Partono le attività sociali di Restart! Intervista alla Dott.ssa Cannio

 L’intervista alla Dottoressa Maria Giusi Cannio, psicologa, ci introduce nel cuore di Restart! Maria Giusi, ci permetterà di darle del tu, perché è una persona gioviale e di grande cuore. Lei cura la parte sociale del progetto, supervisionata dal Professor Orazio Licciardello, dell’Università di Catania e in stretta collaborazione con Fabio Ruvolo, presidente di Etnos Società Cooperativa.

Maria Giusi, quindi siamo finalmente partiti con le attività sociali del progetto Restart!?

Finalmente un sogno che sta diventando realtà

Sapere che nel nostro territorio potrà esserci un centro dove le donne Disagiate possano riprendere in mano la propria vita e aiutarle guidando le a viverla insieme alle persone che hanno un vero e sincero interesse per il loro bene (e dei figli) mi riempie di gioia

 

I lavori preparatori vi hanno impegnato molto?

Moltissimo

Ma è stato un crescendo coinvolgente che ci ha visti partecipi ed entusiasti.

Grazie alla presenza dell’università di Catania, rappresentati dal professore Licciardello e la Professoressa De Caroli abbia potuto approfondire aspetti delle dinamiche sociali e relazionali che si potrebbero presentare nel corso del nostro lavoro e a contatto con le ospiti e il territorio che le accoglie.

 

Parlaci della tua equipe… Tutte donne?

All’interno della casa che accoglie volutamente tutte donne, la mia equipe è costituita da solo donne.

Le ospiti, data la loro esperienza di vita, potrebbero riversare nell’altro sesso paure e incertezze, generando in loro flashback o agitazioni; ecco il perché la scelta di fare una squadra tutta al femminile.

Le operatrici che collaborano con me sono molto diverse tra loro, sia in formazione che personalità ma una cosa li accomuna tutte: il senso comunitario e la disponibilità a “dare una mano”.

Le operatrici sono donne che hanno in sé una cultura che mette al centro la persona,  il rispetto della persona.

In genere noi del sud cresciamo con una cultura maschilista e fin dall’infanzia ci educano a sottostare al maschio, questo non aiuta le nostre ospiti.

Il nostro motto è la persona e i suoi diritti

proprio rispetto a questo ricordo con molta gioia un fatto accaduto durante i primissimi giorni di attività: data la mancanza di maschietti in casa abbiamo dovuto sperimentarci come esperti di bricolage.

Munite di trapano, metro, pennelli, tintura, scala e quanto di più si possa immaginare quando si pensa all’arredamento di una cosa, ci siamo divertite a sperimentare il nostro lato “maschile”. Tra risate, disagio e ricordi di come i “nostri” uomini fanno le cose in casa, abbiamo contribuito a rendere speciale il nostro stare insieme per un obiettivo comune.

 

Come si interfaccia il vostro lavoro con l’attività agricola? Quali competenze vengono acquisite? Quali sono i vantaggi per chi partecipa alle attività?

Principalmente l’essere a contatto con la natura rigenera la mente, la fatica fisica abbassa il cortisolo che viene generato dallo stress.

La nostra missione è coniugare il lavoro con e sulla terra all’appropriarsi del proprio ruolo di lavoratore e donna autonoma capace di prendersi cura di sé.

se qualcuno contribuisce alla nascita, la crescita, l’uso o la vendita di ciò che ha prodotto, acquisisce la sua capacità di autoefficacia e l’idea che può lasciare un segno positivo “sulla terra”.

Ancora, saper lavorare un orto, una vigna ect, ti fa anche riscoprire che avendo un fazzoletto di terra si può essere autosufficienti anche nei momenti di difficoltà economica

E poi è stato sperimentato che il contatto con la terra ti fa trarre forza da essa e ti risolleva.

le donne inoltre vengono remunerate grazie a delle borse lavoro e da questo le donne sentono di potersi sollevare dalla situazione di vittimismo in cui si erano trovate

Avere una propria autonomia economica fa sentire liberi.

 

Un momento importante è stato rappresentato dalla visita di Don Antonio Mazzi, motore della Fondazione Exodus. Parlaci di lui, di quello che ha trasmesso, del suo interesse per il progetto in cui è coinvolta anche la fondazione.

Don Mazzi è una persona ecclettica

“O lo si ama o lo si detesta”

Molti si fermano alle apparenze linguaggio scurrile

Un uomo che ha voluto difendere i diritti inalienabili dell’uomo

I bisogni primari: nutrirsi, proteggersi, salvarsi, vedere la luce della vita.

ho avuto modo di conoscerlo molto bene durante due dei suoi “Capitoli” e li vedi tutta la sua umanità a contatto con i suoi ragazzi…che cercano principalmente un padre che li guidi.

Rispetto della dignità dell’uomo.

Valorizza l’uomo in quanto tale, il suo motto è farsi dono per gli altri: Gli ultimi… Quelli che la società rifiuta

 

Tu sei un po’ una pioniera nelle attività che segui, forte e molto determinata. Non ci sono paure? Cosa ti conforta?

La paura è di non arrivare a tutte… Quindi diventa basilare far conoscere a tutti questa realtà… che si può aiutare anche se non si può fare in prima persona.

Cosa ti conforta?

Veder sorridere di nuovo le donne e i loro bambini

 

Grazie per il tuo impegno e per quello del tuo staff!

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