Lagonegro,Capitale per un giorno_ 3 agosto 2019

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Esperienze di valorizzazione dei Beni culturali da parte delle Associazioni

Iniziando devo ricordare qualcosa, dall’ultimo Rapporto Svimez:
– negli ultimi quindici anni 2 milioni di persone hanno lasciato il Sud,
– in poco più di 10 anni sono andati via 30.000 ragazzi, e solo 6.000 di questi pare che siano tornati.

Un’emorragia più grave dell’emigrazione del secolo scorso, perché ci porta via la parte migliore della Comunità e perché contrariamente all’altra, in questa molti giovani partono senza avere alcuna intenzione di tornare.

Se ne vanno perché qui da noi non trovano sufficienti motivi per i quali valga la pena di rimanere. E in fondo anche noi ci siamo convinti che “l’acqua è poca e ’a papera nun galleggia”.

Sbagliando, perché abbiamo invece un Patrimonio eccellente che potremmo essere ancora capaci di valorizzare, e metterlo a frutto.
Potremmo costruire le premesse per farli tornare, quei ragazzi.

Perché succeda, dobbiamo prima di tutto fare nostre alcune riflessioni:

– il Patrimonio bisogna conoscerlo (banale finché volete, ma se non si conosce non si può valorizzare, e lo svendiamo, addirittura).

– valorizzare e aprire: chiudere non serve (come si fa con certi Musei, o per i Castelli, o per le aree archeologiche. Se il Bene diventa intoccabile risultano alla fine più alti i costi della manutenzione, e il Bene deperisce.

– Sussidiarietà: deve essere verticale ma anche orizzontale, contemporaneamente. Deve essere circolare.
Succede quando un problema già dall’inizio è condiviso, se ne discute, si sentono tutti gli Attori, e diminuiscono i sospetti reciproci.
Se si riesce a trovare una soluzione condivisa, se ne condivide anche il senso di proprietà, e allora anche la gente cura che se ne faccia l’attuazione.

Certo c’è bisogno però che l’idea maturi, e con il tempo che ci vuole, e l’alibi della indisponibilità di tempo è purtroppo una patologia grave di troppe Amministrazioni.

– Educazione al patrimonio. E’ meglio della Formazione, che spesso è fredda e burocratica.
L’educazione è invece passione, crea relazioni, rafforza l’appartenenza, se una cosa si ama si difende, migliora, diventa patrimonio di tutti.
Come si fa? sperimentazione, ricerca, cantieri aperti, Beni riempiti di gente…

Il Nuovo Codice del Terzo Settore (Legge Delega 106 del 2017) ci aiuta in questo:
– l’articolo 5 definisce le attività che può svolgere il Volontariato,
– l’articolo 55 definisce i rapporti che si possono avere con il Terzo Settore, e con gli Enti pubblici e privati.

Ci aiuta anche il Codice Urbani (del 2004)quando recita : i luoghi della cultura devono essere “partecipati” e devono diventare occasioni di lavoro dignitoso.
Perché sia davvero utile, pertanto, la partecipazione deve garantire due principi fondamentali:
– il Capitale deve essere ri-conosciuto, per essere valorizzato,
– il primo Attore deve essere il Cittadino Attivo, che è cittadino per eccellenza

Eleonor Osrom, premio Nobel per l’economia nel 2009 : Ha creata una nuova categoria economica, che non appartiene al pubblico e non appartiene al privato, ma della quale, pure, tutti siamo fruitori e custodi.

La cura del Bene Comune, come ci ha insegnato la Osrom, spetta però alla Comunità che lo ha creato e che ne diventa custode, mentre non si può fare da remoto (Enti, Istituti, Stati ecc..).

