“La gioia ai giorni”, il laboratorio di teatro di VIVA!
di ecomuseodellapietraleccese
come una selva di proiettili.
Ai vecchi giorni il vento riporti
solo un garbuglio di capelli.
Per l’allegria
il pianeta nostro è poco attrezzato.
Bisogna strappare la gioia
ai giorni futuri.”
(V. Majakovskij)
Gigi di mestiere fa l’assistente capo in polizia penitenziaria e quando gli è stato chiesto di scegliere una parola che lo rappresentasse per presentarsi al gruppo ha scelto “libertà”. A 25 anni si è arruolato ed è stato assegnato in Lombardia.
“Ogni volta che partivo e vedevo dietro di me la scritta “Lecce” che si allontanava, piangevo per chilometri, almeno fino a Brindisi.” Racconta.
– “Come ti trovi qui a Milano?” – gli chiedevano gli amici.
– “Male.”
– “Ma come? Sei a Milano, una grande città”
– “Voglio tornare a Cursi. A Cursi non c’è niente ma c’è tutto.”
– “Gigi, se torni a Cursi alla cava ti tocca”.Solo la cava poteva farlo desistere dal tornare a casa.
Il 5 dicembre del ’97 “Mi arriva la comunicazione del trasferimento a Brindisi” racconta Gigi. “Carico tutto nella Tipo, smonto dal turno della notte e parto subito. Entro stasera devo stare a Cursi! mi sono detto. Non ho dormito nemmeno un minuto. Andando via suonavo il clacson in segno di vittoria e di libertà vedendo l’insegna di Mortara (così si chiama la città in provincia di Pavia dove vivevo) che si allontanava. Quando sono arrivato a Cursi, in piazza, ho baciato terra.”
Ci sono le storie al centro del laboratorio teatrale “La gioia ai giorni”, che sono fatte di anagrafe ma anche di relazioni ed emozioni profondissime che maneggiamo praticando la scena. “Ci stiamo occupando di affetti, più che di concetti in questo corso di teatro” – dice Alessandra De Luca – “stiamo facendo la bassa formazione, più che l’alta formazione, relazionandoci con i bassi istinti, con il ridere, con il piangere, con le passioni, con il gioco.”
Anna fa la bracciante agricola e la sarta, ed esordisce così quando le chiediamo di raccontarsi: “All’epoca, quando sono nata, sono nata morta. Poi tutto a un tratto ho iniziato a respirare. Sono un miracolo.”
E l’altro Gigi, che ci racconta che avrebbe dovuto chiamarsi Abbondanza perché i suoi avrebbero voluto una femmina, mette le mani avanti: “io sono uno che si commuove sempre”, non ha vergogna a dircelo, e vuole fare teatro perché lo aiuta a “vedere” le cose “in un’altra maniera”.
Nel frattempo sul mondo si è abbattuta l’ennesima guerra e abbiamo riflettuto su quanto sia importante allenare questo “sguardo” altro, e praticare questo “mettersi nei panni degli altri” che è alla base del teatro. Stiamo scoprendo che “i panni sporchi” è impossibile lavarseli solo in famiglia, perché lo sporco si allarga a macchia d’olio fino a sporcarci tutti, se non lo si lava via insieme.
Il primo modulo del laboratorio si concluderà a metà giugno.
info: vivailprogetto@gmail.com
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