La società del gruppo CISA ha inviato le integrazioni richieste dalla conferenza dei Servizi
La Lutum S.r.l., società del gruppo CISA, ha inviato lo scorso 17 aprile le integrazioni richieste all’interno della Conferenza dei Servizi (riunitasi il 10 dicembre scorso e con esito interlocutorio) prevista dal procedimento amministrativo richiesto dalla stessa società ed avviato con l’istanza di Autorizzazione Integrata Ambientale (del 27/10/2022), relativa alla “Riattivazione di una installazione di smaltimento rifiuti non pericolosi (IPPC 5.3 e 5.4)”, ubicata in località Palombara nel Comune di Taranto, ovvero l’ex discarica Vergine, avviato dalla Provincia di Taranto lo scorso 15/06/2023.
Alla società è stato chiesto da parte degli enti di integrare la documentazione tra cui la VIA (Valutazione Impatto Ambientale) aggiornata. Questa richiesta sospendeva di fatto i termini del procedimento in corso, annullando quindi la scadenza del 5 gennaio 2025 per la conclusione del procedimento di PAUR (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale) finalizzato alla riapertura della discarica. Nel suo complesso l’installazione (piattaforma di trattamento + discarica), secondo quanto riportato nella “Relazione Generale” del 10/2022 annessa all’istanza LUTUM s.r.l. potrà accettare 350-400 tonnellate/giorno di rifiuti e che la capacità produttiva dell’impianto di trattamento è di 100.000 t/anno, con una produttività di 325 t/giorno di rifiuti smaltiti e/o recuperati.
Ricordiamo che la Lutum ha manifestato, nell’istanza alla luce delle volumetrie di discarica ancora disponibili, interesse a completare e riattivare l’installazione del sito esistente. Di fatto la società ha ripreso il progetto (aggiornandolo ma senza modificarlo in maniera sostanziale) che ottenne il parere favorevole alla compatibilità ambientale con Determinazione Dirigenziale n. 16 del 18/01/2005 del Settore Ecologia della Regione Puglia e l’Autorizzazione integrata Ambientale concessa con Determinazione Dirigenziale della Regione Puglia n.384/2008.
Nella corposa documentazione (62 documenti e centinaia di pagine) risulta che la Lutum (proprietaria della discarica dal 2018) non ha ancora completato le misure di MISE (Messa in Sicurezza di Emergenza). Le operazioni sono infatti a carico della stessa Lutum. Il sito ubicato in località Palombara, lo ricordiamo, è costituito da una discarica di rifiuti solidi urbani. Tale discarica è suddivisa in due vasche, denominate rispettivamente A e B: per quanto riguarda la prima vasca è stata ultimata la copertura in quanto completamente piena e in fase di post gestione, mentre per la seconda sono stati riordinati i rifiuti esistenti ed è stato prosciugato il lago di percolato. Diversa invece la situazione per quanto riguarda l’Impianto per le acque meteoriche e l’estrazione dipercolato e biogas: di fatto le tempistiche per realizzare questi interventi sono state previste da accordi tra la società e le Regione Puglia, ma trattandosi come detto di un impianto ancora non in esercizio e di interventi a carico del privato, si registra una pressione minore da parte regionale.
“Leggendo il documento E.2 Studio di impatto ambientale, a pagina 45 si apprende che è ancora in fase di esecuzione la manutenzione straordinaria e revamping (l’operazione di rifacimento e ristrutturazione degli impianti) della rete di raccolta, trattamento e scarico delle acque piovane; non è stata ancora avviata la copertura con telo di HDPE termosaldato dei rifiuti trasferiti nella zona EST della vasca B, al fine di impedire la formazione di percolato e consentire la realizzazione e attivazione della rete di raccolta e recupero del biogas; non è stato ancora avviato il controllo dell’impermeabilizzazione della porzione di vasca B dove erano accantonati i rifiuti trasferiti ora in zona EST della stessa vasca; è ancora in fase di esecuzione il ripristino della rete di raccolta del percolato di entrambe le vasche A e B” afferma l’associazione AttivaLizzano che ha presentato diverse osservazioni all’interno della procedura della Conferenza dei Servizi. “Tale enorme spostamento dei rifiuti (ne sono state movimentate circa 79 mila tonnellate), bisogna dirlo, deve essere condotto con tutti i presidi di sicurezza per minimizzare gli impatti odorigeni (la puzza) per le popolazioni che vivono a ridosso della discarica (infatti, proprio nell’ultimo periodo, i cittadini continuano ad inviare numerose segnalazioni per molestie olfattive ad ARPA Puglia)” si legge ancora nella nota firmata dall’avv. Gentile che rappresenta l’associazione.