Il Terzo Settore assume il compito, in virtù di questa nuova concezione dell’economia, e per il suo proprio ruolo intermedio e di collegamento tra gli altri due, di produrre strumenti e procedure che favoriscano la collaborazione dei rimanenti Settori del welfare e preparino all’abitudine per la gestione condivisa :

– Primo Settore istituzioni pubbliche_ insieme delle strutture e delle attività direttamente pianificate e gestite dalla Pubblica Amministrazione che, in un dato contesto locale o nazionale, provvedono a rispondere ai bisogni esistenziali, di ordine sia funzionale (disabilità e non autosufficienza) che strutturale (reimpostazione della personalità.

– Secondo Settore Istituzioni private/aziende di mercato, insieme delle strutture e delle attività imprenditoriali che, nel quadro di una politica pubblica (tramite contratti e appalti), ovvero in completa autonomia liberale (mercato), si propongono di trarre profitto economico dalla libera domanda di prestazioni socioassistenziali o sociosanitarie della popolazione.

– Terzo settore organizzazioni volontaristiche, insieme delle strutture (associazioni di volontariato, cooperative sociali, fondazioni, ecc.) e delle attività solidaristiche (non profit) che offrono aiuto e assistenza, principalmente nel quadro delle politiche pubbliche, che siano sia di carattere fiduciario (convenzioni) che competitivo o market oriented (appalti / voucher).

La recente riforma del welfare (Legge Delega 106 del 2017) ne prevede in verità un quarto, di Settore: quello costituito dalle organizzazioni di mutualità, cioè dalle strutture e dalle attività di cura (care) attivate e gestite dalle stesse persone (utenti e familiari in primis) che vivono il disagio cui esse si applicano. Si tratta di strutture «primarie» come movimenti sociali di utenti e familiari o gruppi di auto/ mutuo aiuto, o organizzazioni di secondo livello (organizzazioni ombrello).

E’ un sistema complesso che deve imparare, un po’ alla volta, la gestione corretta del Bene Comune.
Ed anche qui da noi il Terzo Settore si adopera per svolgere il suo compito di facilitazione.
Alcuni esempi collaborativi, in breve, attraverso Programmi e gestioni condivise:

1) Intanto quello della Rete nel Lagonegrese.
Mi riferisco alla Rete “di fatto” tra le Associazioni che collaborano concretamente tra loro, e come la vostra Castagna ra critica, con la quale scambiamo ormai visite e partecipazioni che “vanno e vengono”.
E anche al vostro Circolo Auser, anche qui tra noi stasera, che con quello di Lauria condivide partecipazioni “di filiera”.
E alle tante Associazioni del Lagonegrese che da anni hanno assaporata l’utilità del “fare insieme”.

2) Nel giugno del 2016 la Basilicata è stata attraversata dalla Carovana dei Beni Comuni.
Organizzata dal Csv e con la Presenza del professor Gregorio Arena, da Policoro a Maratea si sono perlustrati siti identitari, e si è chiesto ai Sindaci di collaborare per valorizzarli.

In quella occasione l’Anci, presidente Salvatore Adduci, attuale Responsabile del Comitato di Matera 2019, ha sottoscritto un Patto di Collaborazione, assicurando la partecipazione dei Comuni ogni volta che si sarebbe proposto il Regolamento per la Gestione condivisa dei Beni Comuni.
2) Leonardo Vita, amico e vs compaesano, Presidente del Centro Servizi al Volontariato di Basilicata, ci ricorda che l’idea stessa di Matera capitale europea della cultura nasce nel Csv di Basilicata, quando un gruppo di ragazzi propose una Associazione x Matera 2019.

Poi tramite il Csv insieme ad altre associazioni di volontariato si proposero alla Regione e alla Commissione Europea in visita, presentandola come esigenza sentita da tutto il territorio e con una marcia da tutte le parti della Regione.

Fino ad incontrare la Commissione che doveva decidere su quale Capitale.
Questo aspetto credo che abbia contribuito alla scelta per Matera Capitale Europea della Cultura 2019.

3) la Magna Charta & Beni culturali in Basilicata
Un documento redatto 800 anni fa strappava al re d’Inghilterra diritti per gli uomini “liberi”.

