Le volontarie ADAC : nel percorso della sana alimentazione

Il programma “Pazzi per la Radio 2 – Fuori la voce” è iniziato anche questo sabato con le due rubriche “Pazzi per le News” e “Pazzi per i bandi” a cura di Gabriella Dragani e letti in condivisione con Anna Maria Rende. Grande attenzione soprattutto alla seconda rubrica in cui diamo tutte  le informazioni partecipare a bandi, call, ecc. spesso ci chiedono di riascoltare il podcast proprio per avere la possibilità di prendere appunti o note sull’avviso o per meglio trascrivere il sito web dell’iniziativa.

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Gli altri interventi sono stati improntati al tema che maggiormente negli ultimi ha occupato l’attualità: la nutrizione o meglio la buona alimentazione e il rapporto fra nutrizionista,  alimentazione e paziente. La Dott.ssa Barbara Ciccarelli ha relazionato proprio su questo tema. Di seguito il suo intervento: Ruolo del nutrizionista nei DCA come approccio individuale e nei gruppi psicoeducativi . Strumenti utili per valutare lo stato nutrizionale dell’utente. Ruolo del nutrizionista nei DCA come approccio individuale e nei gruppi psicoeducativi -Strumenti utili per valutare lo stato nutrizionale dell’utente Il biologo nutrizionista è un professionista, regolarmente iscritto all’Ordine nazionale dei Biologi,  ossia un esperto qualificato per la valutazione dei bisogni energetici dell’uomo in condizioni fisiologiche e in condizioni patologiche accertate. Si occupa della salute dei pazienti attraverso l’educazione alimentare, correggendo le abitudini e i comportamenti sbagliati, per avere un rapporto armonico con il cibo. Il compito fondamentale è quello di intervento nella riabilitazione nutrizionale secondo un approccio non dietetico, poiché la parola Dieta che significa “modo di vivere” è ormai oltrepassata. Se parliamo di diete ipocaloriche restrittive si limitano ad un periodo di tempo, invece bisognerebbe cambiare lo stile di vita per un benessere psicofisico. La terapia nutrizionale è fondamentale nei disturbi del comportamento alimentare ,poiché sono caratterizzati da un alterato stato nutrizionale, pertanto non si limita solo ad una alimentazione equilibrata, ma ad una graduale modifica del comportamento. L’obiettivo della terapia è la dimostrazione di un atteggiamento accettabile nei confronti del cibo e della propria immagine corporea rispondendo in modo normale al senso di fame e sazietà. Per questo è importante che il nutrizionista collabori con il psicoterapeuta , perché le persone con questi problemi non mangiano per esigenza fisica, ma per colmare stati psicologici come tristezza, stanchezza, ansia. La nutrizionista deve cercare con il paziente una relazione basata sull’ascolto, sulla pazienza, accoglienza senza giudicare; deve incoraggiare e offrire dei suggerimenti e informazioni corrette per notare un cambiamento. Il compito è quello di preparare uno schema personalizzato in base alle esigenze personali affiancando l’utente negli obiettivi concordati. La visita nutrizionale consiste nella raccolta di dati sia personali che familiari e delle relative abitudini alimentari con il recall delle 24 ore, si stima il calo o l’aumento ponderale degli ultimi mesi, si effettua la valutazione dei dati antropometrici, quali peso, altezza, circonferenze importanti per esempio il polso per evidenziare la costituzione fisica. Si valuta la composizione corporea attraverso uno strumento denominato impedenziometro, poiché la bilancia non è un buon indicatore dello stato di salute e attraverso degli elettrodi che si applicano a polso e caviglia ci permette di stabilire la massa grassa, la percentuale di massa magra, l’idratazione corporea, il metabolismo basale, quest’ultimo un valore molto importante al di sotto del quale non bisogna scendere.Un altro strumento terapeutico utilizzato dall’equipè Adac è il diario emotivo- nutrizionale, un monitoraggio che serve al nutrizionista e psicologo per avviare una analisi delle dinamiche che portano a questi comportamenti errati. Una parte è dedicata alle emozioni perché bisogna capire se il paziente mangia per rabbia, noia. Una delle tante attività che svolgiamo all’Adac è il gruppo psico- educativo che viene tenuto dalla nutrizionista, psicologa e da un osservatore con la partecipazione degli utenti. Il gruppo ha come obiettivo affrontare il disagio alimentare ed aumentare la consapevolezza del proprio disturbo per migliorare le abitudini alimentari come lo spiluccamento, il digiuno, la dieta restrittiva e lo scarso esercizio fisico. Il percorso è costituito da sessioni settimanali dove vengono affrontati temi che riguardano l’ alimentazione consapevole , per esempio la costruzione della propria piramide alimentare, la conoscenza dei nutrienti con il confronto in gruppo sulla difficoltà della gestione dei pasti. Bisogna riconoscere le proprie emozioni legate al cibo per ritrovare l’equilibrio psicofisico e cercare di aiutare l’individuo a modificare il proprio stile di vita per l’accettazione di sé stessi..

