“In campo! Senza caporale”, su Terra Aut un’esperienza formativa e di riscatto

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Si chiamano Mamadou, Ibrahim, Abdoulaye, Paap, Hussein e tanti altri. Dodici in tutto. E arrivano da Senegal, Togo, Burkina Faso, Nigeria. Hanno storie difficili alle spalle. Storie di caporalato, di sfruttamento, di viaggi sui barconi della speranza, di paura, di vita nei ghetti, di emarginazione. Oggi però le loro storie hanno preso delle traiettorie diverse, di speranza, di opportunità. Merito del progetto “IN CAMPO! Senza caporale” promosso dall’associazione Terra! onlus con l’obiettivo di connettere aziende sostenibili e lavoratori stranieri residenti negli insediamenti di fortuna. Un progetto che in questi due anni ha tenuto insieme formazione, tirocinio e trasparenza di filiera, coinvolgendo i ragazzi migranti e cinque aziende agricole biologiche della Capitanata. Gran parte dei ragazzi, infatti, viveva nel ghetto di Borgo Tre Titoli, e grazie al progetto hanno potuto beneficiare di una vera casa a Cerignola, sostenere una formazione professionale in agricoltura e realizzare – insieme agli agricoltori partner – un prodotto trasparente che rappresenta il percorso di inclusione.

Tra le aziende agricole biologiche che sono state coinvolte, anche la cooperativa sociale Altereco che gestisce il terreno di “Terra Aut”, in contrada Scarafone, sui beni confiscati a Giuseppe Mastrangelo, uno dei boss più influenti della criminalità organizzata cerignolana. E’ qui che la cooperativa Altereco porta avanti la sua visione di agricoltura sociale per favorire l’inserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio. Come i migranti che ha accolto in questi due anni nell’ambito di IN CAMPO! Senza caporale”, coinvolgendoli anche nelle attività agricole de  “Il fresco profumo della libertà”, tra gli interventi selezionati nell’ambito della quarta edizione del Bando Beni Confiscati alle mafie 2019, promosso dalla Fondazione CON IL SUD insieme alla Fondazione Peppino Vismara.

Altereco, dunque, ha ospitato due ragazzi il primo anno al termine del quale sono rimasti a lavorare su “Terra Aut”. «Il progetto ha visto la formazione come perno di tutto – spiega Vincenzo Pugliese, presidente della cooperativa sociale Altereco – . I ragazzi hanno imparato a fare le potature dopo un corso inteso teorico e pratico. Poi le aziende ospitanti hanno realizzato insieme un prodotto, ognuno collaborando per un pezzo di esso. Alla fine abbiamo prodotto un vasetto di patè di cime di rape chiamato “Assay”, nome nato da una espressione spesso ripetuta da uno dei ragazzi e che durante il corso di italiano scriveva Assay con la Y». E per Pugliese, non ci sono dubbi. Quello appena terminato «è stato un bel progetto condotto da una bella realtà molto vivace e attiva sul panorama nazione sulle tematiche di agricoltura sostenibile, filiera corta, diritti».

Adesso il sogno di agricoltura sociale della cooperativa sociale Altereco continua il suo cammino grazie al progetto “Il fresco profumo della libertà”, tra gli interventi selezionati nell’ambito della quarta edizione del Bando Beni Confiscati alle mafie 2019, promosso dalla Fondazione CON IL SUD insieme alla Fondazione Peppino Vismara. Il progetto promosso dalla Cooperativa Sociale Altereco – con un nutrito partenariato di enti pubblici e privati – prevede anche la realizzazione di un orto sociale, l’allestimento di una bottega solidale e l’implementazione di una serie di attività di promozione del territorio, tra cui l’allestimento di un B&B, favorendo l’inclusione socio-lavorativa di persone in condizione di svantaggio.

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