PINK PROJECT, presentati a Palermo i risultati del progetto in Bangladesh della LIFE and LIFE

Un intervento che guarda a nutrizione, salute e sicurezza alimentare delle donne in età fertile, sul solco del percorso compiuto dall’Organizzazione Umanitaria Internazionale.

 

Una giornata di grande coinvolgimento, quella che ha riunito psicologi, assistenti sociali e operatrici impegnate attivamente sul territorio al fianco delle donne, per ascoltare i risultati del PINK PROJECT, progetto dell’Organizzazione Umanitaria LIFE and LIFE premiato dall’OIM Italia nell’ambito della seconda edizione di A.Mi.CO. Award 2018, iniziativa pensata per riconoscere le migliori progettualità incoraggiando allo stesso tempo il ruolo della diaspora per il co-sviluppo nei paesi di provenienza. Partner locale di questo progetto l’OKUP, realtà nota e attiva in queste realtà.

Ed è stato all’interno del momento di formazione della “Rete Territoriale Antiviolenza Amorù”, nella sede della LIFE and LIFE, ente capofila di un progetto sostenuto da Fondazione CON IL SUD che si rivolge alle donne bisognose di aiuto in quanto vittime di violenze.

Due i momenti in cui si è articolata questa giornata: il primo, mattutino, durante la quale si è parlato di sportelli antiviolenza e di aiuto alle donne che subiscono abusi; il secondo, nel corso del  pomeriggio, che ha consentito di conoscere i risultati del lavoro che la LIFE and LIFE ha condotto con le donne del villaggio di Raghunathpur, nel distretto di Gopalganj, divisione di Dacca, in Bangladesh. Un intervento pensato per 500 ragazze adolescenti e donne in età fertile e per altrettanti membri delle comunità rurali.

L'attività formativa
L’attività formativa (ph Valentina Cicirello)

«Il nostro è stato un viaggio che ci ha continuamente stupiti – racconta Valentina Cicirello, vicepresidente di LIFE and LIFE, che in Bangladesh è stata insieme al presidente, Arif Hossain, e alla dottoressa Gabriella Filippazzo, direttore sanitario della stessa Organizzazione Umanitaria –  non solo per le condizioni in cui vivono soprattutto le donne e i bambini, ma anche per la loro voglia di imparare per migliorare le loro condizioni di vita e salute. Il villaggio in cui siamo stati è poverissimo. Ci vivono circa 3mila persone che, paragonate ai 20 milioni di abitanti della sola Dacca, può far capire con che realtà abbiamo a che fare. Quando, poi, parliamo di donne in Bangladesh, dobbiamo pensare che sono quelle che fanno tutto dentro e fuori casa. Abitazioni, nelle quali vivono a stretto contatto con gli animali che servono loro per alimentarsi».

Veramente difficile la vita che si conduce nel villaggio, la cui unica fonte di sussistenza è l’agricoltura, piccoli orti la cui terra non è in modo assoluto di loro proprietà ma la lavorano per conto di chi ha i mezzi per mantenerli in una sorta di sudditanza che non sembra avere via di uscita.

«Noi, invece, crediamo che possano riprendere in mano la loro vita – prosegue la vice presidente di LIFE and LIFE -. La formazione che abbiamo fatto loro durante la nostra permanenza in Bangladesh è stata finalizzata a promuovere consapevolezza su più livelli. Per esempio, sull’alimentazione che hanno e sui principi nutritivi degli alimenti. Abbiamo, poi, focalizzato l’attenzione sull’ igiene persone, l’educazione sessuale e riproduttiva, di cui non sapevano nulla. Abbiamo tenuto dei veri e propri corsi medici di informazione medica sull’apparato genitale e le malattie che si trasmettono a livello sessuale. Anche su come si sterilizza l’acqua e si curano i bambini appena nati. Cose per noi scontate, ma stiamo parlando di donne analfabete già nella loro cultura, con le quali comunque ci siamo interfacciate con grande predisposizione da parte loro ad ascoltare e apprendere».

La lontananza, poi, dalla capitale o dai comuni più organizzati, impedisce di dare ai bambini anche l’istruzione di base, così come non ha dato mai loro modo di sapere che nel distretto della loro provincia c’è un punto nascita, grazie al quale magari non avrebbero rischiato continuamente la vita dando alla luce una nuova vita.

«Abbiamo censito oltre 120 casi di donne che avevano avuto complicazioni post parto. Quando hanno saputo quello che stavamo facendo, sono arrivati dai villaggi vicini per sapere cosa fare. I problemi sono importanti e non si può restare in silenzio».