E quella firmata da Giovanni Senza Terra, fratello del famoso Riccardo Cuor di Leone, nel 1215.
E’ un documento voluto dai baroni ribelli e scritto dal vescovo di Canterbury, e concedeva al clero e ai nobili diritti e libertà che prima erano esclusivi del Re.

Benché più volte modificata, conserva tuttora lo status di Carta fondamentale della Monarchia e ne rimangono tuttora in vigore alcuni articoli.

Rimasero allora naturalmente esclusi i servi, che all’epoca erano la maggior parte degli abitanti d’Inghilterra, ma che erano considerati solo sudditi.

I tempi non erano ancora maturi per questi, e la Charta sancisce insomma Diritti ma non Libertà ed Uguaglianza.

Riferimento storico importante, Il 28 marzo 2018 a Matera la Charta,a seguito della esperienza fatta in Toscana, e in Basilicata, prima Regione del Sud, il Csv la propose al MIBACT come una riflessione sul ruolo del volontariato come risorsa da valorizzare.

Per costruire un sistema di collaborazione efficace tra enti del Terzo settore, istituzioni e luoghi della cultura.

E’ il primo laboratorio di sperimentazione di un Progetto che potrà diventare una “buona pratica” per altri contesti territoriali similari nel resto del Paese.

4) Progetto Auser in Comune:
Per due anni un centinaio di volontari Auser già in pensione, con il coinvolgimento della popolazione locale, si è messo in gioco per far rivivere luoghi fisici, spazi carichi di storia, da ri-conoscere e da riscoprire.
Una bella sfida ed un entusiasmo che ha contagiato tutti e attraverso la quale gli anziani dell’Auser hanno:

– recuperato il giardino di una villa comunale,
– ripulite dalle erbacce una fontana del Quattrocento,
– rinvigorita l’area della sorgente San Giovanni a Castelluccio inferiore,
– reso nuovamente percorribile l’antica chiesa longobarda di San Michele,
– a Lagonegro hanno rinvigorita la presenza di una chiesa con facciata rinascimentale.

A Lauria renderanno più comodo frequentare un luogo che ha molte tracce identitarie ma che negli ultimi decenni è stato trascurato.

Sono 10 interventi esemplari di come con poco si possa restituire alla cittadinanza un luogo della identità locale.

Non Beni storici o di valore artistico, insomma, ma soprattutto luoghi che hanno un grande valore per l’identità e il vissuto delle popolazioni di piccole Comunità.

E’ manutenzione, in fondo, ma è quanto basta per dare un segnale importante: gli anziani dimostrano che si possono immaginare pratiche capaci di rinvigorire i nostri luoghi, e di renderli perfino di nuovo economicamente utili.

4) Programma per la Valorizzazione della Valle del Noce:
Dal 2010 e attraverso eventi partecipati come la Festa del Fiume, che conteneva al suo interno una sorta di Consiglio intercomunale condiviso pubblicamente, ha riportato l’attenzione della gente sul vero protagonista della valle, e ha rivelato occasioni di crisi ma anche di risorse preziose, dimenticate e da riprendere.
Intanto ha prodotta la costituzione del Comitato per la salute del Fiume Noce, insieme a Libera e altre Associazioni come l’Auser, facendo salire a bordo tutti i Sindaci della Valle, ed ha avviato un percorso di riappropriazione di quelli che quando partono non si fermano più.

5) Progetto per il Castello Ruggero di Lauria
Gli Amici del Castello hanno lavorato allo Studio di Fattibilità per un Progetto per il Consolidamento, il Recupero e la Riqualificazione dell’area del Castello Ruggero di Lauria.

Per il Ministero è risultato Meritevole di finanziamento fino all’importo lavori di circa 500.000 euro, per un totale di 675.000 euro.

Collaborato e partecipato, è un Progetto che contiene, anch’esso, le istanze di ri-conoscenza identitaria dei luoghi, e contiene altresì competenze cittadine, professionali e appassionate.