IMG_4984   In primo piano la Dott.ssa Barbara Ciccarelli

Il secondo intervento si è incentrato sull’importanza del lavoro di equipé nel trattamento dei DCA. Relatrice e componente del team Pazzi per la Radio, la Dott.ssa Angela Aristodemo. Con il suo intervento la Dott.ssa Aristodemo ha cercato di spiegare il termine DCA: ecco la sua relazione. Con il termine Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) si fa riferimento ad un insieme di disturbi aventi come aspetto fondamentale un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo tali da compromettere la qualità della vita della persona che ne soffre. Le caratteristiche dei disturbi alimentari fanno riferimento ad una eccessiva preoccupazione per il peso, la forma del corpo e l’alimentazione. Si manifestano inoltre comportamenti alimentari anomali quali digiuno, abbuffate, vomito auto indotto, abuso di lassativi o diuretici, eccesivo esercizio fisico. Direttamente riconducibili ai Disturbi del Comportamento Alimentare sono i problemi di salute fisica come amenorrea, aritmia cardiaca, ipocalemia, osteopenia, erosione dello smalto dei denti.I disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia, la bulimia, il disturbo da alimentazione incontrollata (detto anche binge eating disorder), disturbo dell’alimentazione non altrimenti specificato (NAS) e l’obesità psicogena. L’anoressia è caratterizzata da una restrizione dell’alimentazione dovuta ad un eccessiva preoccupazione per il peso, per il corpo fino ad arrivare al terrore di diventare grassi. Le abitudini alimentari, invece, per chi soffre di bulimia implicano un ciclo auto perpetuante di abbuffate e condotte di compensazione per evitare di acquisire peso (vomito indotto, utilizzo di diuretici e di lassativi, esercizio fisico eccessivo). Il Binge Eating Disorder è un disturbo caratterizzato dalla presenza di “abbuffate” non accompagnate però, a differenza della bulimia, da strategie per compensare l’ingestione di cibo in eccesso.

L’obesità psicogena generalmente non viene considerata un disturbo alimentare in senso stretto, anche se molte persone obese hanno forti preoccupazioni riguardo al peso e alla forma.

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie complesse caratterizzate da una grave sofferenza fisica e psichica al cui esordio concorrono molteplici fattori di ordine biologico, psicologico, familiare e sociale. 

Per tale ragione l’approccio terapeutico multidisciplinare diventa un tentativo di risposta alla complessità e alla multifattorialità dei DCA. Questo tipo di intervento prevede un equipe di lavoro composta diversi professionisti che hanno un obiettivo in comune che viene affrontato operando in gruppo .Il gruppo diventa una vera e propria risorsa in quanto il confronto e la condivisione dei diversi punti di vista permettono di avere una visione più globale della situazione rispetto al singolo ruolo e alla propria prospettiva. Generalmente l’equipe è composta dal medico, dallo psicologo-psicoterapeuta, dal biologo –nutrizionista, dall’assistente sociale, dall’educatore professionale, da un coordinatore e dai volontari con formazione specifica sulla relazione d’aiuto.

