Il volontariato nella sua dimensione europea

images (1)       Esiste una forma di volontariato, sostenuta dall’UE, che all’interno del Programma Erasmus+, consente a giovani europei di partire per destinazioni estere e vivere un’esperienza a contatto con le comunità locali e mettere a disposizione il proprio tempo e il proprio agire volontario. E’ il Servizio Volontario Europeo che permette ai giovani tra i 18 e i 30 anni di impegnarsi nel volontariato per un massimo di 12 mesi, in un paese diverso da quello di residenza. L’esperienza accresce la solidarietà tra i giovani ed è un vero strumento di apprendimento. Infatti, oltre ad operare a favore delle comunità locali, i volontari apprendono nuove capacità e nuove lingue, entrando in contatto con nuove culture. Lo SVE aspira a sviluppare solidarietà e promuovere tolleranza fra i giovani, principalmente per rafforzare la coesione sociale nell’Unione Europea, promuove la cittadinanza attiva e la comprensione reciproca fra i giovani. Ecco alcuni racconti di esperienze di Servizio Volontario Europeo di giovani partiti tramite le organizzazioni di invio: hanno sperimentano le loro capacità e si sono messi in gioco in prima persona, hanno conosciuto altre culture, hanno imparato la tolleranza e il confronto con situazioni di vario genere… e ovviamente si sono anche divertiti!!!  Per questo – sottolinea Cinzia Zaccaria, del Dipartimento Gioventù e servizio civile nazionale – il servizio di volontariato non solo crea esperienze ma rappresenta anche un modello che si contrappone a una globalizzazione fatta solo di rapporti economici e che alimenta – nei fatti – la solitudine del consumatore; creando invece reti, ponti, relazioni, in grado di abbattere pregiudizi e avvicinando le culture”.  E sulla stessa scia il commento di Luigi Bobba: “E’ vero l’Europa si fa anche con i trattati, ma se non si insedia nei cuori e nelle teste delle persone non c’è trattato che tenga. E’ un tempo in cui non ci si può voltare dall’altra parte non guardando le derive che mettono a rischio l’esistenza stessa dell’Europa. E questa esperienza di volontariato va proprio in senso contrario. Dal vissuto e dal valorizzato dello Sve nascono indicazioni chiare sulla direzione che vogliamo dare all’Europa e non calarla dall’alto – Dobbiamo sentire la responsabilità dell’Europa ch vogliamo costruire”. Nelle foto sottostanti Pierfrancesco Piro, ospite di “Pazzi per la Radio 2 Fuori la Voce” che ai microfoni di Radio Ciroma ha raccontato la sua esperienza nello SVE e nel Servizio Civile Nazionale presso la Caritas Cosenza.

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Ecco altre testimonianze di ragazzi volontari partiti attraverso la mobilità europea dello SVE: Esperienza di: Federica Cerbarano Dove/quando: Katowice (Polonia) / 30 marzo – 19 dicembre 2015 Titolo: Buongiorno Katowice!

Mi chiamo Federica e sono stata volontaria SVE in Polonia per 9 mesi. Il mio progetto si svolgeva presso la Silesia Film Institute, un’importante organizzazione cinematografica della regione, con annesse strutture diverse (film commission, cinema, archivi…). Principalmente io ho lavorato presso il cinema Kosmos a Katowice. La scelta di uno SVE in realtà è stata quasi casuale. Avevo bisogno di respirare un po’ di aria nuova e tra le possibilità di andare all’estero, lo SVE è stata quella più appetibile e concretizzabile in brevi termini. La Polonia mi è capitata tra le mani per caso. Non ne sapevo quasi nulla. Sono partita ad Aprile, quando a Torino già si girava in maniche corte, e sono arrivata che nevicava. A parte lo shock iniziale, il primo periodo è stato entusiasmante. Il fatto di cominciare ogni giorno con la consapevolezza che avrei imparato qualcosa di nuovo mi rendeva felice e leggera. Lavoravo principalmente nel settore educativo del cinema, quindi aiutavo durante i workshops con i bambini. Ho conosciuto tanta gente, molti volontari SVE, ma anche persone che semplicemente avevano scelto di trasferirsi in Polonia… Insomma, era bellissimo. Una lunga vacanza di qualche mese. Dopo qualche mese si sono verificate le prime difficoltà… vuoi per la convivenza forzata con una coinquilina – e anche compagna di progetto – con cui non mi sono trovata molto, vuoi per la difficoltà della lingua, che a lungo andare poteva risultare pesante, e per il lavoro un po’ monotono… insomma, ho cominciato a sentire una grande nostalgia di casa. E allo stesso tempo a chiedermi esattamente perché mi trovavo lì. Ma, come si sa, i periodi bui vanno superati. Allora mi sono rimboccata le maniche e ho deciso che nessuno avrebbe potuto smuovere la situazione al posto mio. Da quel momento le cose sono cambiate. All’interno del cinema ho cominciato a sentirmi più indipendente e anche più utile, più importante, non solo una volontaria che ogni tanto aiuta, ma parte vera del team di lavoro. Ho cominciato a lavorare sulla comunicazione visiva e sulla documentazione foto-video, che è quello che faccio normalmente nella mia vita quotidiana, con un risultato eccellente e una grande stima da parte delle mie colleghe, disperate al pensiero che prima o poi me ne sarei dovuta andare. Infine, nell’ultimo mese, ho organizzato un festival sulla cultura e il cinema italiano e realizzato un documentario sugli italiani che vivono a Katowice, argomento super attuale in Polonia. Insomma, in pochi mesi il mio SVE ha assunto una “serietà” e importanza che mai mi sarei aspettata, lasciandomi molti contatti e future collaborazioni. Ma tralasciando l’aspetto più individuale, devo dire che scegliere di fare uno SVE è stata la cosa migliore che potessi fare in quel momento della mia vita. Mi ha distaccato per un po’ dalla mia realtà di tutti i giorni rendendomi più chiari i miei obiettivi una volta tornata a casa e questo è stato possibile attraverso il confronto e lo scambio. Non solo con la cultura polacca, ma con quella di tanti altri Paesi delle persone che si incontrano lungo il percorso. Questa è stata la mia esperienza SVE, la mia Polonia!