La consegna dei soldi alle donne
La consegna dei soldi alle donne (Da destra: Arif Hossain, Gabriella Filippazzo, Valentina Cicirello)

E proprio per dare il segno dell’inizio di un percorso concreto, che ha avuto inizio grazie all’OIM, a 50 donne con difficoltà più importanti dal punto di vista sanitario sono stati dati 50 euro ciascuna – una somma veramente importante per loro – da usare per le cure necessarie.

«Il minimo che potevamo fare – conclude Valentina Cicirello – . Ora, però, comincia il lavoro che ci vedrà impegnati in Italia perché ora sappiamo di cosa hanno bisogno. Nessuno di loro, per esempio, ci ha detto di volere lasciare il proprio paese per cercare altrove una vita migliore. Vogliono imparare per crescere e far crescere la loro terra. La scuola è sicuramente prioritaria, quindi dobbiamo puntare all’istruzione, dando loro dei risciò per portare i bambini a scuola. Il nostro progetto è forse ambizioso, ma basato su dati concreti. Vogliamo acquistare un terreno, peraltro già individuato, nel quale creare una fattoria sociale. Sarà un luogo in cui l’energia sarà generata dai pannelli solari. Ci sarà un pozzo per depurare l’acqua e non fare più ammalare chi la beve, quindi servizi igienici funzionanti. Gli animali avranno un loro spazio e gli abitanti pure. Con la formazione impareranno a fertilizzare e coltivare i loro terreni. Ci piacerebbe dare un fazzoletto di terreno di 40 metri quadrati a ogni famiglia, in modo tale da non dovere più sottostare ad alcun padrone. La cosa bella è che siamo riusciti a coinvolgere in poco tempo i sindaci dei comuni di Raghunathpur e Gopalganj, incontrando anche il vicepresidente di questa provincia, resisi disponibili a darci supporto logistico. Ci piacerebbe che anche l’Università di Palermo si sentisse coinvolta per creare un ponte di solidarietà concreto. Loro metterebbero la progettazione e noi i soldi per il terreno. Crediamo veramente che i sogni possano diventare azioni concrete, se in tanti apriamo i nostri cuori».

Un vero e proprio appello quello che viene lanciato dalla LIFE and LIFE nei confronti di chi può e desidera adottare un progetto del genere, decidendo di dare il proprio contributo: economico, ma anche fattivo mettendo a disposizione il proprio know how e dare modo a donne e bambini, anche se molto lontano da noi, di uscire da condizioni di vita improponibili per chiunque.

Se, dunque, si pensa di potere essere utile allo sviluppo di un progetto del genere, contattare l’associazione scrivendo alla mail info@lifeandlife.org, chiamando il tel. 091.2714100 o attraverso la pagina Facebook nella quale si possono trovare le tante iniziative portate avanti negli anni dall’Organizzazione.

Nasce “Amorù”, nuova rete antiviolenza per i comuni della provincia di Palermo

Un progetto promosso dalla LIFE AND LIFE e sostenuto da FONDAZIONE CON IL SUD

Una giornata speciale, piena di emozioni, quella vissuta dalla ricca partnership che fa parte di “Amorù – Rete Territoriale Antiviolenza – Troppo Amore Uccide“, che ha fatto la sua prima uscita pubblica a Palazzo delle Aquile, alla presenza di quanti hanno deciso di darsi da fare per mettere in campo una serie di forze finalizzate a dare aiuto concreto alle donne e ai minori vittime di violenze

Promosso dall’ Organizzazione Umanitaria Internazionale LIFE and LIFE (LaL), ente capofila  – realtà operante campo della Cooperazione locale e internazionale e degli aiuti umanitari – e sostenuto da FONDAZIONE CON IL SUD, il progetto metterà in campo – nei territori dell’area est della provincia di Palermo – una serie di azioni volte a offrire ai soggetti ai quali è dedicato il progetto le occasioni giuste per riprendere in mano in toto la propria vita.

Unico in Sicilia tra i nove selezionati in tutto il Sud Italia, dal  23/07/2018 al 23/07/2021 AMORU’ sarà presente nei territori dell’area est della provincia di Palermo, partendo dal primo contatto per giungere alla realizzazione di aspettative e sogni infranti.

«Abbiamo puntato sulla provincia – spiega la dott.ssa Liliana Pitarresi, coordinatrice della rete – perché abbiamo colto il bisogno di lavorare laddove il fenomeno si presenta e dove i servizi non sono adeguati a rispondere alle esigenze di donne che hanno difficoltà anche solo ad allontanarsi dai luoghi in cui vivono. Esigenza per noi prioritaria che ci vedrà presenti anche nelle scuole. Le istituzioni scolastiche che fanno parte di “Amorù” come portatrici di interesse ricadono nei territori in cui il progetto opererà, quindi ci daranno una grossa mano di aiuto a guardare con maggiore attenzione a un fenomeno come quello della violenza domestica, psicologica ed economica che si palesa già in giovane età. Tante sono, infatti, le ragazze che vivono le loro prime storie subendo in silenzio. Non a caso la scelta della frase “Troppo amore uccide”, scritta in un tema da una mia studentessa. Da lì ho capito che bisognava andare oltre le parole».

