Tirocini formativi: occasione di riscatto e responsabilità

All’interno del progetto B.U.S. (Buone Uscite dallo Sfruttamento) sono diversi gli interventi che si stanno implementando, agendo su vari fronti (economico, istituzionale, sociale etc.), uno di questi è quello che coincide con l’organizzazione di tirocini formativi all’interno di aziende locali per l’inserimento lavorativo di giovani migranti potenziali vittime di sfruttamento.
Cristina è la responsabile dei tirocini formativi che in questa fase progettuale ormai volgono al termine.
E’ una giovane attenta e precisa coordinatrice dell’azione progettuale “Tirocini Formativi” e non solo ha molto a cuore gli aspetti formali dell’attività di cui è responsabile che espleta con dedizione e serietà, ma è attenta anche al grado di benessere che cerca di considerare anche in contesti informali. Incontra i datori di lavoro qualora dovessero sorgere problematiche relative al lavoratore, parla con i colleghi per mediare all’interno di eventuali conflitti, si accerta che il lavoratore si impegni nel migliore dei modi dimostrando dedizione e serietà nel rispetto delle scadenze.
Cristina ci racconta che i ragazzi sono ormai pienamente integrati nelle aziende e nel mondo lavorativo del contesto locale. Hanno sviluppato una certa autonomia sia per quanto riguarda le mansioni da svolgere durante le ore di tirocinio, sia per quanto riguarda i rapporti con i colleghi e i datori di lavoro. Si sono anche integrati socialmente nel territorio, ricercando attività extra-lavorative come hobby, sport e altre frequentazioni amicali. Ho notato che comunque permane in loro un atteggiamento di chiusura e leggera diffidenza verso le persone e i gruppi che non sono della loro etnia, ma probabilmente alcuni di loro hanno soltanto bisogno di maggior tempo per integrarsi.
Ad agosto alcune aziende hanno chiuso per ferie per qualche giorno o al massimo una decina di giorni e in tal caso i tirocinanti si sono ritrovati anch’essi in ferie. Hanno vissuto bene questa interruzione dal lavoro e si sono riposati. Altre aziende, per ovvi motivi legati alla regolarità della loro produzione/distribuzione non hanno potuto chiudere e i tirocini in tal caso sono proseguiti regolarmente.
Uno dei tirocinanti ha trascorso la festività del 15 agosto insieme alla famiglia del suo datore di lavoro; Cristina li ha incontrati per caso quel giorno e le sono sembrati entrambi sereni. La cosa che l’ha sorpresa di più, ma anche gratificata, è il fatto che si trattava del tirocinante e del datore di lavoro con cui un paio di mesi prima avevano avuto delle incomprensioni a proposito del rispetto degli orari e di attenzione sul lavoro, incomprensioni risolte con un colloquio di mediazione con entrambe le parti.
Di recente Cristina ha avuto un colloquio con un datore di lavoro che le ha sempre espresso la positività dell’esperienza in corso, addirittura egli sostiene di essersi ricreduto nei confronti dei lavoratori stranieri. Le ha detto di aver anche instaurato un rapporto quasi paterno con il tirocinante, infatti ha spesso provveduto a regalargli capi di abbigliamento e altri beni di prima necessità, oltre ad averlo portato con sé a pranzo o cena e di averlo coinvolto in alcune sue attività al di fuori degli orari di lavoro. Questo datore di lavoro le ha già espresso chiaramente l’intenzione di assumerlo alla fine del tirocinio. È una bella notizia e speriamo che possa concretizzarsi questa eventualità.
Anche un altro datore di lavoro da tempo non fa che elogiare il tirocinante che ha avuto presso la sua azienda. E’ molto soddisfatto anche del rapporto umano che si è instaurato e Cristina ha personalmente potuto constatare che anche in questo caso c’è stata una presa in carico quasi paterna e amicale da parte soprattutto di una delle figlie del titolare dell’azienda. Il ragazzo stesso si trova bene, va al lavoro con serenità e a volte si è offerto spontaneamente di dare una mano al di fuori del proprio orario di lavoro.
Si è verificato un caso unico nel suo genere in cui Cristina ha dovuto mediare per depotenziare una situazione conflittuale seppur non grave, da un lato il giovane tirocinante che ha avvertito problematiche di tipo razziste legate al fatto che in assenza dei titolari dell’azienda, due lavoratori non gli assegnassero volutamente alcuni compiti generando in pratica esclusione del lavoratore; dall’altro lato, i datori di lavoro che invece hanno minimizzato l’accaduto sostenendo che al contrario il giovane lavoratore è ben voluto dai suoi colleghi che lo hanno accolto e che generosamente gli hanno regalato una bicicletta, alcuni capi di abbigliamento e molto spesso gli offrono un passaggio in macchina al termine della giornata lavorativa, ma che il tirocinante, invece, dovrebbe impegnarsi di più a lavoro poiché dimostra di essere svogliato e di non essere propositivo in relazione ai compiti assegnati. Cristina sostiene che è stato difficile, lo è tuttora, capire quale delle due parti avesse ragione, erano le loro parole una contro l’altra, molto probabilmente si trattava di piccole sfumature di verità, come spesso accade in questi contesti, difficili da cogliere appieno. Nel colloquio di mediazione Cristina ha tenuto a puntualizzare con i datori di lavoro che probabilmente è necessario dare al tirocinante compiti chiari e non dare per scontata la comprensione linguistica, quindi la via d’uscita è l’essere il più chiari possibili e avere molta pazienza nell’impartire tutti i passaggi necessari. Con il tirocinante invece ha potuto fare un discorso più incentrato sul senso di responsabilità e maturità sul lavoro, sul non prendere troppo sul serio le battute dei suoi colleghi e anzi rispondere sullo stesso tono scherzoso, oltre che dimostrare quanto più possibile la propria buona volontà sul lavoro perché in tale modo – come accade ovunque nel mondo del lavoro – ognuno di noi si gioca la propria “carta vincente” per rendersi appetibile e avere maggiori chances. La situazione sembra ora tornata alla normalità, Cristina ha accertato che gli episodi di isolamento non si sono più verificati ed il tirocinante appare di nuovo tranquillo.

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