L’Arte della Libertà e lo spazio di una cella

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Quali sono le misure di una cella? Come ci muove all’interno? Come sono suddivisi gli spazi? Inizia così la seconda parte del workshop L’Arte della Libertà di Loredana Longo, dedicata alla performance, da settembre a dicembre, a cura di Elisa Fulco e Antonio Leone, in corso al carcere Ucciardone di Palermo, chiedendo ai detenuti e al gruppo di operatori di disegnarli insieme. Dalla descrizione degli spazi nascono racconti, confronti, visioni diverse sulle metrature, sulla posizione degli oggetti. Si scoprono parole nuove come le bilancette, utilizzate per appoggiare gli abiti, abitudini e consuetudini, in cui cucina il più bravo e spesso si mangia con il vassoio sulle gambe perché non c’è dove appoggiarsi. Si scopre che per tanti il carcere ha a che fare con la perdita di fisicità, del suono, con rumori ovattati in cui la plastica è il materiale leggero che sostituisce il vetro, i metalli pesanti. Si parte dai disegni per costruire in scala lo spazio di una cella in cui muoversi lasciando il proprio segno, le impronte del proprio girare a vuoto, con una prima prova di performance. Libertà, costrizione, resistenze, ghirigori e labirinti mentali in cui nessuno di noi trova l’uscita.

 

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