Tante le attività che porteranno anche allo sviluppo di un percorso di auto-imprenditorialità con la nascita di una cooperativa sociale che andrà a gestire un mandarineto in un terreno di Ciaculli messo a disposizione dagli stessi partner, sviluppando  attività di green e pet-therapy e gestendo degli orti sociali.

Di tutto e questo e di molto altro ancora hanno parlato i partner (A.S.D. Indiscipline, AIDIM Palermo, associazione “Benessere Lab”, Associazione Diritti Umani Contro Tutte Le Violenze “Co.Tu.Le Vi.”, Centro Studi “Pio La Torre ONLUS”, Consorzio Arca, Cooperativa Sociale “Sambaia”, Cooperativa sociale “Migma”, associazione “Siegen” e le sezioni FIDAPA di Villabate, Altavilla Milicia e Bagheria), raccontando il loro desiderio di trasformare la rete in un tessuto socio- culturale forte, capace di contrastare qualunque forma di abuso e prevaricazione.

1In Italia sono 7 milioni le vittime di violenza fisica o sessuale e, anche se ogni anno almeno 100 donne vengono assassinate dal proprio partner o ex compagno, il dato che fa ulteriormente preoccupare è quello relativo al 90% di casi che  non viene denunciato. Il 50% delle donne che denuncia, poi, non lavora.

Ecco anche perché, considerato che la mancanza di servizi socio-sanitari, assistenziali e ricreativi rivolti a famiglie disagiate e più specificamente ai minori e alle donne è a rischio di esclusione sociale, la FONDAZIONE CON IL SUD ha voluto mettere in campo un’azione di contrasto al fenomeno nel Meridione con il “Bando Donne” che sosterrà con 2 milioni di euro i 9 progetti selezionati.

Numerosi anche i portatori d’interesse (Comune di Altavilla Milicia, Comune di Casteldaccia, Comune di Villabate, Distretto FIDAPA Sicilia, Fidapa Sez. Mondello, Istituto Comprensivo “Casteldaccia”, Istituto Comprensivo “Monsignor Gagliano” di Altavilla Milicia, Scuola I° Circolo “Don Milani”di Villabate, Scuola SMS “Giosuè Carducci” di Bagheria, Istituto ITES “Don Sturzo” di Bagheria) che, insieme alla rete di partner, faranno proprio la mission del progetto “Amorù”, dimostrando che, solo attraverso la sinergia e la comunione d’intenti, si possono dare risposte concrete a fenomeni come quello della violenza contro le donne e, inevitabilmente, i figli che tra le mura domestiche assistono quotidianamente a ogni forma di abuso.

«È dalla donna che dobbiamo partire per costruire una società felice – dice Arif Hossain, presidente di LIFE and LIFE – quindi non possiamo che essere felici di essere i capofila di un tale progetto. La nostra organizzazione si occupa di cooperazione internazionale e territoriale impegnandosi attraverso principalmente l’istruzione, la salute e l’occupazione per la crescita socio-economica e la promozione dei paesi in via di sviluppo e dei luoghi dove essa opera. Questa rete è la dimostrazione che dalla sinergia, dalla voglia di condividere, i semi crescono e fioriscono. Auguro a tutti i partner un bel lavoro in piena e costante armonia».

Rete che funziona veramente se dietro c’è la voglia di crescere, condividendo percorsi virtuosi.

L'assessore Giuseppe Mattina
L’assessore Giuseppe Mattina

«Un progetto come questo ha un grande valore – afferma l’assessore alla Cittadinanza Sociale, Giuseppe Mattina – ma la scommessa è mettere insieme tutte le realtà che operano nel nostro territorio per evitare che ognuno lavori isolatamente portando avanti il proprio progetto. Nell’ultimo anno abbiamo dato almeno un’ottantina di partenariati a progetti finanziati da “Fondazione con il Sud” e da altri enti privati perché crediamo che debba sempre più crescere la consapevolezza che più facciamo comunità più vinciamo. La nostra scommessa, ci stiamo anche lavorando da un po’, è fare sistema attraverso la rete. Grazie a tutti i partner che stanno partecipando a questo progetto, grazie a LIFE and LIFE che si dà l’opportunità di mettere insieme tutti i Sud del mondo».

«Da anni seguo la LIFE and LIFE e ho colto subito il valore di questo progetto – aggiunge il consigliere comunale Paolo Caracausi – . Chi arriva a Palermo è palermitano e la distinzione non può essere fatta in base al colore della sua pelle, ma alla qualità di ciò che si fa. Chi come Arif decide di farsi portavoce di un’associazione come questa e di un progetto del calibro di AMORU’ dimostra che siamo tutti uniti e dobbiamo considerarci tutti cittadini».