“Per quanto riguarda il documento “Ap.4 – Studio ricadute al suolo rev. 1”, che richiama anche le integrazioni richieste da ARPA Puglia nel parere prot. n. 89976 del 10.12.2024, è da ritenersi assolutamente insufficiente perché basato su dati statistici troppo bassi (50° percentile), mentre sarebbe stato necessario almeno al 90° percentile, in quanto solo così permetterebbe di identificare valori più significativi sulla produzione dell’inquinamento atmosferico legato alla discarica – sottolineano da AttivaLizzano -. Infatti, una volta rilasciati in atmosfera, gli inquinanti possono essere trasportati anche per lunghe distanze da venti e correnti, per poi depositarsi sul suolo in diverse forme, come polveri, gas, aerosol e l’inquinante che ricade sul suolo ha effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana, potendo anche entrare nella catena alimentare e danneggiare la salute umana. Nel documento“Ap.3 Studio Odori_rev.1”, invece, lo studio tiene conto solo delle emissioni odorigene derivanti dalle vasche B e C e non dell’intero compendio che si vorrebbe riaprire, in quanto non vengono considerate le vasche D, E, F e, cosa ancor più grave, non viene espressa nessuna valutazione tecnica sul gas che causa proprio le molestie olfattive, cioè l’acido solfidrico (H2S)”.
Preoccupanti diversi dati emersi dalle campagne analitiche avviate dalla Lutum: “ci sono ben 19 certificati di analisi che riportano grosse criticità sui pozzi spia Lpz-M e Lpz-Dx nei dintorni della discarica in cui ci sono gravi superamenti delle soglie previste per il manganese (metallo pesante), con valori fino a 7 volte più alti del limite normativo, per i nitrati, tipico tracciante di percolato da discarica, fino a 2 volte oltre il limite (50mg/l) e, soprattutto in più di qualche caso è stato rilevato un inquinante tipico di origine industriale, il Tetracloroetilene, cancerogeno, in un caso con un valore doppio del limite previsto” evidenziano da AttivaLizzano.
“In queste condizioni si vorrebbe riaprire una discarica che non solo inquina la terra, ma già da chiusa, invade l’aria con i suoi olezzi tanto da costringere i cittadini della zona, in alcuni momenti, addirittura a tapparsi in casa. Questo mentre volge alle battute finali il processo penale per disastro ambientale (il P.M. ha già chiesto la condanna per tutti gli imputati) per una discarica sostanzialmente abbandonata a se stessa, dopo essere stata sequestra nel 2014 dalla Magistratura penale. Una follia giuridica che toglie l’aria per respirare ai cittadini e a quelle future generazioni (teoricamente) tutelate dall’art. 9 della nostra Costituzione” conclude l’avv. Gentile.
Noi restiamo convinti che la soluzione migliore, al di là delle esigenze della Regione Puglia in tema di gestione dei rifiuti e degli interessi economici del gruppo CISA, sarebbe stata soltanto una: ovvero mettere in sicurezza e bonificare l’intera area evitando la riapertura della discarica. Chiudendo così per sempre, almeno in parte, il capitolo dello smaltimento dei rifiuti nel versante orientale della provincia tarantina.
(leggi l’articolo https://www.corriereditaranto.it/2024/12/11/discarica-vergine-progetto-lutum-rimandato/)