Nel rispetto dei ruoli, naturalmente, si lascerà spazio a chi il progetto dovrà realizzarlo, ma intanto si vuole stimolare la riflessione su pratiche di collaborazione civica così come le intendiamo necessarie e che crediamo che debbano essere raccolte con la dovuta disponibilità.
Un esempio, infine, di manutenzione e miglioramento del Capitale Sociale, come da sempre si è fatto nelle nostre Comunità.
E di come le nostre Comunità sono impregnate di competenze, di quelle buone.

Non ci sono ormai più improvvisazioni, le esperienze sono mature, le passioni sono alte al punto giusto e disponibili al servizio che la Comunità richiede.

Il Terzo settore non “chiede” più, ma è pronto per “dare”.

Propone, segnala problemi e necessità grazie al suo ruolo di antenna “dentro” la Comunità, sa trovare soluzioni, mette a disposizione capacità professionali e di eccellenza, offre alle Istituzioni Tavoli di confronto e collaborazioni che ormai sono “alla pari”.

Offre esempi di cittadinanza attiva, in fondo, e di quella attenzione che non deve mai più diminuire.
Speriamo che non si faccia più l’errore di sottovalutarlo, relegandolo alle situazioni estreme, che pure trovano un volontariato maturo e consolidato.

Non più ruoli puramente sostitutivi per quanto il Pubblico non può, non vuole e spesso non sa nemmeno fare.

Il volontariato svolge anche una sua funzione quotidiana, umile e orgogliosa al tempo stesso, e la rende disponibile gratuitamente tutta la società civile.

Non rinuncia alla sua funzione di sentinella, perché le buone pratiche non siano travisate e “vendute“ per utilità sociali.

E’ di oggi, sul Fatto Quotidiano, un allarme che dimostra quando sia sempre incombente il rischio di comportamenti aggressivi in nome del puro guadagno: Altro che Unesco, abbattono i boschi per farci prosecco !

Ecco l’Altra faccia della valorizzazione del territorio, purtroppo un rischio sempre incombente:
Il 7 luglio scorso i vigneti da Valdobbiadena a Conegliano sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità.

Hanno fatto festa tutti, nel Veneto, ma anche perché a quanto pare si aprono nuove prospettive al businnes del vino.

Luca Zaia, il, Governatore del Veneto, ha rilasciato subito un permesso per abbattere un bosco e farci vigneti.

Alle manifestazioni contro l’invasione dei filari pare che si sia replicato: “…di boschi ce ne sono fin troppi”.

Beh, l’anno scorso ricordiamo che un uragano ha distrutto 28 mila ettari di bosco…. non è che i soldi del risarcimento servano per abbatterne altri di boschi?

“Scempio in zona protetta dall’Unesco- dichiarano quei rompipalle degli ambientalisti- la Regione ha già autorizzata la trasformazione dei casali in strutture alberghiere diffuse, in deroga alle norme urbanistiche”.

Ma qual’é il limite della valorizzazione dei Beni comuni?
Dove finisce il Diritto all’impresa?

La Costituzione recita: .. “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La libertà d’impresa insomma non può essere esercitata tenendo conto dei soli interessi dell’imprenditore, ma deve tenere conto anche degli interessi di quei soggetti sui quali ricadono le scelte aziendali.

Il Sonno della Ragione, come al solito, produce mostri. Anche in quello che si propone come il più civile Nord.

La manutenzione, che abbiamo dismesso negli ultimi decenni, il volontariato la vuole ancora riproporre come reciproca utilità.

Qual’é infatti il ruolo del volontariato e del Terzo Settore in generale, se non quello di accompagnamento consapevole verso il recupero di una più naturale relazione con il territorio?

E quello di riproporci protagonisti  di una complicità storica tra l’ambiente e le nostre Comunità, nei tempi in cui sapevamo conviverci ?

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