In tutto 2000 le donne e 100 i minori con i quali il progetto “AMORU’” si interfaccerà nel corso dei prossimi 3 anni, così come numerosi saranno i cittadini versoi i quali si metteranno in atto azioni di informazione e sensibilizzazione: almeno 2mila  nel primo anno, 11mila nel secondo e altri 11mila entro il terzo anno.

Si andrà innanzitutto a informare la popolazione locale sul fenomeno della violenza attraverso percorsi di affettività e assertività, dando vita a incontri tematici nelle scuole, a partire da quella dell’infanzia, per dare modo alle nuove generazioni di comprendere che rispettare se stessi e gli altri costituisce il sicuro antidoto a qualunque forma di discriminazione e per il superamento degli stereotipi di genere. Il tutto sarà supportato da campagne di sensibilizzazione e di educazione alla parità di genere e al rispetto dei diritti, attività di formazione delle figure professionali e interventi di contrasto, cura e presa in carico delle donne con cui “Amorù” avrà la fortuna di relazionarsi (assistenza in tema di denunce, servizi di supporto specializzati, etc.).

Sefa Akter
Sefa Akter

Donne come Sefa Akter, giovane donna originaria del Bangladesh, la cui storia di violenza è legata a un matrimonio imposto dal quale ha ricevuto solo botte e umiliazioni. Storia, la sua, risoltasi per il meglio, avendo incontrato sulla sua strada la LIFE and LIFE che, oltre ad averla aiutata nel suo percorso di inserimento nel tessuto sociale, le ha dato quell’amore e quel calore che le hanno consentito di riprendere in mano la sua vita.

«Vivo in Italia da sei anni – racconta Sefa – scappata da Bangladesh perché mio marito mi violentava fisicamente e psicologicamente. Ad accogliermi in questo paese è stata la LIFE and LIFE, in modo particolare Valentina Cicirello, la vicepresidente, che mi ha dato l’opportunità di una nuova vita. La grande sofferenza che ho vissuto io non voglio che la vivano altre donne, quindi sono qui anche potere dare speranza attraverso la mia testimonianza. Ora sono una donna veramente libera perché posso scegliere che direzione dare alla mia vita. Grazie LIFE and LIFE. Grazie Italia».

Ora Sefa fa la mediatrice culturale, l’interprete per il Ministero dell’Interno e la volontaria per LIFE and LIFE. Ha raggiunto, quindi, tanti obiettivi.

«L’unica cosa che ora desidero – prosegue – è potere riabbracciare mia figlia, rimasta in patria con i miei genitori. Solo allora potrò dire che la mia vita sarà completa».

Madri e figli, un rapporto che non si può spezzare, nonostante le violenze che le donne subiscono tra le mura domestiche colpiscano anche queste giovani vite. Proprio per questo, un progetto come AMORU’ non poteva non considerare la necessità di spazi e luoghi per prendere in carico la sofferenza di queste donne e dare loro un riparo.

Step fondamentale di questo percorso sarà, infatti, la nascita di 3 centri di ascolto e di 1 casa protetta che prenderanno in carico le donne e i loro piccoli, dando loro calore e sostegno.

Subito dopo partiranno delle azioni di auto-imprenditorialità pensate per rendere le donne autonome e capaci di sostenersi economicamente nel tempo. Questo perché, quando decidono di abbandonare il tetto coniugale a causa delle violenze subite, essendosi sempre e solo occupate della famiglia, non hanno alcun tipo di sostentament7o.

Ecco, quindi, nascere l’idea di una cooperativa sociale che andrà a gestire il mandarineto di Ciaculli, territorio ad alta densità mafiosa, nel quale la violenza si esplica sotto diverse forme.

Grazie all’attività di green e pet-therapy, inoltre, le donne della casa protetta andranno a gestire gli orti sociali messi a disposizione dei partner, rappresentando per tutte loro sia l’occasione di produrre i beni che poi venderanno e utilizzeranno per le loro necessità sia l’avvio di un personale percorso di autonomia economica grazie a un netto miglioramento del loro benessere psico-fisiologico.

Fondamentale sarà la piattaforma di e-commerce e l’App che verranno sviluppate per la vendita dei prodotti agricoli non solo in Sicilia ma ovunque lo spirito di AMORU’ riuscirà ad arrivare. A dare una base scientifica a tutto questo percorso sarà, infine, la ricerca-azione che indagherà sull’emersione del fenomeno della violenza, colmando un vuoto di dati nella provincia su cui ricade il progetto. Lavoro che coinvolgerà tanti soggetti, dando modo anche a chi sta a guardare di capire e sollecitarlo a fare la propria parte.  Piccola o grande che sia.