Il Capitale Sociale delle Piccole Comunità

U’vicinanzo si propone come esplicito riferimento a quel particolare sistema di mutuo-aiuto attraverso il quale le comunità locali nel passato rispondevano all’esigenza di reciproco sostegno.

La disponibilità verso l’altro e la necessità di sopravvivere insieme avevano costruito in realtà un vero e proprio Bene Comune.

Quest’ultimo, in mancanza di uno Stato sociale,  consentiva in quei tempi alcune garanzie minime di assistenza ed anche una qualità della vita che era, tutto sommato, decorosa.

Oggi questo tesoro si è impoverito per tanti motivi:

•  l’emigrazione ha indebolito la Basilicata, rendendola sempre più vuota e più fragile,

•  ha perso valore la sapienza degli anziani, che non trovano più giovani ai quali passare il testimone,

•  ci siamo convinti che non ci sono risorse locali, e che bisogna cercarle altrove,

•  siamo sempre più concentrati sulla merce e sul guadagno, e la persona non è più al centro dell’interesse.

U’vicinanzo si propone di recuperare le antiche abitudini alla relazione sociale, promuovendo quest’ultima sia dell’ambito del volontariato che verso tutta la società civile.

U Vicinanzo è consapevole della necessità che qualunque Progetto di progresso sociale debba partire dalla ri-fondazione delle tradizionali forme di collaborazione.

E, in definitiva, attraverso la ri-costruzione di una antica e nuova capacità di stare insieme.

Paradossalmente l’attuale crisi strutturale, che ha investito tutti i Paesi dell’Occidente, evidenzia oggi un patrimonio “drammaticamente” ricco:

– perché è scarsamente utilizzato,

– perchè  è più vicino di altri alle abitudini “virtuose” del vicinato.

Qui da noi si è piuttosto conservato, quest’ultimo, proprio a causa dello spopolamento e del mancato sviluppo economico nel corso dell’ultimo secolo.

Abbiamo dunque un patrimonio ricco, se paragonato alla nuova povertà globale nella quale affonda una gran parte del Mondo.

E se riferito ad una società che accetta la perdita dei valori sociali e, ancora, che è in procinto di smantellare ill “welfare”.

Qui si avverte il bisogno, anche se non del tutto consapevole, di tradizioni e antiche sapienze.

Già si evidenzia, quà e là, un rinnovato interesse per condizioni sociali e culturali che in questo contesto storico appaiono di nuovo utili.

La Memoria collettiva, per quanto risulti affievolita, appare ancora recuperabile, e forse più qui che altrove.

Purchè si rimargini, naturalmente, la frattura tra le generazioni, e si ricostruisca il meccanismo di trasmissione del sapere tra gli anziani e i giovani.

Attraverso questo ponte sarebbe forse recuperabile il valore positivo (sostenibilità – dimensione umana dignità di relazioni, di lavoro e di vita).

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