I vari professionisti che operano in modo integrato progettano interventi più efficaci e volti a migliorare la qualità della vita dell’utenza: dalla progettazione, all’attuazione e alla valutazione mettendo in campo le proprie specificità. Di conseguenza, l’intervento che si stabilisce insieme rappresenta una risposta che tiene conto della complessità delle esigenze dell’utenza. Tale intervento inizia dall’accoglienza per passare alla diagnosi effettuata dal medico, dallo psicologo e dal nutrizionista. Successivamente viene concordato un progetto personalizzato che prevede le terapie necessarie per l’utente in carico. Infine si passa al monitoraggio e al follow up.

Il vantaggio, del lavoro di equipe, è che la messa in campo di varie professionalità fa si che tutti gli ambiti siano valutati e trattati in modo specialistico e professionalmente qualificato. Il lavoro di equipe oggi è il metodo più efficace non solo per raggiungere gli obiettivi professionali ma anche per tutelare il professionista da eventuali rischi di isolamento e di burnout, soprattutto all’interno di contesti socio-assistenziali.

È stato dimostrato inoltre che l’organizzazione di periodiche riunioni di equipe, dove i professionisti si confrontano e condividono le informazioni rilevate, permette di avere una visione più globale e completa dei casi di cui questi si occupano. Inoltre, un monitoraggio in itinere che coinvolga ogni aspetto dei singoli percorsi di intervento permette di apporre cambiamenti opportuni laddove i piani stabiliti inizialmente non si mostrino del tutto efficaci.

Per una buona attività d’equipe appare, però necessario lavorare inizialmente sulla creazione di una comunicazione che favorisca il confronto e la condivisione di idee.

Prioritario nel lavoro di un equipe multidisciplinare è, quindi, quello di creare un clima favorevole per la comunicazione sottolineando che per lavorare bene in gruppo bisogna valorizzare ogni opinione ritenendola degna di ascolto anche se diversa dalla propria.

L’Adac utilizza tale metodologia e si colloca in una visione olistica che tiene conto di tutte le esigenze della persona assistita intervenendo nei rapporti con la famiglia, le istituzioni e il personale sanitario, pianificando un percorso individualizzato e concordato in equipe.

Amenorrea: assenza di mestruazioni, aritmia cardiaca: irregolarità del battito cardiaco, ipocalemia: carenza i potassio nel sangue, osteopenia: riduzione della massa ossea.I fattori biologici, quindi i geni di un organismo si riferiscono a quei fattori cosiddetti vitali. Essi determinano il modo in cui un organismo agisce o cambia nel tempo. I fattori psicologici fanno riferimento alla difficoltà di identificare gli stati e le sensazioni interne, la scarsa autoconsapevolezza e le sensazioni di inefficacia e di inadeguatezza. I fattori familiari fanno riferimento alle credenze. Per quanto riguarda i DCA essi fanno riferimento ai comportamenti errati della famiglia circa l’alimentazione e le difficoltà di relazione. I fattori culturali determinano l’ incremento degli standard di magrezza e di bellezza veicolati dai media perché collegati ad immagini vincenti e di successo.

ADAC Associazione onlus con sede a Cosenza in V.le Giacomo Mancini, Palazzo Edilnova. Persegue finalità di solidarietà sociale e opera nell’ambito dei disturbi alimentari. È costituita da un gruppo di professionisti altamente qualificati, sensibili ed esperti nel settore. Si pone quale soggetto proponente catalizzatore di una serie di interventi di auto-aiuto, di prevenzione, di promozione e terapia con approccio integrato che coinvolge le risorse presenti sul territorio.

 

IMG_4985   Al centro la Dott.ssa Angela Aristodemo

 

IMG_4989  IMG_4983 Ed ecco le foto di tutto il team del programma puntata del 25 luglio 2015. Alla prossima.

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