Esperienza di: Angelica Nannavecchia Dove/quando: Almeria (Spagna) 19/9/2014-19/6/2015 Titolo:.. Se potessi tornare indietro lo rifarei…sicuramente!!!

Raccontare un esperienza SVE in una sola pagina è un po complicato, cercherò di essere breve e di spiegare brevemente i punti importanti. La partenza: prima di partire ero spaventata, avevo tante domande a cui non sempre ho ricevuto le risposte,allo stesso tempo emozionata e con una voglia pazzesca di cominciare l’esperienza, i motivi che mi spinsero a partire furono più forti delle insicurezze e cosi cominciai la mia esperienza. I primi mesi: non furono facili, difficolta con la lingua, nuova casa, nuova coinquilina, non hai amici, ma la voglia di imparare a convivere con queste novità era forte e vi sembrerà strano, ma mi rendevano felice. Poi cominciai a conoscere le prime persone del luogo e a conoscere anche il Luogo in cui vivevo, me ne innamorai, non potevo restare ferma avevo voglia di esplorare, conoscere ogni angolo di quella terra ogni usanza, combattere le barriere della “diversità” e farne un argomento di discussione con ogni persona che incontravo, è stato bello mettersi in gioco e scoprire quanti pregiudizi ci sono nei confronti degli italiani e chissà in parte sfatarli. Mesi intermedi: c’è stato poi il momento sconforto, ti manca a volte la mamma, a volte l’amica fidata, a volte una buona pizza , ma poi pensavo a quanto ero fortunata, a quanto mi stava arricchendo la mia esperienza culturalmente, ma anche quanto stavo imparando da me stessa, conoscere i miei nuovi limiti e superare i limiti che ponevo nella mia mente. È stato bellissimo riscoprirsi, credo la sensazione piu bella che abbia provato. Certo vorrei sottolineare il fatto che io ho intrapreso l’esperienza a un’età già più adulta. Ma questo mi ha dato la possibilità di apprezzare ogni singolo momento vissuto, soprattutto quando ho lavorato con i disabili, mi hanno dato tanto amore sono stati importantissimi per me, cosi come i colleghi di lavoro, sempre pronti a consigliarti e a darti una parola di conforto. Penso di essere stata fortunatissima ad incontrare queste bellissime persone che mai hanno fatta sentire non a casa. Ogni singola persona incontrata mi ha dato tanto, ho imparato tanto da loro, credo che alla base di una buona riuscita di un Sve sia la gente, e penso che sia stata davvero fortunata ad aver fatto la mia esperienza in un centro per disabili, per quanto le mie mansioni erano molto semplici e umili mi sono arricchita tanto. La fine…. Ovvio dire addio a tutto questo è stata dura, ogni singola persona mi ha lasciato tanto e mai smetterò di ringraziarli tutti, ringraziare chi mi ha dato la possibilità di poter fare quest’esperienza straordinaria. Se potessi lo rifarei subito!!! Buono sve a tutti!

Esperienza di: DOGLIANI ERIKA Dove/quando: ALMERIA (SETTEMBRE 2014-GIUGNO 2015) Titolo: lo SVE, un’esperienza da fare nella vita!

Il mio SVE è iniziato quasi un anno fa ad Almeria, un piccolo paese dell’Andalusia, in Spagna. La mia partenza fu veloce, da quando inviai la candidatura all’arrivo passarono solamente due settimane!! Ero felice di intraprendere questa esperienza ma allo stesso tempo terrorizzata perché per la prima volta lasciavo il mio Paese per incominciare questa nuova avventura. Ho svolto il mio volontariato presso un centro di disabili. I primi mesi furono abbastanza faticosi: non conoscevo la lingua, dovevo abituarmi a vivere con un altro volontario SVE ed inoltre non avevo esperienza a lavorare con persone disabili, ma con l’aiuto dei colleghi mi sono adattata in fretta alle mie mansioni. In questi nove mesi ho cercato di fare il più possibile, ho visitato nuove città tra cui Granada e Siviglia e sono riuscita, anche se all’inizio con un po’ di difficoltà a conoscere nuove persone provenienti da culture diverse. Questo SVE mi è stato molto utile per crescere e migliorarmi come persona. L’addio è stato difficile e diciamolo anche un po’ traumatico perché pensare di dover tornare alla vita di prima non è facile. Nel centro erano tutti molto affettuosi con me e non volevano che ritornassi in Italia, sono state delle persone fantastiche, mi hanno dato tanto soprattutto i ragazzi del centro. Lo shock è stato ritornare a Torino e riabituarsi alla vita che avevo prima!! Consiglio a tutti di fare un’esperienza SVE nella propria vita: è qualcosa che si ricorderà per sempre.

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