ciclicità della loro esistenza. Dunque, “i disturbi del ciclo mestruale sono il primo sintomo che compare nello stato detentivo[8]”.

Oltre all’impatto fisico, la povertà mestruale ha un vero e proprio impatto psicologico sulle donne in stato di detenzione. Un’igiene intima complicata può portare a un aumento del senso di vergogna, alla perdita di autostima e all’isolamento sociale.

Tra le proposte dell’ultimo rapporto pubblicato da Antigone[9] c’è la fornitura di “tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze igieniche e sanitarie specifiche delle donne, compresi gli assorbenti igienici forniti gratuitamente.[10]

Va sottolineato che garantire materiale intimo igienico-sanitario non deve limitarsi a fornire un servizio essenziale ma significa garantire il rispetto di tutti i corpi femminili, riconoscere i loro bisogni, contrastare le umiliazioni, il senso di vergogna, garantendo il mantenimento della loro dignità in quanto donne.

 

 

Ci è sembrato allora indispensabile dare un’occhiata più da vicino a queste grida di allarme…

Grazie al sostegno di aziende e associazioni del territorio (PDT Cosmetici, Azienda Sanigen, Terme a Margherita di Savoia, M’AmMA metodo e Le mele di Artemisia) abbiamo potuto implementare la distribuzione di un “kit contro la povertà mestruale” nelle carceri.

Utilizzando tessuti di scarto, nelle nostre sartorie abbiamo realizzato 150 trousse contenenti assorbenti di buona qualità e vari prodotti per l’igiene e la cura intima, che abbiamo distribuito a tutte le detenute di Lecce, Taranto e Trani mercoledì 8 marzo.

 

 

Tra sorpresa, commozione e degustazione di cibi tipici, questo momento di condivisione – tra l’atro, il primo a riunire tutte le detenute dopo la pandemia – è stato l’occasione per rompere i tabù su diversi temi (come le mestruazioni, “l’essere donna” in carcere, ecc.) e stimolare una discussione sull’importanza delle lotte femministe in generale.

Alla domanda “cosa evoca per voi questa giornata?”, rispondono che non c’è nulla da festeggiare e sottolineano il ricordo di chi oggi non c’è più. Cogliamo l’occasione per ricordare a tutti che l’8 marzo non è la “festa della donna”, ma l’ennesimo giorno per continuare a impegnarsi per il miglioramento delle condizioni umane e sociali di tutte le donne e delle minoranze di genere. Ogni giorno, il team di Made in Carcere continua a essere al fianco delle donne detenute con la speranza di cambiare le condizioni delle carceri femminili.

 

Scoprendo il contenuto dei kit, tutte le persone riunite hanno confermato il racconto di L., e hanno sottolineato che i assorbenti distribuiti dal carcere non tengono conto delle differenze di flusso in base ai corpi, all’età. “Ad esempio, noi che abbiamo avuto figli, ci sporchiamo sempre con questi piccoli assorbenti!”.

Annabella Cascione[11], grazie alla quale abbiamo raccolto quasi 4.000 assorbenti, ci ricorda che “questi beni primari, che per la maggior parte delle persone sono quasi scontati, possono significare tanto per alcune donne”. Maria Antonietta Plantone, donatrice di detergente intimi, creme per il viso, creme per il corpo, maschere di bellezza, biologici e prodotti nel Sud Italia per tutte le detenute, conferma di aver “”in modo più generale, la gioia di immaginare che qualcun* avesse pensato a loro ha riempito tutti gli sguardi[12]” di questo particolare angolo del carcere.”.

 

Questo primo passo verso la costruzione di spazi rispettosi che riconoscano e garantiscano i diritti, i bisogni e i desideri delle donne nelle carceri, apre la strada a una serie di incontri futuri (eventi di formazione e informazione) con le detenute che affronteranno diversi temi spesso trascurati.

 

Inoltre, con questa volontà di evidenziare le condizioni mestruali delle persone detenute, intendiamo legittimare la successiva distribuzione di differenti prodotti mestruali nelle carceri (come le mutande mestruali) per continuare ad agire contro la povertà mestruale nelle carceri e in generale contro l’invisibilizzazione e la stigmatizzazione delle donne detenute.

Pauline Marquis

pauline.marquis@madeincarcere.it

 

[1] Si utilizzerà la traduzione italiana del concetto, che deriva dall’inglese « period poverty », che spiegheremo più avanti.

[2] Plan International, « Causes et conséquences de la précarité menstruelle », Plan international, Indirizzo URL :  https://www.plan-international.fr/nos-combats/sante/precarite-menstruelle/ (Consultato il 18/03/2023).

[2] GAVI Tommaso, «IVA assorbenti e pannolini: aliquota al 5 per cento con la Legge di Bilancio 2023», Informazione fiscale, décembre 2022, Indirizzo URL:   https://www.informazionefiscale.it/IVA-assorbenti-pannolini-aliquota-5-per-cento-Legge-di-Bilancio-2023 (Consultato il18/03/2023).

[3] International Federation of Gynecology and Obstetrics (FIGO), «Month after month: Period Poverty», FIGO, febbraio 2019. Indirizzo URL : https://www.figo.org/news/month-after-month-period-poverty (Consultato il 18/03/2023).

[4] FABINI Giulia, «Donne e carcere: quale genere di detenzione?», Antigone, maggio 2017. Indirizzo URL: https://www.antigone.it/tredicesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/03-detenzione-femminile/ (Consultato il 18/03/2023).

[5] FONTENELLE Eva, « Avoir ses règles en prison : la double peine », Bondyblog, aprile 2021. Indirizzo URL : https://www.bondyblog.fr/societe/sante/avoir-ses-regles-en-prison-la-double-peine/ (Consultato il 18/03/2023).

[6] MANCINELLI Rosanna, « Pena e cura in un’ottica di genere. Riflessioni sul concetto di salute e benessere per le donne detenute », Esperienze con il sud, marzo 2020. Indirizzo URL : https://www.esperienzeconilsud.it/bilbenessereinternolordo/2023/03/16/pena-e-cura-in-unottica-di-genere-riflessioni-sul-concetto-di-salute-e-benessere-per-le-donne-detenute/ (Consultato il 18/03/2023).

[7] Ibis

[8] Antigone è un’associazione italiana fondata alla fine degli anni ’80 per difendere la giustizia penale.

[9] MARIETTI Susanna, « Partire dalle donne per una nuova idea di carcere », Antigone, marzo 2023. Indirizzo URL : https://www.rapportoantigone.it/primo-rapporto-sulle-donne-detenute-in-italia/le-nostre-proposte/ (Consultato il 18/03/2023).

[11] Testimonianza di Annabella Cascione -CEO di Azienda Sanigen– che è entrata per prima volta in un carcere in occasione dell’8 marzo 2023.

[12] Testimonianza di Maria Antonietta Plantone -CEO di PDT Laboratori Cosmetici- che è entrata per prima volta in un carcere in occasione dell’8 marzo 2023.

 

 

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